Per garantire la crescita economica è indispensabile la conservazione dell’ambiente marino e delle sue risorse
La tecnologia e l’intelligenza artificiale al servizio degli oceani, per valorizzarne il potenziale economico e garantirne allo stesso tempo la conservazione a lungo termine. Un obiettivo possibile attraverso, tra le altre cose, lo sviluppo di tecnologie marittime avanzate, l'implementazione dell’economia circolare nel settore marino, la digitalizzazione e l’uso dei Big Data. Il tutto, passando da una gestione responsabile dei diversi settori, dalla pesca al turismo sostenibile, dalla ricerca scientifica all'innovazione. Tutti temi toccati dal Rapporto ‘Blue Economy and Blue Growth 2023’ realizzato dalla società Minsait, attiva nella consulenza negli ambiti della Digital Transformation e delle Information Technologies, e da Intec, Fondazione europea per l’innovazione e l’applicazione della tecnologia.
“Il settore della Blue Growth e della Blue Economy è quello in cui possiamo esercitare una grande leadership, c’è una magnifica opportunità per crescere con l’aiuto della tecnologia e di farlo in modo più sostenibile. Abbiamo aziende leader a livello mondiale e dobbiamo essere leader nell’implementazione della tecnologia e dell’intelligenza artificiale per migliorare le nostre possibilità”, ha dichiarato Juan Francisco Delgado, vicepresidente esecutivo di Intec.
Il punto di partenza è la constatazione che la specie umana utilizza ingenti quantità di risorse non rinnovabili. E che questo ha causato un disequilibrio che rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’umanità e il suo benessere. Lo sviluppo sostenibile nasce proprio per conciliare le necessità umane (più precisamente, di questa organizzazione economica e sociale) con le capacità produttive e di autorigenerazione del Pianeta.
Il termine ‘Blue Economy’, in italiano 'Economia blu’ fa riferimento un concetto introdotto nel 2010 dall’imprenditore belga Gunter Pauli, considerato il fondatore e l’iniziatore del settore, nel libro ‘The Blue Economy: 10 Years, 100 Innovations. 100 Million Jobs’.
Pauli pensava a un modello di economia globale che portasse alla creazione di un ecosistema sostenibile. Come? Trasformando sostanze precedentemente sprecate in merce redditizia, sfruttando le risorse economiche in modo attento alla conservazione e alla rigenerazione dell'ambiente marino.
In pratica, secondo Pauli diversi tipi di problemi ambientali possono essere affrontati con soluzioni scientifiche ‘open source’, basate sui processi fisici e su quello che è presente in natura per arrivare a soluzioni che portino benefici sia per l’ambiente sia per la finanza e la società in generale. Per farlo, occorre rifocalizzarsi dall’uso di risorse rare ed energivore a tecnologie più semplici e più pulite; generare più valore invece di limitarsi ad agire in modo cieco. Un esempio è la biomimesi, ovvero lo studio di come gli organismi risolvono i problemi per ‘copiarne’ le strategie e le ‘tecnologie’.
I pilastri della Blue Economy sono l’innovazione, tramite cui si può arrivare a investire di meno e creare più posti di lavoro generando maggiori ricavi, e la condivisione di conoscenze. Un aspetto, quest’ultimo, che apre il grosso tema della formazione dei futuri lavoratori e del reskilling di quelli ‘maturi’: attualmente il 17-32% delle lamenta la carenza di competenze e di personale tecnico adeguatamente formato.
Prendendo a prestito la definizione della Banca Mondiale, in definitiva l’Economia blu è “l’uso sostenibile delle risorse oceaniche finalizzato alla crescita economica, al miglioramento dei mezzi di sussistenza e dell’occupazione, preservando, al contempo, la salute dell’ecosistema oceanico”.
Un concetto che va di pari passo con quello del ‘Blue Thinking’, cioè del pensare alla tutela dell’ambiente come a una possibilità, e non solo alla responsabilità di adeguarsi ai cambiamenti climatici.
L’Economia blu è anche uno sviluppo della Green Economy, o meglio un suo ramo specifico che ha come obiettivi la Net Zero Emission e la realizzazione di un sistema di crescita economica che tenga conto dell’impatto ambientale delle attività umane.
La ‘Blue Growth’, in italiano ‘Crescita Blu’ è un'iniziativa della Commissione europea che parte dall’assunto che i mari e gli oceani rappresentano un motore per l’economia, con enormi potenzialità per l’innovazione e la crescita. L’obiettivo è quello di valorizzare il potenziale del ‘capitale naturale blu (oceani, mari)’ e delle coste per la creazione di nuove opportunità di lavoro e di nuove aziende nell’ambito di un’economia marina sostenibile. Il tutto promuovendo la ricerca, il trasferimento tecnologico e il partenariato tra scienza e industria.
Secondo l’Unione europea, i settori produttivi della Blue Economy riguardano:
• la preservazione delle risorse marine viventi e non viventi
• l’energia rinnovabile marina (eolico offshore, pannelli fotovoltaici galleggianti, il ‘solare flottante’)
• le attività portuali
• tutto il comparto navale, compreso il trasporto marittimo
• il turismo costiero
• la pesca
• l’acquacoltura (bioeconomia, legata soprattutto alle produzioni ittiche e algali, biotecnologie)
In tutti questi ambiti, secondo il report di Minsait e Intec, è la digitalizzazione il modo migliore per fare progressi nella conservazione dell’ambiente marittimo e incoraggiare l’adozione di misure che possano generare sviluppo per le aree costiere. Anche l’intelligenza artificiale può giocare un ruolo di primo piano, migliorando l’efficienza e l’impatto ambientale delle attività economiche, raccogliendo e analizzando dati per un miglior monitoraggio e una migliore gestione delle risorse marine.
L’Italia per la sua conformazione e i suoi circa 8300 km di coste è ovviamente molto interessata dall’Economia blu e dalle sue ricadute economiche e di tutela ambientale. L’economia marina, sottolinea il report Minsait-Intec citando dati Informare, “incide sulla produzione complessiva in modo diretto per il 3,4%, ma considerando tutta la filiera supera il 9% del Pil, oltre a generare il 3,7% dell'occupazione nazionale”.
Quanto all’Europa, i dati pre-pandemia raccolti da Eurostat ed elaborati dalla Commissione Europea evidenziano che la Blue Economy impiega almeno 4,5 milioni di persone, per 650 miliardi di euro di fatturato e 176 miliardi di euro di valore aggiunto lordo, con un utile lordo di 68 miliardi di euro.
Secondo il report della Commissione Ue ‘Blue Economy Report’, tutto ciò che è sviluppato all’insegna della sostenibilità ambientale è in forte crescita in ogni settore, porta nuovi posti di lavoro e progressi nella conservazione degli ecosistemi.
D’altronde, preservare l’ambiente marino è indispensabile per la Blue Economy. E la Blue Economy è indispensabile per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e garantire una ripresa verde e inclusiva dalla pandemia.
Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, sottolinea: “L’inquinamento, la pesca eccessiva e la distruzione degli habitat, insieme agli effetti della crisi climatica, minacciano la ricca biodiversità marina da cui dipende la Blue Economy. Dobbiamo cambiare rotta e sviluppare un’economia sostenibile in cui la protezione dell’ambiente e le attività economiche vadano di pari passo”.