"Questo episodio mette fine alla supposta pax della mafia a Milano e sicuramente darà il via a diverse conseguenze"
Ha incontrato due giorni fa 'Cicciu u Testuni', capo indiscusso delle cosche di Rosarno, Pesce-Bellocco, Klaus Davi che svela i legami di una delle due vittime dell’agguato di oggi in provincia di Milano. "Antonio Bellocco, ucciso questa mattina a coltellate a Cernusco sul Naviglio, è figlio di Giulio Bellocco e di Aurora Spanò detta 'A Gavineda'. Giulio - scrive Klaus Davi - è morto a gennaio di quest'anno rinchiuso al 41 bis nel carcere di Opera dopo che era stato condannato a 18 anni di reclusione, Aurora Spanò, all’interno dello stesso processo del marito, era stata condannata a 28 anni di carcere sempre al 41 bis. Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare di lei molto spesso perché ha picchiato diverse volte altre detenute (https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/29/ndrangheta-25-anni-di-carcere-alla-moglie-18-al-marito-aurora-spano-e-il-terrore-mafioso-tra-pizzo-e-pestaggi/2247490/.)".
"La vittima dell’agguato Antonio Bellocco era uno degli 11 figli di Giulio e Aurora. Giulio era il fratello di Umberto Bellocco detto “Assu i mazzi” morto anche lui nel carcere di Opera, il 22 ottobre 2022. La famiglia Bellocco è una delle famiglie più potenti di Rosarno e anche una tra le famiglie più consistenti per numero di affiliati. Nel 2006 la figlia di Umberto Bellocco si sposò con Giuseppe Pesce, fratello di Cicciu u Testuni e crearono un’alleanza tra le due famiglie. - continua Klaus Davi - Il fratello di quel Francesco Pesce che ho incontrato qualche giorno fa era quindi cugino acquisito di Antonio Bellocco. Anche se oggi queste due storiche famiglie sono state dimezzate per i tanti processi e i notevoli risultati delle Dda calabresi, ci sono ancora numerosi personaggi di un certo peso. Sta di fatto che Bellocco e Pesce sono ormai una sola famiglia”.
Il giornalista infine osserva: “Questo episodio mette fine alla supposta pax della mafia a Milano e sicuramente darà il via a diverse conseguenze. Fatti che non si possono certamente dirimere in una pur importantissima succursale come Milano, ma che finiranno anche sul tavolo dei boss rosarnesi che sono gli unici che hanno la forza criminale e politica di stoppare una faida”.