“Essenziale la norma, prevista dalla riforma costituzionale della giustizia, che stabilisce l’indipendenza di PM e giudici, giacché, lungi dal costituire una mera petizione di principio, assurge a parametro di costituzionalità per tutte le future leggi che, qualora ledessero tale indipendenza, potrebbero essere dichiarate incostituzionali". Così il magistrato Gaetano Bono – autore del libro “Meglio separate, un’inedita prospettiva sulla separazione delle carriere in magistratura”, pubblicato a ottobre 2023 per l’editore Le Lettere – nel corso del convegno di presentazione dello stesso oggi presso il Tribunale di Agrigento, organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dalla Camera Penale di Agrigento, che ha visto la partecipazione di Angelo Nicotra, Presidente della Camera Penale di Agrigento quale moderatore, Antonio Provenzani e Alfonso Malato, Presidente facente funzione del Tribunale di Agrigento per gli indirizzi di saluto, e, come relatori, Stefano Zammuto, del Giudice del Tribunale di Sciacca, Luigi Miceli, Componente della Giunta dell'U.C.P.I. e Beniamino Migliucci, già Presidente dell'Ucpi e Presidente della Fondazione dell'Ucpi.
"Valutando senza pregiudizi il disegno di legge presentato dal Ministro Nordio, che peraltro ha chiarito che il testo non è blindato ma aperto all’accoglimento di proposte migliorative, reputo miopi quelle critiche che si sostanziano nel rifiuto di qualsiasi cambiamento, poiché non offrono nessuna alternativa percorribile a un legislatore che ha mostrato di avere una chiara volontà politica di separare le carriere dei magistrati - dice - Mentre invece un’interlocuzione di tipo tecnico-scientifico, specialmente da parte della magistratura, sarebbe importante non solo per evidenziare prospettive migliorative sui vari aspetti della riforma, tra cui quelli che più fanno discutere come l’introduzione dell’Alta Corte disciplinare e del sorteggio per la composizione del CSM, ma anche per proporre quegli ulteriori interventi di riforma senza i quali la separazione delle carriere sarebbe inutile per i veri problemi della giustizia, ossia durata dei processi, efficacia delle indagini, effettività delle decisioni giudiziarie, in quanto ad esempio servirebbero: maggiore specializzazione di giudici e pubblici ministeri, revisione della geografia giudiziaria chiudendo gli uffici più piccoli (e ciò vale specialmente per le procure) e incrementando organici e risorse in quelli limitrofi da rendere più efficienti, depenalizzazione, digitalizzazione e informatizzazione, ripensamento della formazione professionale, magari accomunandola con l’avvocatura, in modo da salvaguardare cultura della giurisdizione ed esigenze di specializzazione, eccetera”.