Il quadro tracciato in 15 pagine da Raniero Rossetti, lo specialista in psichiatria incaricato dalla difesa dell'imputato nel processo per l'omicidio di Giulia Tramontano
"Il narciso patologico, il manipolatore e l'astuto controllore di due esistenze femminili da tenere al guinzaglio con bugie e sotterfugi seriali è stato smascherato e ha dovuto improvvisamente decadere dal suo ruolo". E' in questo "crollo" che Giulia Tramontano, la donna della sua vita diventa "la nemica" e le 37 coltellate, che seguono lo smascheramento, sono l'atto "devastante e finale" del "risentimento" per chi portava in grembo Thiago. E' in questo quadro che agisce Alessandro Impagnatiello secondo Raniero Rossetti, lo specialista in psichiatria incaricato dalla difesa dell'imputato, reo confesso, che parlerà nella prossima udienza del 10 giugno a Milano.
Nella relazione di quindici pagine, depositata ieri alle parti, l'esperto tratteggia la personalità del 31enne con due sfaccettature: l'uomo che vive una relazione convenzionale con Giulia e il barman con forti ambizioni nel lavoro e "appagato" dall'altra donna (collega di lavoro) che lo desiderava e aspettava. L'imputato è logorato da "un forte stato di stress", fa "uno sforzo enorme per tenere tutto sotto controllo, era un enorme castello di bugie, una specie di doppia vita", spiega allo psichiatra in due colloqui in carcere.
Ma la partita sulla "scacchiera" salta il 27 maggio del 2023 quando c'è l'incontro tra le due donne che lo fa sentire "sconfitto, umiliato per avere perso il controllo che durava da dieci mesi". Il faccia a faccia determina "una tremenda ferita narcisistica all'imputato, non rimediabile né sanabile: 'il mondo mi è crollato addosso' ha continuato a ripetermi in seduta, e tale affermazione è assolutamente credibile" si legge nella consulenza.
"Da maschio onnipotente con in pugno la quotidianità delle due, si è trovato improvvisamente a essere un maschio assolutamente fragile, in balia delle due, delle loro rivelazioni e infine da loro scoperto nelle sue bugie a raffica e nelle sue manipolazioni". E il "risentimento" che prova lo direziona verso Giulia "percepita per l'appunto in modo patologico come la 'colpevole' di quanto accaduto. La sua è una "risposta paranoidea" dove la 30enne è la "donna cattiva fonte di tutti i miei mali" contro cui mettere in atto un "odio distruttivo".
In questo quadro per lo psichiatra Impagnatiello è "portatore di importanti nuclei patologici di tipo strutturale (narcisistici, ossessivi, paranoidei)" che lo portano a percepire Giulia non più lucidamente come la sua compagna di vita e la madre del figlio che sta per nascere, "quanto erroneamente (e patologicamente) come la 'nemica' che aveva minato e poi mandata a pezzi la sua quotidianità, pompata e gonfiata dall'attività lavorativa 'immaginifica' (in un noto bar del centro di Milano frequentato da vip, ndr), dalla relazione con l'altra e dal godimento narcisistico di essere in grado di gestire le due donne, l'una all'insaputa dell'altra".
In tal senso per l'esperto incaricato dalla difesa "l'evento omicidiario è stato sotteso da una percezione patologica della figura di Giulia da parte di Impagnatiello che ha inciso sulla sua capacità percettiva di tale evento compromettendone la corretta e fisologica lettura (il cosiddetto dato di realtà)".