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Trento, uccisa l'orsa KJ1: "Era esemplare pericoloso"

Una squadra del Corpo forestale trentino è entrata in azione nei boschi sopra Padaro di Arco. Pichetto: "Soppressione dei singoli orsi non è la soluzione del problema"

L'orsa KJ1
L'orsa KJ1
30 luglio 2024 | 11.10
LETTURA: 5 minuti

E' stata abbattuta l'orsa KJ1. Lo rende noto la Provincia autonoma di Trento in una nota: "Questa mattina è stata data esecuzione al decreto firmato ieri dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, che prevedeva il prelievo dell'esemplare di orso KJ1 tramite abbattimento". "Una squadra del Corpo forestale trentino è dunque entrata in azione nei boschi sopra Padaro di Arco, dove l’animale era stato localizzato attraverso il radiocollare", continua.

"KJ1 era un esemplare pericoloso, secondo la scala del Pacobace - prosegue la Provincia autonoma di Trento - Lo ha attestato anche Ispra, confermando la necessità di rimuovere l’orsa (classificata ad 'alto rischio') al più presto. L’animale è risultato responsabile di almeno 7 interazioni con l’uomo. L’ultima risale allo scorso 16 luglio, ai danni di un escursionista".

Pichetto: "Soppressione dei singoli orsi non è la soluzione del problema"

Contrariato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che in una nota spiega: "La soppressione dei singoli orsi non è la soluzione del problema. Comprendo lo stato d’animo degli amministratori e della popolazione ma oggi viviamo gli effetti di un errore del passato, dovuto a una incauta scelta di sfruttamento turistico dell’immagine dell’Orso in Trentino, compiuta 25 anni fa".

"Certamente una via da percorrere è la sterilizzazione e ci stiamo lavorando insieme a Ispra. Ma questa misura, se non accompagnata da un’opera di corretta informazione ai cittadini e da nuove azioni concordate con le amministrazioni, rischierà di essere insufficiente. Sicuramente come ministro dell’Ambiente ribadisco con forza che la soppressione non può rappresentare la prima e unica soluzione da mettere in atto”, aggiunge.

Brambilla, 'decreto ammazza-orse nella notte, per eludere controllo legalità

"Il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato il decreto di abbattimento di KJ1 di notte, quando il Tribunale amministrativo non può intervenire", tuona invece Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell’Ambiente e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. "In poche ore, con astuzia degna di miglior causa, il presidente ha messo in atto il suo piano, preparato da giorni, sostanzialmente un bis del caso M90, l’orso abbattuto in febbraio a poche ore dall’emissione della sentenza di morte".

"Alle 21,33 Fugatti ha firmato il provvedimento di revoca anche della seconda ordinanza contingibile e urgente per l’abbattimento, sospesa dal Trga di Trento fino al 5 settembre, in modo da far cessare il contenzioso. Alle 21,35 ha firmato il decreto di abbattimento sulla base della legge provinciale - continua - 13 pagine fitte di argomentazioni per dimostrare che KJ1 deve morire, senza se e senza ma. Il primo provvedimento è stato pubblicato sul portale trasparenza, il secondo sull’albo telematico evitando accuratamente di darvi evidenza".

"Ora - sottolinea Brambilla - si deve sapere che Fugatti si sottrae sistematicamente al controllo di legalità; si fa beffe del Tribunale amministrativo, di cui elude le prescrizioni; invece di mandare i forestali a chiudere i sentieri e dissuadere gli escursionisti, li manda a uccidere un’orsa che circola da 22 anni, che per due terzi della sua vita non ha fatto mai parlare di sé e che il 17 luglio ha solo difeso i suoi cuccioli, come farebbe ciascuno di noi di fronte a una minaccia ignota. Questo è il Governatore del Trentino, un arrogante che crede di vivere in un regime autoritario e piega diritto e logica per soddisfare il suo delirio di onnipotenza".

La rabbia degli animalisti

"L’abbattimento dell'orsa Kj1 è una sconfitta per tutti e dimostra una volta di più che c’è ancora molto da fare per costruire una reale coesistenza uomo-orso sulle Alpi. La rimozione di individui problematici non può essere l’unica strada per garantire la coesistenza tra comunità locali e i plantigradi", afferma in una nota il Wwf Italia, che ribadisce come "il ministero dell’Ambiente, che ad aprile 2023 aveva aperto un tavolo tecnico di confronto di cui poi si è persa traccia, dovrebbe assumere un ruolo più attivo nelle strategie di conservazione dell’orso nel contesto alpino".

"L’obiettivo deve essere ottenere una popolazione vitale di orso bruno sulle Alpi, in coesistenza con l’uomo. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale consentire un’espansione spaziale della popolazione anche in altre aree alpine idonee, prevenire e ridurre i conflitti uomo-orso e promuovere una attitudine positiva delle comunità locali verso la specie, tramite la diffusione di corrette informazioni. È giunto il momento di applicare tutti gli strumenti e le migliori strategie per prevenire i conflitti, e che la rimozione non sia considerata l’unica opzione possibile", osserva l'associazione.

Per il responsabile nazionale biodiversità di Legambiente, Stefano Raimondi, "a distanza di pochi mesi dall’abbattimento dell’orso bruno alpino M90, ci ritroviamo a commentare nuovamente l’ennesima uccisione di un esemplare selvatico in Trentino. L’orsa Kj1 è stata uccisa seguendo lo stesso modus operandi da parte della provincia di Trento, che ancora una volta dimostra tutta la sua incapacità nel garantire una convivenza pacifica tra orso e uomo".

"Anche in questo caso la provincia di Trento aveva la possibilità di scegliere cosa fare nei confronti dell’orso, perché il parere scientifico di Ispra preso sulla base del Pacobace e su cui l’amministrazione ha fatto leva per giustificare la decisione dell’abbattimento, non precludeva la possibilità di agire in maniera differente, evitando di ricorrere alla soppressione dell’esemplare - prosegue - La continuativa e dissennata rincorsa all'abbattimento degli orsi non solo è una pratica crudele e contro natura ma è anche responsabile di alimentare un clima di paura tra i cittadini e di conflitto tra istituzioni. Sarebbe utile prendere spunto dalle buone pratiche ed esempi virtuosi messi in atto in altri contesti del nostro Paese, come quelli applicati nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dove, oltre a un attento e decennale lavoro di informazione fatto sul territorio, vengono presi provvedimenti puntuali, quali la regolamentazione dei flussi turistici o la chiusura temporanea di alcuni sentieri particolarmente delicati per la presenza dell'orso".

"Lanciamo un ulteriore appello al ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, che proprio su quest’ultimo caso ha dichiarato come la soppressione dei singoli orsi non sia la soluzione al problema, affinché vengano applicate azioni preventive non più rinviabili, attraverso un lavoro congiunto e consapevole tra istituzioni, con l’obiettivo di garantire interventi che investano davvero risorse sulla coesistenza tra uomo e animali selvatici. Un tema che Legambiente, all'indomani dell'abbattimento in Trentino dell’orso M90, ha ripreso proponendo un decalogo di azioni urgenti e prioritarie che vanno dalla rimozione delle fonti di cibo di natura antropica fino al finanziamento e alla realizzazione di corridoi ecologici, passando per più campagne di informazione e sensibilizzazione tra le comunità locali”, conclude.

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