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Vaccino influenza, Pregliasco: "Buono per tutti e cruciale per fragili, ma temo flop"

"Livelli adesione stanno tornando a scendere intorno al 50%"

Fabrizio Pregliasco (Fotogramma)
Fabrizio Pregliasco (Fotogramma)
26 settembre 2023 | 18.46
LETTURA: 4 minuti

"La vaccinazione antinfluenzale è un'opportunità per tutti, ma una raccomandazione forte per i fragili". Rinnova il suo appello a proteggersi in vista della stagione invernale il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell'università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'Irccs ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano, che oggi nel capoluogo lombardo ha fatto il punto sui virus in agguato, in occasione di un incontro promosso da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione). "Nella stessa seduta si può fare anche l'anti-Covid per le categorie" nelle quali le raccomandazioni si sovrappongono. "L'obiettivo continua a essere raggiungere una copertura in fasce come quella degli over 65 pari al 75%. Ma purtroppo siamo a valore più bassi, che sono arrivati al massimo al 62-63% nella prima stagione di Covid (quando ancora non c'era il vaccino per Sars-CoV-2) e che ora stanno di nuovo degradando e tornando sui livelli ancora più bassi intorno al 50%".

Secondo Pregliasco, ci sono elementi che lasciano pensare che non ci sarà una corsa a vaccinarsi neanche quest'anno. Una sensazione confermata anche da una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute e presentata oggi. In lieve calo rispetto al 2022, il desiderio di vaccinarsi contro l'influenza nella prossima stagione rimane "a un livello che ci può stare" se si considera la popolazione generale. Si conferma cioè un trend stabile rispetto al recente passato segnato dall'emergenza pandemica: il 33% degli italiani ha intenzione di ricevere il vaccino antinfluenzale (-5% rispetto al 2022).

Quanto agli over 65, il dato è ovviamente più alto. Le 'intenzioni di vaccino' - per dirla in gergo simil elettorale - suggeriscono che un 56,5% in questa fascia d'età vuole farlo, ma questa percentuale resta inferiore agli obiettivi prefissati dal ministero della Salute. "Non siamo messi bene su questo dato - commenta Pregliasco -. Anche andando a vedere i trend di vaccinazione, vediamo che hanno avuto un incremento soprattutto nel primo anno di Covid. Ma già nell'anno successivo il dato era in calo e anche quest'anno temo che non ci sarà lo stesso entusiasmo. Il messaggio che dovrebbe passare e che va rilanciato è proprio che la nuova normalità che ci siamo guadagnati passa dalla protezione dei fragili. Scontiamo invece un trascinamento negativo dalla vaccinazione Covid che nei richiami successivi non è stata largamente attuata neanche fra i fragili. E chi muore ancora oggi di Covid in ospedale sono proprio fragili, anziani, non vaccinati o poco vaccinati".

"Rimane poi - continua Pregliasco - una quota di persone per la quale vaccinarsi è diventato una consuetudine, una fascia di affezionati che però non sembra salire nel tempo". Il virologo precisa: "Per le persone giovani e sane una patologia come il Covid può assomigliare all'influenza anche in termini di fastidio, di pesantezza, di blocco delle proprie attività, ma non determina effetti più grandi. Nell'anziano invece succede e da qui il richiamo a vaccinarsi".

La ricerca mostra anche altri dati: il 48% del campione sottoposto all'indagine, che si è svolta a settembre, ritiene improbabile che quest'anno effettuerà la vaccinazione influenzale, poiché crede che l'influenza stagionale li colpisca molto raramente. Non ci si vaccina perché non lo si ritiene necessario, o non si intravede un rischio di gravi conseguenze. Anche se in calo resta comunque alta la percentuale di coloro che non si sono mai posti il problema della vaccinazione (19,1% nel 2023 contro 24,5% nel 2022). "L'interesse della comunità sarebbe quello di proteggere i fragili di tutte le età. Perché anche fra i più piccoli ci sono bambini che hanno delle patologie e sono a rischio di effetti pesanti sulla salute", ribadisce Pregliasco.

"Quindi, rispetto a un approccio che ha creato dei problemi alle vaccinazioni in generale sull'onda di elementi costrittivi come il Green pass, e che ha avuto un rimbalzo negativo anche sull'adesione alle vaccinazioni dei bimbi - osserva il virologo - credo vadano rimarcati invece gli effetti positivi che derivano dal proteggersi. Occorre poi dare la giusta dimensione agli effetti negativi, che non sono così come stanno passando enll'opinione pubblica. I vaccini antinfluenzali per esempio sono un'opportunità per tutti, dall'adulto che vuole lavorare e ridurre giorni di assenza al bimbo sano che può essere vaccinato, parlandone col pediatra, evitando così anche che le assenze da scuola comportino difficoltà di gestione familiare".

La vaccinazione, assicura Pregliasco, "è una tutela non solo per se stessi, ma anche per coloro che sono più vulnerabili. Mentre i giovani possono scegliere se farlo, per fragili e anziani diventa quasi una necessità". La comunità scientifica e medica continua a monitorare l'efficacia dei vaccini e a migliorare le strategie per proteggere al meglio la popolazione. "Per quanto riguarda l'influenza, i vaccini annuali sono già stati formulati e contengono la composizione specifica per la stagione in corso, che prevede anche la variante H1N1", illustra il virologo.

"Per il Covid-19, invece - rammenta - sono stati sviluppati vaccini specifici per le diverse varianti, compresa Omicron XBB. I dati disponibili finora indicano che hanno una buona capacità protettiva nelle nuove varianti emergenti, anche se non garantiscono una protezione al 100%. Alcune varianti, come quelle che continuano a emergere all'interno della famiglia Omicron, presentano caratteristiche che le rendono 'immunoevasive', cioè possono sfuggire in parte all'immunità di soggetti precedentemente infettati o vaccinati. Questo significa che coloro che sono già stati infettati o hanno ricevuto il vaccino potrebbero non avere una completa protezione contro tali varianti. Tuttavia, rispetto al passato, la nostra immunità ibrida, ottenuta sia attraverso l'infezione naturale che il vaccino, contribuisce a una riduzione significativa delle forme gravi della malattia".

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