La dirigente scolastica non aggiunge altro alla lettera, criticata dal ministro Valditara
Come dirigente scolastica Annalisa Savino vuole "evitare di alimentare ancora la già grande sovraesposizione mediatica a proposito di questioni che, seppur attinenti alla scuola e al suo ruolo nella società, tuttavia diventano facile oggetto di polemica e di strumentalizzazione". E' quanto dichiara all'Adnkronos la preside del liceo scientifico 'Leonardo Da Vinci' di Firenze dopo le parole del ministro dell'Istruzione del Merito, Giuseppe Valditara, che ha definito la sua lettera agli studenti "un atto di propaganda".
La dirigente scolastica, che ha risposto all'Adnkronos tramite una mail firmata da un suo collaboratore scolastico, precisa che "non è sua intenzione di aggiungere niente altro" rispetto alla lettera. "Il messaggio era rivolto agli studenti della nostra scuola, a cui si deve dedicare con attenzione ogni giorno, e a loro è arrivato, forte e chiaro", conclude la nota fatta diffondere dalla preside.
Annalisa Savino è finita al centro delle polemiche per la lettera aperta indirizzata a studenti, genitori, personale Ata e docenti della scuola, in merito a quanto avvenuto sabato 18 febbraio davanti a un'altra scuola fiorentina, il liceo classico Michelangiolo, dove due studenti di un collettivo di sinistra sono stati pestati con calci e pugni da sei appartenenti all'organizzazione Azione studentesca.
Nella lettera Savino ha scritto: "Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. E' nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti. 'Odio gli indifferenti' diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza".
"Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura - conclude la lettera della dirigente scolastica - Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così".