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Indi Gregory, appello rifiutato: domani stop alle macchine

L'annuncio di Simone Pillon, legale che segue famiglia della piccola in Italia: "Lavoriamo ad altri percorsi". Meloni a Uk: "Trasferirla in Italia in base a convenzione Aja. Terapie Roma senza dolore"

Indi Gregory con la mamma - (Foto dal profilo Twitter di Simone Pillon)
Indi Gregory con la mamma - (Foto dal profilo Twitter di Simone Pillon)
10 novembre 2023 | 18.26
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I sostegni vitali di Indi Gregory saranno staccati già domani e non lunedì. Lo scrivono su X Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e Simone Pillon, avvocato italiano della famiglia di Indi Gregory, che da giorni stanno seguendo la vicenda della piccola, di soli 8 mesi, affetta da una gravissima patologia mitocondriale. I due, in contatto con la famiglia di Indi e con i legali inglesi, hanno spiegato che la bimba verrà trasferita in un hospice e che, secondo un'interpretazione corretta della sentenza, il distacco dalle macchine che la mantengono in vita avverrà già domani. "Sembra che vogliano staccare tutto già domani portando la bambina all'Hospice", scrive Pillon sui social. "Io non ho parole. Se così fosse non ci sarebbe più tempo per nulla...".

Appello rifiutato e no giudici Uk a trasferimento in Italia

Sul tavolo c'erano due richieste: consentire il distacco delle macchine a casa da un lato, dall'altro permettere lo spostamento della bimba all'ospedale Bambino Gesù di Roma. "Respinto l'appello dei genitori e negato il ricorso alla Convenzione dell'Aja per il suo trasferimento in Italia": così Pro Vita & Famiglia su X. In un primo momento la "deadline" sul distacco delle macchine sembrava essere stata rinviata a lunedì. "Nel frattempo lavoriamo ad altri percorsi", aveva inoltre annunciato su X Simone Pillon.

"L'ostinazione dei giudici inglesi nel voler mettere fine alla vita di questa piccola combattente, nonostante il parere medico contrario dell'ospedale Bambino Gesù" di Roma, "è qualcosa di semplicemente satanico", ha aggiunto l'associazione Pro Vita & Famiglia.

Papà: "Disgustati da nuovo calcio nei denti, non smettiamo di lottare"

"Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un'altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati". "Questo sembra come l'ultimo calcio nei denti. Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine". Sono le dichiarazioni amareggiate di Dean Gregory, papà della piccola Indi. A diffonderle è stata l'organizzazione Christian Concern, che sta supportando genitori della bimba di 8 mesi affetta da una grave e rara malattia mitocondriale per la quale è stata confermata la sospensione dei supporti vitali.

"Claire ed io - sottolinea papà Dean - abbiamo sempre desiderato ciò che è nel migliore interesse di Indi. Lei ha diritti umani e volevamo che ricevesse le migliori cure possibili. Se il Regno Unito non ha voluto finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e l'assistenza che lo straordinario primo Ministro e il Governo italiano hanno offerto?", chiede il papà ribadendo di voler continuare a lottare.

Meloni a Uk: "Terapie Roma senza dolore, opportunità a vita dignitosa"

La premier Giorgia Meloni ha scritto una lettera al Lord Cancelliere e segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, in cui chiede che i due Paesi collaborino ufficialmente per facilitare il trasferimento di Indi a Roma ai sensi della Convenzione dell'Aja. E parla della proposta terapeutica dell'''Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, eccellenza mondiale nell'assistenza pediatrica". "Il protocollo, in particolare, prevede l'applicazione di uno stent all'efflusso del ventricolo destro per la gestione della condizione cardiologica e trattamenti sperimentali per l'aciduria idrossiglutarica D2,L2 (terapia con fenilbutirrato, terapia con citrato e dieta chetogenica). Durante l'attuazione di questi trattamenti, l'ospedale ha assicurato che al bambino sarà garantita la completa assenza di dolore e la fornitura di sistemi di ventilazione che ridurrà al minimo indispensabile ogni disagio per il bambino", sottolinea.

"A differenza del protocollo proposto dall'ospedale di Nottingham", dove la bimba è in cura e dove spingono per fermare le macchine, il trattamento dell'ospedale capitolino "non è irreversibile, ma modificabile in base alle migliori esigenze del bambino". Meloni chiede di informare l'autorità giudiziaria britannica delle possibilità offerte dall'ospedale Bambino Gesù, "credo fermamente - scrive - che ciò sia nell'interesse della bambina: non le causerà alcun dolore, come assicurano i nostri medici, e le darà solo un'ulteriore concreta opportunità di vivere una vita dignitosa. Spero possiate accogliere questa mia richiesta, in tempo per consentire a Indi di accedere a questa possibilità, nello spirito di collaborazione che da sempre caratterizza i rapporti tra i nostri due Paesi".

La lettera mira a sbloccare la situazione "in tempo utile perché Indi possa accedere a questa possibilità, nello spirito di collaborazione che da sempre contraddistingue i due Paesi". La premier, nel rivolgere il suo appello per il trasferimento della piccola Indi, fa riferimento, in particolare, all'articolo 32 della Convenzione dell'Aja, che prevede come, "su richiesta motivata dell’Autorità centrale o di un’altra autorità competente di uno Stato contraente col quale il minore abbia uno stretto legame, l’Autorità centrale dello Stato contraente in cui il minore ha la sua residenza abituale e in cui si trova" possa, "o direttamente o tramite autorità pubbliche o altri enti", "fornire un rapporto sulla situazione del minore; chiedere all’autorità competente del suo Stato di esaminare l’opportunità di adottare misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore".

Mantovano: "Non è un tronco"

"E' viva, reagisce, è vitale, non è un tronco", ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, parlando di Indi Gregory, nell'ambito del Forum 'Europa rapita: dove ritrovarla', promosso dalla Fondazione Iniziativa Europa, in corso a Stresa (Verbania).

"Se non vale la pena fare queste battaglie, per cosa vale la pena farne e impegnarsi? - ha detto - Abbiamo visto tutti il video della piccola Indi mentre stringe con la sua manina il dito della persona che ha davanti: è viva, reagisce, è vitale, non è un tronco". "Certo è una grave disabile, che ha una grave malattia molto seria che merita però di essere curata e non stroncata staccando le macchine - ha aggiunto Mantovano - Non so chi ha parlato di accanimento terapeutico quali dati avesse per una valutazione di questo tipo, la nostra valutazione è che ogni vita umana deve essere posta al centro dell'attenzione di tutti".

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