Striscioni e palloncini a Caccamo per ricordare Roberta. Fidanzato accusato tenta di darsi fuoco in carcere
Striscioni, palloncini rossi e bianchi, manifesti listati a lutto con il nome di Roberta. Caccamo, piccolo paese in provincia di Palermo, ricorda così - nel giorno dei funerali- Roberta Siragusa, la ragazza di 17 anni uccisa nella notte del 23 gennaio. "Alle donne va rubato il cuore non la vita", si legge su un lenzuolo appeso nel piazzale della Chiesa Santissima Annunziata di Caccamo. E ancora: "Non esiste separazione finché esiste il ricordo".
Il feretro della giovane è stato accolto in chiesa da un lungo applauso. Dietro la bara i genitori e il fratello della ragazza e subito dopo una gigantografia di Roberta. Taccato al petto dei genitori e degli amici, un nastrino rosso per dire 'no' alla violenza sulle Donne.
LE ESEQUIE - "Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Roberta. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata", ha detto l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, celebrando le esequie. "Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Iana e Filippo, al fratello Dario, ai familiari, agli amici, alla città intera?", dice monsignor Lorefice. "I cuori lacerati dei familiari di Roberta. I cuori di noi tutti. Non abbiamo parole da darvi, sorelle e fratelli; solo un Corpo, un Cuore, dentro il quale piangere il dolore senza fine della vostra e nostra "piccola" Roberta così martoriata- dice - Ma il cuore di Cristo attende anche il dolore – che deve essere dilaniante – e il pentimento, a caro prezzo certamente, di coloro che provocano violenza. La nostra ribellione, la nostra condanna si ferma. Pensiamo a quel verso, citato da Francesco Carnelutti, che fu scritto per placare dei cuori distrutti dal dolore, di fronte ai loro carnefici: "Vedo nei tuoi occhi tutta la mia possibilità di male". Anche il dolore di chi è colpevole ha diritto ad entrare nel cuore di Cristo. Gesù nel Vangelo dice agli affaticati e agli oppressi: «Venite a me!» (Mt 11, 28). Io oggi ripeto il suo invito: "Venite nel riposo di Cristo". Vieni Roberta nel suo cuore".
"La tua bellezza insanguinata e sfigurata, nel Crocifisso Risorto splenderà per l’eternità. Venite a Lui, al suo amore, alla sua misericordia, voi a cui Roberta è stata strappata: tu mamma Iana, tu papà Filippo, tu Dario suo amato fratello. Voi suoi amici. Solo nostro Signore, che è morto sfigurato nell’abbandono della croce, dopo aver squarciato con un grido il silenzio del Padre, solo Lui sa come starvi vicini- dice monsignor Lorefice- Senza parole. Accogliendo il vostro silenzio e il vostro grido, la vostra ribellione e la vostra disperazione. Il vostro desiderio di riabbracciare per sempre Roberta. Di comunione eterna. Che solo Dio può dare", afferma ancora Monsignor Lorefice che, durante la celebrazione dei funerali, si è commosso fino alle lacrime.
LE INDAGINI - Ieri la salma è tornata è tornata a casa dopo l'autopsia eseguita a Messina. L'esame non ha chiarito ancora del tutto la causa della morte, ma pare che abbia già escluso che la ragazza sia stata strangolata.
Per l'omicidio è indagato il fidanzato della giovane, Pietro Morreale di 19 anni, che si trova in carcere. "Un corpo dilaniato, come ha detto il gip e siamo molto provati per quello che abbiamo visto", ha detto ieri l'avvocato Giuseppe Canzone, legale della famiglia, che ha assistito all'autopsia. "Dobbiamo attendere l'esito degli esami istologici per stabilire le cause del decesso. Dall'esame autoptico sono emerse - ha invece affermato Manfredi Rubino il consulente nominato dagli avvocati che assistono la famiglia di Roberta Siragusa - gravi ustioni a livello del tronco, del viso e degli arti superiori e una parte degli arti inferiori. Non è ancora sufficiente per stabilire le cause di morte".
IL LEGALE - "Accompagniamo Roberta oggi in questo suo ultimo viaggio e solo dopo ci concentreremo per darle giustizia", ha detto l’avvocato Giuseppe Canzone, il legale della famiglia. "Solo con la giustizia questa ragazza riposerà in pace", ha aggiunto, spiegando che "gli investigatori che stanno lavorando non stanno trascurando nulla. Stanno raccogliendo elementi su elementi, c’è un quadro indiziario gravissimo. Confidiamo che quanto prima si possa riuscire a capire come la povera Roberta abbia trovato quello che ha trovato".