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Vent'anni dalla strage di Nassiriya, familiari vittime: "Nostri caduti eroi senza medaglia al valor militare"

Avv. Tartaglia: "Riconoscimento che non vale ai fini economici ma avrebbe valore esclusivamente simbolico e morale"

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10 novembre 2023 | 18.20
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"Le medaglie hanno un solo valore. Provano che un uomo ha avuto occasione di servire il proprio Paese". La frase è di George Hubert Wilkins, un esploratore vissuto nel secolo scorso che nulla c'entra con il mondo militare e che pure, con le sue parole, spiega bene la battaglia portata avanti dai familiari delle vittime italiane della strage di Nassirya. Dodici carabinieri, 5 militari dell'Esercito e 2 civili, eroi per la Patria, che ogni anno li ricorda, ma senza riconoscimento al valor militare alla memoria. A distanza di 20 anni dall'attentato non è stato infatti riconosciuto 'l'atto eroico'. Lo denunciano all'Adnkronos le vedove, i figli, i fratelli e i padri. E lo conferma l'avvocato Angelo Fiore Tartaglia, che ha sposato la loro battaglia presentando una istanza al Ministro della Difesa e al Presidente della Repubblica per la concessione della ricompensa al Valor Militare alla memoria.

"Per ora ci ha risposto solo il Ministero, sulla base di una norma che in realtà non si applica a questo caso, spiegando che questo procedimento non può essere portato avanti perché l'istanza l'avrebbe dovuta formulare il loro comandante, citando una legge che prevede appunto che, per i militari in servizio, l'atto di impulso del riconoscimento della medaglia al valor militare debba essere presentata entro sei mesi dal fatto. Poiché non lo ha fatto, la questione sarebbe ora improcedibile", spiega l'avvocato.

Nella fredda risposta del Ministero si legge infatti in puro stile burocratico: "Si è spiacenti di comunicare che, ai sensi dell’art. 1416 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la proposta sarebbe potuta essere avanzata dal superiore immediato, o da altro superiore più elevato, entro il termine perentorio di sei mesi dalla data del fatto d’arme che ne ha motivato la formulazione, salvo particolari e giustificati motivi, nel qual caso il detto termine è prolungato fino a nove mesi. Ciò in nulla sminuisce il supremo sacrificio dei Caduti (già decorati della Croce d'Onore per le vittime del terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all'estero) ai cui congiunti si prega voler porgere i sentimenti della più partecipe vicinanza e della massima comprensione".

Di qui la replica dell'avvocato Tartaglia: "Al di là che è sbagliato il presupposto legislativo, nell'occasione del ventennale della morte di queste persone a seguito della strage di Nassiriya si può sollecitare una risposta del Capo dello Stato che può, motu proprio, riconoscere la medaglia d'oro al valor militare, in qualità di massimo garante delle Istituzioni, mettendo pace alle vedove, ai figli di questi militari. Speriamo che se ne faccia carico lui - incalza - perché rientra nei suoi poteri. Oltretutto è un riconoscimento che non vale ai fini economici ed ha un valore esclusivamente simbolico e morale".

VEDOVA TRINCONE: '20 ANNI DA ATTENTATO E ANCORA ATTENDIAMO MEDAGLIA PER NOSTRI CADUTI'

"Mio marito aveva 44 anni. Lo stavo aspettando a casa con i nostri tre figli di 6, 12 e 17 anni, sarebbe tornato l'indomani. Il suo baule era già stato imbarcato. Lui si trovava a quasi 5mila chilometri da noi, nel piazzale della base. Era uscito con Enzo Fregosi, morto anche lui, per conoscere un aiuto regista che era lì per girare un documentario. Quando si sono sentiti i primi spari, gli ha indicato dove mettersi al riparo mentre lui e Fregosi sono corsi verso l'entrata in aiuto dei colleghi. Se non è questo un atto eroico, allora qual è?"racconta all'Adnkronos Annamaria Zollo, vedova del Sottotenente dei carabinieri Alfonso Trincone.

"Qui c'é una grave ingiustizia che va sanata, facciamo appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro della Difesa perché sia riconosciuto l'atto eroico. I nostri militari erano lì pur sapendo cosa stava succedendo, sono rimasti a rischio della propria vita, lottavano contro il terrorismo per tutti noi. E oggi il desiderio più grande mio e degli altri familiari, prima di morire, è vedere i nostri parenti onorati. Vogliamo cancellare l'amarezza - ribadisce la vedova di Trincone - i pugni nello stomaco presi quando puntualmente ci venivano negati i riconoscimenti chiesti. Quest'anno abbiamo deciso di ricorrere alle vie legali per formalizzare la richiesta del riconoscimento della medaglia. E vediamo se, a distanza di 20 anni, la loro morte e la fine dei nostri sogni, potrà almeno esser ripagata con il riconoscimento al valor militare alla memoria".

PAPÀ DI SILVIO OLLA: 'MIO FIGLIO AVEVA UN PRESENTIMENTO, CHIAMÒ E DISSE VI VOGLIO BENE'

"Sono 20 anni che ho un groppo alla gola, mio figlio aveva 32 anni, era rientrato dal Kosovo da 4 mesi. Quando si è prospettata la partenza in Iraq, lui non si tirò indietro. Mi disse 'non sono un coniglio, se partono i miei reparti devo partire anche io, ed è andato. Ma lì è molto tosta, e lui sembrava quasi percepisse qualcosa, come un presentimento. Non aveva mai pianto prima di partire, ma quella volta, mentre la fidanzata lo stava portando in aeroporto, richiamò a casa dicendo 'Vi voglio bene'. Questo ricordo mi fa venire ancora i brividi" racconta all'Adnkronos Ruggero Olla, papà di Silvio, tra i cinque militari dell'Esercito morti nell'attentato.

"A mio figlio non piaceva stare dietro una scrivania, era abituato alla vita operativa. Ma in quella terra martoriata lui è morto, e mia moglie con lui, dopo 4 anni di agonia. Col risultato che lì la situazione è sempre un inferno, se possibile perfino peggiorata", conclude.

FRATELLO CARRISI, '20 ANNI DI CERIMONIE E NOSTRI CADUTI SONO EROI SOLO A PAROLE'

"Sono passati 20 anni tra tribunali civili e militari, richieste e istanze per riconoscere l'atto eroico. Ma qui 'eroi' sono solo a parole" dice all'Adnkronos Moris Carrisi, fratello di Alessandro tra i cinque militari dell'Esercito morti insieme a 12 carabinieri e a due civili nell'attentato di Nassiriya il 12 novembre 2003. "Fanno cerimonie in tutta Italia, ho ricevuto dai 10 ai 12 inviti - spiega - E ancora siamo in attesa che qualcuno ci dica realmente perché non spetta loro la medaglia al valor civile. I ragazzi hanno risposto al fuoco, cercato di dare sostegno alle sentinelle che erano alla porta. Questa medaglia a noi familiari non serve, la mia famiglia ormai è decimata, mio padre se n'è andato con la tristezza nel cuore dopo i tanti dinieghi alle domande e alle istanze presentate. Non è che la medaglia al valor militare noi familiari ce la mettiamo al petto: è un riconoscimento a questi ragazzi andati in una terra martoriata per portare la pace".

"Un eroe non si riconosce solo con una cerimonia - incalza Carrisi - La popolazione considera eroi i nostri caduti a Nassiriya, forse un po' meno le autorità che dovrebbero concedere queste medaglie". Venti anni e un ricordo sempre lucido, quello di Alessandro. "Mio fratello aveva 23 anni - racconta Moris - lo avevo sentito la sera prima, si era fatto il giro di tutte le telefonate, ha parlato con me, con mamma, con la sua fidanzata e infine con mia moglie. Era lì da un mese, lui era di scorta, sapeva a cosa andava incontro, eppure non ha mai detto nulla. Oggi sarebbe giusto che ci dicano per quale motivo non viene concessa la medaglia d'oro ai nostri caduti. Continuiamo ad avere fiducia nella giustizia, speriamo si risveglino le coscienze, che qualcuno si vada a rivedere il funerale, le scene di quando sono rientrati, di come è stata squarciata la base, del cratere che ha fatto la deflagrazione. Nassiriya è sempre storia, con o senza medaglia".

PEREGO (DIFESA), 'RICORDO TRAGEDIA NON MORIRÀ MAI'

"Domenica saranno 20 anni dalla strage di Nassiriya, da quel maledetto 12 novembre 2003, quando alle 10.40 ora locale, le 8.40 in Italia, un’autocisterna forzò l’entrata della base Maestrale, presidiata dai carabinieri italiani, nella città di Nassiriya, in Iraq: i due uomini a bordo fecero esplodere una bomba. La base fu ridotta a uno scheletro di cemento. L'altra sede, la base Libeccio, distante poche centinaia di metri dalla prima, venne danneggiata anch'essa dall'esplosione. Oltre al triste ricordo dell’evento, ho davanti ai miei occhi la foto simbolo di quel drammatico giorno, quella di un nostro soldato che si aggiusta l’elmetto con alle spalle la base Maestrale sventrata, tutto intorno solo macerie". E' il ricordo all'Adnkronos del Sottosegretario alla Difesa Matteo Perego Di Cremnago in occasione del ventennale dell'attentato della strage di Nassiriya. "Il ricordo di quella tragedia - continua - di quel 12 novembre, non morirà mai, come nel nostro cuore i nomi degli italiani che ci hanno lasciato".

GLI APPUNTAMENTI DI DOMENICA PER LA COMMEMORAZIONE

I 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito e 2 civili italiani uccisi nella strage di Nassiriya saranno ricordati con la deposizione di una corona d’alloro al sacello del Milite Ignoto, alle 10, in Piazza Venezia, a Roma, alla presenza del Ministro della Difesa Guido Crosetto, del Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e dei Vertici della Difesa, in occasione della “Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”. A seguire sarà officiata la Santa Messa in suffragio nella Basilica di S. Maria in Ara Coeli. (di Silvia Mancinelli)

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