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Juve, Fagioli rischia squalifica: indagato per scommesse su piattaforme illegali

A quanto apprende l'Adnkronos, il calciatore è stato già interrogato dalla procura federale Figc. Cosa rischia il centrocampista

Il centrocampista della Juventus Nicolò Fagioli - Fotogramma
Il centrocampista della Juventus Nicolò Fagioli - Fotogramma
11 ottobre 2023 | 09.56
LETTURA: 2 minuti

Nicolò Fagioli, centrocampista della Juventus, rischia una squalifica per il procedimento relativo alle scommesse su piattaforme illegali. La procura federale della Figc ha già interrogato il 22enne calciatore, indagato dalla procura di Torino, come Lo apprende l'Adnkronos.

L'indagine della procura di Torino

Secondo La Stampa, che ha dato notizia dell'indagine in corso, "gli investigatori della squadra mobile hanno scandagliato gli accessi, incrociato dati e transazioni, analizzato nomi e nickname. Individuato, oltre al gruppo accusato di gestire le piattaforme, anche gli utenti. Tra cui ci sarebbe anche il giovane calciatore juventino" ora iscritto nel registro degli indagati con gli altri presunti scommettitori. Al vaglio degli inquirenti anche su cosa avrebbe scommesso.

Del procedimento della magistratura a carico del centrocampista juventino è a conoscenza anche la procura della Federcalcio. "La segnalazione, infatti, è stata inoltrata proprio dai legali del calciatore lo scorso 30 agosto. Aperto un fascicolo e acquisiti i primi atti, l'organo presieduto dal procuratore Giuseppe Chiné segue attentamente l'evolversi della vicenda", si legge sul quotidiano.

Cosa rischia Fagioli

Fagioli rischia 3 anni di squalifica

L'articolo 24 del codice di giustizia sportiva vieta "ai soggetti dell'ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso i soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell'ambito della Figc, della Fifa e della Uefa".

Quindi l'art. 24 del Cgs, prosegue evidenziando che "la violazione del divieto comporta per i soggetti dell'ordinamento federale, per i dirigenti, per i soci e per i dirigenti delle società la sanzione della inibizione o della squalifica non inferiore a tre anni e dell’ammenda non inferiore ad euro 25.000,00".

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