"Io tra i primi vaccinati non la farei, serve valutare risposta immunitaria di ciascuno e aggiornare il vaccino"
"Una terza dose di vaccino anti-Covid al personale sanitario che si è vaccinato per primo oltre un anno fa ad ora, nelle condizioni attuali, senza la valutazione della presenza di anticorpi, è una solenne baggianata. Io sono tra i primi ad essere stato vaccinato, quindi sarei tra i primi candidati alla terza dose. E non la farei perché non ha senso". Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, commenta così all'Adnkronos Salute l'ipotesi di un piano che possa prevedere un ulteriore richiamo per alcune categorie: le persone fragili, gli immunodepressi e anche gli operatori sanitari che hanno iniziato le prime dosi il 27 dicembre 2020.
"Non sono d'accordo con la somministrazione di una terza dose in questo momento, nemmeno per i fragili e gli immunodepressi, senza nessuna valutazione del loro stato rispetto alla risposta immunitaria - precisa Galli - Che ci si decida a muoversi per documentare la presenza di anticorpi e procedere di conseguenza". Prima di scegliere questa strada, in ogni caso, "deve essere previsto uno studio e bisogna fare le cose per gradi. Negli immunodepressi che non hanno avuto risposte alla prima e alla seconda dose, candidabili per la terza dose, non abbiamo, tra l'altro, nessuna garanzia che rispondano alla terza - osserva lo specialista - Tutto questo deve essere oggetto di studio, valutazione, organizzazione, protocolli, e non basta un semplicistico 'sì'".
Tra l'altro, spiega ancora Galli, "pensare a una terza dose con il vaccino di un anno e mezzo fa è ancora più insensato, perché sarà necessario aggiornarlo. Eventualmente dobbiamo lavorare per capire in che tempi e termini è possibile avere un vaccino più aggiornato. Certo se non avremo altri vaccini nelle persone che non hanno più protezione si dovrà usare questo, ma, insisto, sono fondamentali le valutazioni e gli studi".