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"Minori sbarcati da Diciotti ridotti a scheletri"

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP
23 agosto 2018 | 17.33
LETTURA: 3 minuti

Rinchiusi al buio per otto mesi, denutriti, con alle spalle periodi di detenzione in Libia lunghi anche tre anni. I 27 minori non accompagnati scesi dalla nave Diciotti, ormeggiata da lunedì al porto di Catania, hanno vissuto "orrori incredibili". Si tratta di 25 ragazzi e due ragazze di età variabile tra i 14 e i 17 anni, tutti eritrei ad eccezione di una ragazzina proveniente dalla Somalia.

"Uno di loro - racconta Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save The Children - presentava ferite di arma da fuoco. Ci hanno raccontato di essere rimasti rinchiusi per otto mesi al buio dentro una stanza o un container, questo ancora non è chiaro. Alcuni di loro pesano appena 35 chili". Il viaggio dalle coste dell'Africa è iniziato nella notte tra il 13 e il 14 agosto. Poi la settimana trascorsa in mane a bordo della Diciotti, prima del via libera di ieri del Viminale al loro sbarco. "Prima di poter partire sono rimasti in Libia a lungo, chi un anno, chi un anno e mezzo, qualcuno ci ha detto anche per tre anni. Sono denutriti e davvero in condizioni di grande deprivazione".

Al momento del loro sbarco sulla nave della Guardia costiera sono stati intonati alcuni canti. Dopo gli accertamenti sanitari i giovani migranti sono stati trasferiti nei centri di accoglienza messi a disposizione del Comune di Catania. I 27 minori sono sbarcati nella notte, mentre restano a bordo della nave della Guardia costiera gli adulti per la maggior parte di nazionalità eritrea.

Sul caso Diciotti intervengono anche l'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e l'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, che esortano il governo italiano a consentire ai rifugiati e migranti salvati a bordo della nave di sbarcare. "Accogliamo con favore gli sforzi compiuti dalla Guardia Costiera italiana nel salvare la vita di questi uomini, donne e bambini, ma è necessaria una risoluzione urgente a questa impasse - dice Roland Schilling, vice rappresentante regionale dell'Unhcr a Roma -.

Molti tra coloro che sono a bordo potrebbero aver bisogno di protezione internazionale e hanno già affrontato esperienze incredibilmente traumatiche". "I migranti che arrivano dalla Libia sono spesso vittime di violenze, abusi e torture, le loro vulnerabilità dovrebbero essere tempestivamente e adeguatamente identificate e affrontate", osserva Federico Soda, direttore dell'ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell'Oim e capo di missione per l'Italia e Malta.

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