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Preapertura caccia 2023, Enpa: "Nessuna decenza davanti morte orsa"

"Ci rivolgiamo all'Europa perché eserciti ogni pressione possibile sull'Italia"

Fiera armi da caccia (Fotogramma)
Fiera armi da caccia (Fotogramma)
02 settembre 2023 | 17.50
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La stagione della caccia "si apre oggi anticipatamente" con le preaperture all'indomani dell'uccisione dell'orsa Amarena e "con un cacciatore che spara e uccide lasciando soli due cuccioli. Non c'è decenza, nulla riesce a fermarli, neanche le alluvioni o gli incendi. Ma è normale che si autorizzi l'apertura anticipata della caccia in regioni come Emilia Romagna e Sicilia? Non importa a nessuno, gli unici che a parole dicono di essere contro la caccia sono i Verdi, ma sono rimasti ben pochi", denuncia all'Adnkronos Carla Rocchi, presidente dell'Enpa, Ente Nazionale per la Protezione degli Animali.

"La politica se ne disinteressa, o meglio è interessata solo a quei 500mila voti, tanti quanti sono i cacciatori in Italia. Alla politica, o al governo, -incalza Rocchi - non interessa neanche la procedura di infrazione che Bruxelles sta per avviare nei confronti dell'Italia e noi di Enpa ci rivolgiamo proprio all'Europa perché eserciti ogni pressione possibile sull'Italia che per la caccia è la maglia nera continentale, dato che riapre la stagione in qualsiasi condizione: non importa se le specie si sono ridotte, se ci sono state alluvioni o si sono verificati incendi o eventi climatici estremi: bisogna riaprire perché portano voti".

L'apertura generale della stagione venatoria 2023-2024, è fissata per domenica 17 settembre, ma già oggi i cacciatori possono "''massacrare per divertimento' -rileva l'Enpa - alcune specie di avifauna", tra l’altro ancora nella fase della dipendenza dei piccoli dai genitori. "Le preaperture sono solo un ulteriore 'regalo' ai cacciatori elargito da lobby politiche sempre in cerca di consensi, mettendo in pericolo il già precario stato di conservazione di moltissime specie, che – spiega la Protezione Animali – sono in ulteriore sofferenza dopo un’estate caratterizzata da eventi climatici estremi che hanno causato la morte di milioni di animali selvatici".

"Questi eventi devastanti avrebbero dovuto indurre il mondo politico a sospendere, o quantomeno ridurre, la caccia. Invece gli amministratori pubblici sono venuti meno all’obbligo prioritario di tutela della fauna, patrimonio indisponibile dello Stato e bene costituzionalmente protetto (articolo 9 recentemente novellato), - continua l'Enpa - svendendola per racimolare qualche voto, anche a costo di mettersi contro l’Europa. Infatti, neanche la procedura Pilot 2023/10542 aperta da Bruxelles contro l’Italia, che potrebbe sfociare in una procedura d’infrazione con conseguente condanna della Corte di Giustizia Europea, ha fermato le Regioni. L’elenco delle contestazioni che l’Europa muove al nostro Paese -– prosegue la Protezione Animali – riguarda, tra l’altro, il mancato rispetto del divieto di utilizzare munizioni al piombo nelle zone umide e gli spari agli uccelli in migrazione e a ben 21 specie in cattivo stato di conservazione, in particolar modo la Tortora selvatica, il Combattente, e molti altri".

"Sotto la lente di Bruxelles siamo finiti anche per la questione del bracconaggio, rispetto al quale siamo maglia nera in Europa, nonostante le reiterate raccomandazioni dell’Unione Europea. Come noto, gli strumenti previsti dal nostro ordinamento per la prevenzione di un fenomeno criminoso punito dall’articolo 727 bis del codice penale, sono molto blandi. Al di là dei controlli sul territorio, che dovrebbero essere intensificati ancora di più malgrado il grande impegno delle forze dell’ordine, le pene previste per i bracconieri sono assolutamente irrisorie. In questi mesi -viene sottolineato- anche a fronte di una recrudescenza dei reati di bracconaggio, abbiamo più volte chiesto un inasprimento delle pene, ma l’unica preoccupazione di Governo e maggioranza sembra quella di armare i fucili, anche contro specie particolarmente protette quali il lupo e l’orso".

"Pur di accontentare un pugno di cacciatori, neanche 500mila, la politica non si fa scrupolo di condannare i restanti 59,5 milioni di italiani, che cacciatori non sono, non solo ad avere paura per la propria incolumità, a non dover passeggiare in natura, a vedere il patrimonio pubblico costituito dalla fauna selvatica 'ucciso' per mero divertimento, ma a pagare con le loro tasse le multe salate di Bruxelles. Proprio nel momento in cui si annuncia una manovra di bilancio 'lacrime e sangue'”, conclude l'Enpa.

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