A 7 anni dalla tragedia parla all'Adnkronos Anna Aloysi: "Non ho più nemmeno una tomba su cui piangere Maria"
"Domani saranno 7 anni che mia sorella è stata giustiziata. Sì, dico proprio giustiziata. Uccisa in uno scontro ferroviario tra Andria e Corato che oggi non ha colpevoli, se non quell'errore umano che il 12 luglio 2016 è costato la vita a 23 persone. Uccisa, ancora una volta, dall'umiliazione di una sentenza vergognosa, che tre settimane fa ha liquidato la strage con due condanne e quattordici assoluzioni. Per l'anniversario sarà la solita passerella, sfileranno tutti, mentre io nemmeno posso più piangere sulla tomba della mia Maria, portata via due anni fa dalla cappella di famiglia in circostanze misteriose e mai più restituita a noi familiari". A parlare all'Adnkronos è Anna Aloysi, sorella di una delle 23 vittime del disastro ferroviario e fondatrice dell''associazione Anna Aloysi incidente ferroviario Andria Corato 12 luglio 2016' che chiede giustizia.
"Il dolore per me non si prescrive mai - dice - in Italia la giustizia non funziona da decenni, si finge di riformarla ma in realtà non avviene nulla. Ne è la prova la sentenza vergognosa emessa recentemente e nella quale i giudici hanno deciso di non decidere, o meglio hanno voluto salvaguardare i soliti noti. Con la mia associazione mi batterò con ancora più forza affinché in appello vengano riconosciute le responsabilità di coloro i quali hanno volutamente evitato, per interessi economici, di mettere in sicurezza la tratta Andria-Corato. Dopo quanto successo e dopo 7 anni di proteste, manifestazioni e passerelle di politici non è cambiato niente: sembra che della sicurezza non importi a nessuno, anzi con questa sentenza pare quasi che la colpa sia stata delle vittime, colpevoli di essere salite sul treno".
"Sono sette anni che vivo nella solitudine della tragedia prima e dell'ingiustizia poi, due anni che non ho nemmeno un marmo da guardare per piangere Maria. Mentre io ero ricoverata per Covid, sono stata in ospedale quattro mesi, mia cugina mi ha scritto un messaggio dicendomi che mia sorella era sparita. Si sono introdotti dalla cappella di famiglia di Andria e l'hanno fatta sparire. Ho denunciato contro ignoti. Non voglio soldi, non voglio nulla: mi dicano solo dov'è mia sorella. Io sto male, nessuno mi ha chiesto scusa, nessuno si è fatto avanti". (di Silvia Mancinelli)