Ieri le dichiarazioni in Tribunale del 18enne cingalese che ha confessato l'omicidio e ha lasciato il corpo della 17enne in un carrello della spesa
"No, no. Chi ha ammazzato mia figlia non si può chiamare col nome, non si può definire un ragazzo, un uomo. Quello è un 'essere'. Un essere deplorevole che ha risposto alle domande del pm sempre con gli occhi bassi, cercando solo di giustificare se stesso. Con la morte di Michelle, uccisa in quel modo, abbandonata in un carrello della spesa, sono morto pure io. La mia anima è finita nel baratro della vendetta. Spero che l'assassino di mia figlia finisca i suoi giorni in carcere, che si faccia 100 anni dietro le sbarre. Perché, metti che se ne fa pure 99, fuori ad aspettarlo trova me". A parlare all'Adnkronos è Gianluca Causo, padre di Michelle, uccisa nel quartiere romano di Primavalle il 28 giugno dello scorso anno, a 17 anni, in casa di un ragazzo che credeva un amico, e abbandonata in un carrello davanti ai secchi della spazzatura. Ieri, il 18enne cingalese reo confesso e accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, occultamento e vilipendio di cadavere nel processo con rito abbreviato, ha reso esame davanti ai giudici del Tribunale dei Minori ribadendo la sua versione dei fatti.
"Ha raccontato quello che io già sapevo, mia figlia è stata ammazzata perché ha difeso una sua amica, che poi era la fidanzata del suo assassino. Lo ha ribadito lui stesso, Michelle gli aveva detto che era uno inaffidabile, che doveva smetterla di picchiare la ragazza, altrimenti lo avrebbe detto alla madre - continua il papà di Michelle, difeso dall'avvocato Antonio Nebuloso - A quel punto, come ha ripetuto in video collegamento dal carcere, ha preso il coltello e l'ha colpita al collo. Il sangue zampillava, e mentre Michelle si premeva la ferita, lui affondava la lama dove non poteva più coprirsi. Io ho ascoltato tutto, mia moglie a un certo punto è dovuta uscire dall'aula".
Gianluca Causo insiste sulla premeditazione: "Lui l'aveva già invitata la sera prima in un posto in mezzo al nulla dove avrebbe voluto ucciderla, Michelle però non aveva voluto e ha dovuto modificare il suo piano. Nel mentre, ha guardato su internet come uccidere una persona, quali fossero i punti vitali da colpire. Erano le 22.30. Al giudice ha giustificato quella ricerca dicendo che in quel modo avrebbe potuto difendere Michelle da eventuali persone pericolose incontrate in quel terreno abbandonato, dove oltretutto lei non è mai voluta andare. Avendo dovuto cambiare piani, è andato davanti al terreno dove avrebbe voluto gettare il corpo. Il gps lo ha localizzato lì per 20 minuti: il cancello, che l'indomani ha poi trovato chiuso (Michelle è stata trovata infatti subito fuori, ndr), era aperto. Voleva portarla lì perché ci sono i cinghiali e avrebbero fatto sparire il corpo togliendogli il lavoro sporco", continua con la voce rotta dalla dolore.
E così arriva il giorno dell'omicidio. "Michelle era stata invitata in casa da quell'essere con la scusa di ritrovarsi tra amici. Si sarà sentita tranquilla, in mezzo ad altre persone e in una palazzina di 15 appartamenti. Ci aveva detto che avrebbe incontrato poi i suoi amici, io e la madre eravamo a Bologna, mio suocero a un battesimo. Era serena, tranquilla", racconta ancora Causo.
"Quando è arrivata a casa sua hanno cominciato a discutere di come quell'essere trattava la fidanzata. Lui ha detto ieri di aver 'rosicato' - continua - perché Michelle gli aveva detto di smetterla di picchiarla. Ha raccontato senza mai versare una lacrima di averla colpita con quel coltello. Cinque ore di esame e ha cercato solo di giustificarsi senza mai un cenno di pentimento, di vergogna. Puntava solo a non farsi dare la premeditazione, perché sa che con quella gli fanno male. E' ridicolo, ma chi vuole prendere per il c..?".
Mai un pentimento dal ragazzo, oggi maggiorenne. Mai una lettera di scuse alla famiglia di Michelle. "Non abbiamo mai ricevuto delle scuse né da lui, né dalla madre che ha lasciato in tutta fretta Roma per trasferirsi vicino al carcere dov'è recluso il figlio. La pena che dovrebbero dargli? La spiego con un paragone - dice ancora Causo - Se a quello di Napoli che ha ammazzato il giovane musicista (Giovanni Battista Cutolo, ndr) hanno dato 20 anni, per l'essere che ha ucciso mia figlia e ha buttato il cadavere in un carrello della spesa, mi aspetto almeno 28 anni". "La nostra vita ormai è segnata - conclude il papà di Michelle - E' lei il primo pensiero al risveglio e l'ultimo prima di andare a dormire. Ai giudici già l'ho detto: quell'essere deve pregare Dio di restare in carcere il più a lungo possibile". (di Silvia Mancinelli)