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Viviana Parisi "soffriva di paranoia"

Trovato in auto un certificato medico con la diagnosi, escluso legame con sette. Il marito Daniele: "Non era in cura e non seguiva terapia". Il procuratore: "Non è escluso che madre e figlio siano morti nello stesso punto. Chiave di lettura su avvenimenti già c'è". Prelievo del Dna per il papà di Gioele. Legale famiglia: "Credibilità Stato ne esce compromessa"

(Foto da Facebook)
(Foto da Facebook)
20 agosto 2020 | 11.15
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Viviana Parisi, "soffriva di paranoia e ha avuto un crollo mentale dovuto a una crisi mistica". E' quanto risulta scritto su un certificato medico rilasciato dall'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto e che la donna teneva nel cruscotto della sua auto. Lo conferma il procuratore capo di Patti Angelo Vittorio Cavallo parlando con i cronisti in procura. "Stiamo analizzando le celle di aggancio della zona sia quello che c'era sul tablet e nel cellulare della signora. Ma per ora non ci sono risultanze su chiamate telefoniche. Si è parlato di sette ma non è cosi", ha detto ancora, aggiungendo: "Bisogna compiere un'analisi accurata che anche qui richiede più tempo".

Il marito di Viviana: "Non era in cura e non seguiva terapia"

"Oggi il primo passo da fare è quello di valutare i luoghi dove sono stati ritrovati i vari resti che purtroppo erano sparsi. Si devono valutare i possibili tragitti della signora, del bambino, dei terzi, di animali, oggi c'è questo lavoro iniziale le da fare. Dalla zona dove abbiamo rinvenuto i resti, percorrendo 50-60 metri di boscaglia, si arriva ad un sentiero che potrebbe essere collegato al traliccio, ma è un'area con vegetazione fitta. Trai due luoghi in linea d'aria c'è una distanza di circa 300 metri", aggiunge il procuratore.

Legale famiglia: "Credibilità Stato ne esce compromessa"

"Il nostro compito è stato quello di ripercorrere il viaggio della signora e di Gioele dal momento in cui è uscita di casa fino all'epilogo. Ritengo che già un piccolo risultato sia stato raggiunto, perché posso dire con sufficiente tranquillità che tutto quel tragitto sia stato accertato", ha confermato Cavallo, aggiungendo: "Abbiamo trovato i biglietti dei caselli autostradali, abbiamo trovato le immagini dal momento in cui la signora è uscita di casa con il bambino vivo, e in perfetta salute. Abbiamo trovato quelle immagini a Sant'Agata di Militello che ci danno conferma che il bambino sia vivo. Riteniamo, con buona approssimazione, che quei venti minuti di 'buco' fossero dovuti a un rifornimento di benzina. Abbiamo trovato dei rifornimenti compatibili con la benzina trovata nel serbatoio della signora. Questo ci permette di dire che quando la signora è entrata a Sant'Agata di Militello era con poca benzina".

E sui testimoni del Nord che hanno raccontato di avere visto Viviana e il bimbo subito dopo l'incidente sulla A20 Messina-Palermo "sono perfettamente attendibili", dice ancora. Erano stati loro a raccontare al magistrato che il bambino "era vivo" dopo il sinistro.

Prelievo del Dna per il papà di Gioele

"Sulla morte di Gioele sono aperte tutte le ipotesi", ribadisce Cavallo parlando con i cronisti davanti alla Procura. "Possiamo escludere alcune piste - dice - però tutto il resto è plausibile. Risposte potranno arrivare solo da alcuni esami specifici". "Purtroppo per quest tipo di accertamenti ci vogliono dei tempi, non perché il consulente debba andare in ferie. Ad esempio, per gli accertamenti istologici bisogna rispettare una procedura di essiccazione. Se non si rispettano questi accertamenti, questi risultati non hanno valore scientifico. Quindi il tempo serve", ha sottolineato.

"Già i consulenti medici ci hanno detto quello che è successo, già loro hanno delle certezze e ce le hanno comunicate riservandosi l'esito di questi risultati", ha detto ancora, aggiungendo: "A noi i medici legali delle cose ben precise le hanno già dette. E' ovvio che a voi non le posso dire, aspettano i risultati istologici ma una chiave di lettura sugli avvenimenti ci è stata data".

"Sarebbe ingeneroso dire che tutte le professionalità intervenute in queste settimane non hanno lavorato bene, devo ringraziare la Prefettura, Polizia, i vigili del fuoco, la Protezione civile, i cacciatori di Sicilia e l'Esercito, la Gdf, Carabinieri e tutti quelli che hanno lavorato in questi giorni", ha sottolineato. Ieri a trovare i resti del bambino è stato infatti un volontario, un carabiniere in congedo.

"A noi interessava il risultato e lo abbiamo raggiunto - dice - ringrazio il signor Pino (Di Bello ndr) ma anche tutte le forze dell'ordine. Ciascuno a loro modo ha contribuito in modo determinante al risultato che dovevamo raggiungere, cioè trovare i resti del bambino".

"Mi auguro di tutto cuore che dai resti di Gioele si possano capire molte cose, non dobbiamo disperare. A volte anche da pochi resti si possono capire molte cose". Per questo motivo, spiega Cavallo, stanno chiamando "altre professionalità".

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