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Boom birra artigianale: +400% in 10 anni

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13 febbraio 2018 | 12.11
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Il settore della birra artigianale in Italia cresce a ritmi esponenziali non solo dal punto di vista dei consumi, ma anche da quello del numero dei microbirrifici presenti sul territorio nazionale: sono aumentati del 400% in dieci anni, passando dai 132 attivi nel 2005 ai 670 del 2015. Una tendenza in continua ascesa emerge dallo studio internazionale “Economic Perspectives on Craft Beer. A Revolution in the Global Beer Industry” (“Prospettive economiche della birra artigianale. Una rivoluzione nell’industria brassicola globale”) appena pubblicato a cura di Christian Garavaglia, docente di economia presso l'Università di Milano Bicocca e affiliato al centro di ricerca ICRIOS della Bocconi, e del professor Johan Swinnen, Direttore del LICOS Centre for Institutions and Economic Performance dell'Università di Lovanio (Belgio).

Dal primo birrificio artigianale nato nel 1988 in Italia, si è passati a 60 nel 2000, a 132 nel 2005, per poi raggiungere i 311 nel 2010. Nei successivi cinque anni il numero è più che raddoppiato, arrivando ai 670 del 2015. Un boom dovuto “al cambiamento negli stili dei consumi, alla nascita di una domanda più sofisticata per i prodotti agro-alimentari e alla crescente interconnessione dei mercati”, spiega il professor Garavaglia.

L'Italia, dopo Stati Uniti, Spagna e Regno Unito, è la nazione che nel periodo 2010-2015 ha riscontrato la crescita annuale maggiore nel numero complessivo dei birrifici (+71,8 in media), superando Paesi di ben più radicata vocazione brassicola come il Belgio o la Germania, che hanno riscontrato una crescita rispettivamente di 15,2 e di 9,8 microbirrifici ogni anno. Considerando il decennio 2005-2015, ogni anno in Italia sono nati 53 nuovi microbirrifici in media (8 in Belgio, 11 in Germania).

“Lo scopo dello studio, frutto di una ricerca accademica durata quattro anni e nata nell’ambito delle conferenze organizzate dalla Beeronomics Society, è stato quello di analizzare le motivazioni economiche alla base dello sviluppo del segmento delle birre artigianali (craft beer) in 16 Paesi del mondo”, specifica Garavaglia, che presenterà la ricerca per la prima volta a Beer Attraction, l’appuntamento fieristico con il settore che si terrà alla Fiera di Rimini dal 17 al 20 febbraio durante il quale Unionbirrai, associazione di categoria dei birrifici artigianali italiani, premierà il miglior birrificio artigianale italiano nel concorso Birra dell'Anno 2018.

Da dati Unionbirrai risulta che il segmento della craft beer in Italia (al 2015) ha raggiunto il 3,3% del mercato. “La maggior parte degli altri Paesi presi in esame è sotto questo valore" spiega Garavaglia. Prendendo a parametro il dato del 10,7% (al 2014) di una realtà come gli Usa, dove il settore ha registrato uno sviluppo temporale analogo a quello italiano, si evidenzia un potenziale di crescita decisamente ampio per il mondo dei craft brewers nel nostro Paese.

"Ne sono un sintomo - prosegue l'autore - le reazioni già messe in atto dai produttori macro: dalla produzione di tipologie di birre che si avvicinano alle craft beer (“crafty”) e il re-styling di alcuni brand, all’uso di ingredienti locali, alla restrizione della fornitura di alcuni ingredienti e alle numerose acquisizioni di piccole craft breweries”.

I consumatori hanno contribuito a plasmare il mercato grazie anche alla pratica dell’homebrewing e alla propensione al consumo local. Considerando il complesso dei birrifici italiani, dallo studio emerge non a caso un incremento costante della loro diffusione in relazione alla popolazione: dai 0,4 birrifici per milione di abitanti registrati nel 1990, si è passati agli 1,3 del 2000, ai 5,5 del 2010 fino agli 11,2 del 2015.

“Questo excursus storico sul settore brassicolo artigianale mette nero su bianco il trend in crescita che stiamo riscontrando negli ultimi anni”, spiega il presidente di Unionbirrai Alessio Selvaggio. “Ad oggi, infatti, registriamo un consolidamento dimensionale dei produttori e della produzione di birra, diventata ormai una vera e propria possibilità di business”, continua Selvaggio, secondo cui “oltre il 60% dei microbirrifici italiani fattura oggi tra i 100 e gli 800mila euro l’anno, mentre il 51% impiega personale dipendente a tempo indeterminato.

Inoltre, i piccoli birrifici non si limitano più solo alla mescita, ma hanno ormai consolidato competenze di logistica distributiva: un micro birrificio su 3 esporta all’estero e la produzione ha superato i 500mila ettolitri l’anno”.

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