"Certo non bisogna prendere la cosa sottogamba e bisogna considerarla bene"
Un programma di vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie? "Non credo che si debba arrivare a tanto, allo stato attuale dei fatti". Lo ribadisce Massimo Galli, già direttore del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, a 'Buongiorno' su Sky Tg24. Interrogato sul tema dopo che anche la Francia ha annunciato una strategia di immunizzazione per contatti a rischio e sanitari, l'infettivologo spiega di voler "una volta tanto dare un messaggio ottimistico. Ma non sulla base delle mie semplici sensazioni, bensì considerando di che cosa stiamo parlando". L'esperto ritiene che i rapporti tra benefici e costi dell'utilizzo di un vaccino anti-vaiolo, "in questo momento e per questo virus, siano molto aleatori. Non da non tali da spingere per ora a una scelta di questo genere".
"Stiamo parlando di un virus a Dna, un orthopoxvirus - ricorda Galli - che come tale cambia molto meno rispetto a quello che fa un virus a Rna" come Sars-CoV-2. Inoltre il 'monkeypox' "ha delle modalità di diffusione certo importanti, ma non tali da metterci nella condizione di pensare a breve termine a un'epidemia diffusa in maniera generalizzata. Certo non bisogna prendere la cosa sottogamba e bisogna considerarla bene", precisa lo specialista. "Quello che va fatto - spiega - è una buona, sana, vecchia operazione di contenimento epidemiologico, nella speranza che ciò che ci avrebbe dovuto insegnare la pandemia" di Covid "sia utile per poter fare questa volta, avendone il tempo e le modalità, un'azione di contenimento. Ricordiamoci - aggiunge Galli - che siamo di fronte a una malattia che ha una letalità molto bassa, almeno in Occidente".
Contro il vaiolo delle scimmie "probabilmente abbiamo il farmaco, anche se non so quanti effettivamente siano i quantitativi disponibili". Il principio attivo, selezionato nell'ambito di un filone di ricerche volte a contrastare un possibile attacco bioterroristico 'al vaiolo', si chiama "tecovirimat e inibisce una proteina, la p37, conservata al 98% di identità in tutti gli orthopoxvirus fino adesso testati" e quindi anche contro il 'monkeypox'. "Un colpo di fortuna" secondo Massimo Galli.
"Soprattutto negli Stati Uniti - ricorda l'esperto - si è studiata la possibilità di disporre di un farmaco che potesse essere utile in caso di interventi di bioterrorismo con il virus del vaiolo". Un patogeno che "ormai dovrebbe essere sparito completamente dalla circolazione, ma in realtà è conservato in alcuni laboratori più o meno ufficialmente", o meglio "in alcuni ufficialmente e in altri meno o non del tutto. Quindi l'idea che" questo virus "possa essere usato come strumento di terrorismo ha fatto sì che siano stati studiati qualche cosa come 350mila differenti composti per riuscire trovare questo tecovirimat".