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Lodi, doppia indagine su morte ristoratrice e recensione omofoba

Pedretti sentita sabato dai carabinieri, autopsia nei prossimi giorni a Pavia. Chiesa gremita per il momento di preghiera

La pizzeria 'Le vignole' (Fotogramma)
La pizzeria 'Le vignole' (Fotogramma)
15 gennaio 2024 | 12.39
LETTURA: 4 minuti

È una doppia indagine quella del nucleo investigativo dei carabinieri di Lodi, che stanno facendo luce sulla morte di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria ‘Le vignole', trovata senza vita nel Lambro ieri, dopo essere finita alla ribalta delle cronache per il caso della recensione omofoba e contro i disabili. Il primo fascicolo, al momento contro ignoti, e su cui le indagini sono ancora in corso, è stato aperto prima della morte della donna. Istigazione all’odio razziale è l’ipotesi di reato per chi si sarebbe lamentato di essere stato “messo a mangiare di fianco a dei gay e a un ragazzo in carrozzina”.

La titolare della pizzeria sabato - a quanto si apprende - era stata convocata e sentita dai carabinieri, al solo scopo, però, di risalire all’autore della recensione, non per accertarne l’autenticità, che nel frattempo era stata messa in discussione sui social. La donna l’indomani mattina è sparita da casa e, dopo che il marito ha dato l’allarme, nel pomeriggio è stata trovata senza vita sulle rive del Lambro, a poca distanza dall’auto sporca dentro e fuori di sangue. Tutto al momento fa propendere per l’ipotesi del suicidio, ma nessuna pista verrà tralasciata.

La procura ha disposto l’autopsia, che verrà effettuata nei prossimi giorni a Pavia. Approfondimenti tecnici verranno svolti anche su telefono e computer in uso alla donna, mentre sono già stati sentiti familiari e conoscenti per comprendere cosa possa averla eventualmente spinta al gesto estremo.

Chi era Giovanna Pedretti: il suicidio del fratello

Giovanna Pedretti è stata protagonista del caso mediatico legato a una recensione omofoba e contro i disabili lasciata da un cliente e diventata virale. Intorno alla sua risposta e alla veridicità di quella recensione si era scatenata la gogna mediatica, ma dietro a quello che sembra un gesto estremo potrebbero esserci altri motivi. Sui social i commenti hanno continuato a dividersi, anche dopo la morte della donna che gestiva la pizzeria insieme al marito.

"Fatico ancora a credere", "per la Giovanna il suicidio non si poteva proprio ipotizzare". C'è sconcerto intanto a Sant'Angelo Lodigiano. "Era una bravissima persona" è il coro unanime che si alza dagli anziani riuniti al bar del centro. "In un paese piccolo come questo una notizia del genere lascia proprio sconcertati", spiegano. "È vero che il fratello è morto allo stesso modo, ma per la Giovanna il suicidio non si poteva proprio ipotizzare", si mormora.

Incredulità anche di fronte all'ipotesi che la recensione omofoba e contro i disabili che aveva fatto balzare all'onore delle cronache la ristoratrice fosse finta. "Pubblicata per farsi pubblicità? Ma Giovanna e il marito sono persone educatissime", dice una signora di Sant'Angelo Lodigiano. "La gente è solo cattiva", sentenzia un'amica, riferendosi alla gogna mediatica che si è scatenata dopo che sono emersi i dubbi sulla recensione choc.

L'invito a non depositare fiori davanti al ristorante

"Si prega cortesemente di non depositare fiori e oggetti davanti alle vetrine" è il cartello affisso questa mattina sulla saracinesca della pizzeria 'Le vignole' di Sant'Angelo Lodigiana.

Chiesa gremita per Giovanna Pedretti

Era gremita questa sera la chiesa di San Rocco a Sant’Angelo Lodigiano per il momento di preghiera organizzato dalla parrocchia per Giovanna Pedretti. “Era stupenda”, “una bellissima persona” le poche parole che filtrano dai concittadini di Pedretti all’arrivo in chiesa. Molti escono commossi, pochi con voglia di parlare e ai giornalisti assiepati fuori dalla parrocchia chiedono “rispetto e silenzio, perché ormai non c’è più nulla da dire”.

Un’amica della 59enne trovata morta, in lacrime, raccomanda: “Non vi fate ingannare dalle persone che sorridono sempre, che vi abbracciano, perché sono quelle più fragili, quelle che hanno bisogno di essere aiutate. Noi non ci aspettavamo dalla Gio una cosa del genere, era solo una persona stupenda. Non ci sono parole per descriverla, era veramente la bontà fatta persona. C’era per tutti noi”. La sua morte - aggiunge Giusy Devecchi, che insegnava educazione musicale alla 59enne ai tempi della scuola media - “ci ha veramente sconvolto. Giovanna era un punto di riferimento per tutti noi. Abbiamo proprio un vuoto nel cuore”.

Quindi il racconto, con sorrisi che si mescolano alle lacrime, di quando “si andava alla pizzeria e Giovanna faceva battute da morire dal ridere. Aveva un senso dell’umorismo spaventoso, anche se ne ha passate tante”. Devecchi è stata insegnante anche del fratello della vittima, morto suicida qualche anno fa. Un dettaglio che si sente ripetere spesso oggi in paese, mentre l’ipotesi più plausibile al vaglio degli investigatori che indagano sulla morte della ristoratrice è che, come nel caso del fratello, si sia trattato di un gesto estremo. “La pizzeria andava bene, non c’erano problemi. Secondo me, essendosi allargata troppo la cosa, lei non ha retto”, ipotizza l’ex insegnante, che si rifiuta di credere che Pedretti abbia potuto falsificare la recensione omofoba e contro i disabili. “Io, conoscendola, non ci credo, era una ‘pane al pane vino al vino’”, ma - punta il dito - “sono i social che stanno rovinando tutto”. (dall'inviata Alice Bellincioni)

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