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Diana Bracco: "Ancora divario di genere per donne manager, ma siamo su strada giusta"

"Spero che ai vertici delle istituzioni culturali le donne siano sempre di più"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)
08 luglio 2022 | 17.22
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"Purtroppo" c'è ancora un divario di genere da abbattere anche per le donne manager, "anche se siamo sulla strada giusta, e le donne sono sempre di più, in Italia e all’estero. Al Louvre, ad esempio, l’anno scorso è stata nominata la prima direttrice donna in 228 anni di vita del museo, Laurence des Cars". Lo ha detto Diana Bracco, presidente della Fondazione Bracco e manager di un’azienda da sempre attenta ai temi della parità di genere, intervenendo al Festival di Spoleto all'incontro 'Per una cultura della parità' promosso da Rai per la Sostenibilità Esg e Rai Umbria in sintonia con 'No Women No Panel', la campagna Rai per l’equilibrio di genere nel dibattito pubblico.

"Per favorire questo trend - ha proseguito la manager e mecenate, ex presidente di Assolombarda - Fondazione Bracco ha fatto ritrarre le migliori direttrici di museo dal bravissimo fotografo francese Gerald Bruneau. La mostra, che ha da poco chiuso i battenti al Palazzo Reale di Milano dove ha avuto un successo clamoroso di critica e di pubblico, nei prossimi mesi sbarcherà a Roma. Il soggetto principale di 'Ritratte' è proprio la leadership al femminile. Oltre a essere dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, i musei infatti sono imprese, con bilanci di esercizio e piani finanziari, che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia. Dirigere tali istituzioni comporta competenze multidisciplinari, connubio di profonda conoscenza della storia dell’arte con capacità gestionali e creative".

Secondo Diana Bracco si tratta di "doti che le donne hanno, e per questo spero che al vertice delle istituzioni culturali siano sempre di più: perché sono convinta che possano apportare punti di vista alternativi e arricchenti".

Nel corso del suo intervento Diana Bracco ha sottolineato che "la cultura è un asset di crescita straordinario per l’Italia, un driver fondamentale per lo sviluppo economico sostenibile e diffuso sui territori. L’intreccio tra bellezza, arte, paesaggio, creatività e innovazione è il tratto essenziale della nostra identità nazionale, oltre che un punto di forza a livello globale. L’investimento in cultura è un investimento valoriale, che arricchisce sul piano personale e che ha un impatto positivo sia all’interno dell’azienda sia all’esterno, nel rapporto con le comunità e i territori. Ed è per questo che le aziende devono sostenere la cultura".

"Alle imprese però - ha osservato - devono essere offerte certezze sui tempi di realizzazione dei progetti e garanzie sull’impatto reale. Come ha dimostrato lo stesso Art Bonus, importanti sono anche i benefici fiscali, che sono una leva fondamentale per il mecenatismo privato in tanti Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti".

Secondo l'ex presidente di Assolombarda, "il segreto tra pubblico e privato è fare squadra, con trasparenza. Le aziende non possono essere trattate come dei bancomat, ma vanno coinvolte nella stessa progettazione, andando oltre il mero rapporto di sponsorizzazione. Questa è la ricetta che ad esempio a noi di Fondazione Bracco ha permesso di creare partnership solide e durature con grandi istituzioni come il Teatro Alla Scala e la sua Accademia, il Palazzo del Quirinale, il Museo Poldi Pezzoli, la National Gallery di Washington e tante altre. Realizzando nel corso degli anni tantissimi progetti di cui siamo fieri, al punto che in occasione del nostro 90° anniversario, nel 2017 pubblicammo il volume 'Bracco is culture'”.

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