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Oltre 20mila persone per i Ceri a Gubbio, prima festa di popolo a tornare in piazza nel dopo Covid

Nella mattinata si è svolta l'alzata dei Ceri, uno dei momenti più intensi e affascinanti della Festa

Oltre 20mila persone per i Ceri a Gubbio, prima festa di popolo a tornare in piazza nel dopo Covid
15 maggio 2022 | 16.54
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Oltre 20mila persone, tra cui tanti turisti, anche stranieri, oggi hanno assisto a Gubbio (Perugia), alla Festa dei Ceri, prima manifestazione storico-folcloristica a tornare in presenza dopo la fine dell'emergenza sanitaria e l'allentamento delle misure anti Covid. Una piazza Grande, cuore della città medioevale umbra, gremita come il 15 maggio di tre anni fa, l'ultima volta in cui fu celebrata la festa in onore del patrono Sant'Ubaldo: tra la folla tanta emozione e commozione, comprese le lacrime di molti egubini quando il sindaco Filippo Mario Stirati e il vescovo Luciano Paolucci Bedini sulla scalinata del Palazzo dei Consoli hanno dato il via alla discesa dei Ceri delle tre famiglie dei ceraioli di Sant'Ubaldo, San Giorgio e Sant'Antonio Abate in un tripudio di fazzoletti rossi su camice gialle, azzurre e nere e pantaloni bianchi.

Nella mattinata si è svolta l'alzata dei Ceri, uno dei momenti più intensi e affascinanti della Festa. Spettacolare per il movimento di folla e per i colori, l'uscita di corsa dei tre Ceri, salutati dagli squilli del trombettiere, lungo la scalinata del Palazzo dei Consoli, orizzontali sulle spalle dei propri ceraioli. Poi il montaggio dei Ceri alla barella, il fissaggio sulla sommità dei Ceri delle statuette dei tre santi e il lancio delle tre brocche scagliate tra la folla assiepata, corsa ad accaparrarsi un pezzo di 'coccio' come ricordo.

Al suono del Campanone e in mezzo ad urla crescenti di incitamento, con un rapido movimento, i ceraioli hanno alzato rapidamente in verticale i Ceri ed hanno iniziato subito la corsa, uno dietro l'altro, aprendosi un varco tra la gente acclamante e compiendo tre 'girate', ossia tre giri in senso antiorario intorno al pennone centrale.

Nel pomeriggio si è svolta la solenne processione con la statua di Sant'Ubaldo, che dalla Cattedrale è scesa in Piazza Grande dove è stata accolta dal suono a distesa del Campanone. Nel frattempo le mute dei ceraioli si sono disposte lungo il tragitto e dopo la benedizione del vescovo è iniziata la tanto attesa corsa dei tre Ceri, fremente, impetuosa, drammatica come poche al mondo. E al tempo stesso una prova di grande forza e abilità per far correre il Cero il più possibile in verticale evitando 'cadute' e 'pendute'. Questa è la vittoria, tenendo conto che non esiste il sorpasso e che i Ceri arrivano in cima al monte Ingino nello stesso ordine con cui sono partiti: Sant'Ubaldo, San Giorgio e Sant'Antonio.

"Oggi per Gubbio è stata una rinascita, la rinascita del popolo eugubino - ha detto all'Adnkronos il sindaco Filippo Mario Stirati - Il 15 maggio è per Gubbio sempre una nuova prima volta ma questa volta lo è ancora di più dopo il fermo di due anni a causa del Covid. Devo dire che la cornice di popolo è stata davvero straordinaria, con la primavera che ci ha sorriso e una partecipazione formidabile".

"Oggi è stata una giornata meravigliosa per l'Umbria che riparte dalla grande festa dei Ceri di Gubbio, che rappresenta al meglio la nostra regione. La Festa è uno spettacolo straordinario - ha commentato con l'Adnkronos la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei - Il nostro auspicio di poter riprendere questa grande manifestazione si è avverato. L'Umbria è una terra che attrae, che piace molto ai turisti e questa Festa segna anche simbolicamente la ripartenza dando un segnale importante".

Il prefetto di Perugia, Armando Gradone, ha dichiarato: "Ho provato un'emozione enorme di fronte ad un sentimento collettivo che esplode in questa Festa. Capisco adesso che cosa ha significato per gli eugubini non fare questa Festa per due anni: per loro è stata una rinuncia estremamente dolorosa. Siamo di fronte ad uno di quegli eventi che rappresentano la filigrana sottile dell'identità di un popolo. Non celebrare questa ricorrenza per gli eugubini è come rinunciare alla cosa più importante che hanno nella vita della loro comunità locale".

(di Paolo Martini)

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