In tutto eseguite 30 misure cautelari. Gli abusi e i maltrattamenti in una struttura sociosanitaria-riabilitativa della città. Le vittime tutte donne
Afferrate per i capelli e per il corpo e colpite al volto e su altre parti con schiaffi, pugni, spinte, scuotimenti e strattonamenti. A volte trascinate per i corridoi. Minacciate, insultate, umiliate e ingiuriate con frasi volgari. Sono alcuni degli abusi e dei maltrattamenti ai quali sarebbero state sottoposte le pazienti, in tutto 25 e tutte donne, ricoverate presso una struttura sociosanitaria-riabilitativa di Foggia.
Gli investigatori hanno utilizzato riprese video per documentare i fatti che avvenivano nel centro socio sanitario e riabilitativo. "...mo' te lo devi lavare tu se no ti spacco la faccia"; "... ma che sei convinta che stanno le telecamere?... io ti do in fronte.... io ti do in fronte ... io ti uccido di mazzate". Queste alcune delle frasi riportate nell’ordinanza del gip del tribunale di Foggia Maria Luisa Bencivenga.
Ad agire sarebbero stati 30 tra infermieri ed operatori socio sanitari, educatrici professionali e ausiliari, persino il dipendente di una società di pulizia. Questa mattina, a seguito delle indagini dei carabinieri, sette di loro sono stati arrestati in esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere, 8 si trovano agli arresti domiciliari. Inoltre sono stati eseguiti 13 divieti di dimora con contestuale divieto di avvicinamento e 2 divieti di dimora. Le vittime, dichiarate invalide civili e/o portatrici di disabilità ai sensi della legge 104 del 1992, oltre in qualche caso a essere di età avanzata, si trovavano in uno stato di incapacità e di inferiorità psichica e fisica. Tra le accuse, limitatamente ad alcuni degli indagati, anche il sequestro di persona e la violenza sessuale.
"Ne violavano la corporeità sessuale..." e "...ne limitavano con violenza la libertà di movimento rinchiudendole a chiave per ore in singole stanze" si legge nell'ordinanza del gip, o "addirittura legandole a letti e sedie, utilizzando delle lenzuola. Lasciavano che vivessero in condizioni di degrado non provvedendo in maniera adeguata alla detersione di quelle tra le persone offese che non erano autosufficienti e, in alcuni casi, demandando ad altri degenti, anche del sesso opposto, il compimento di compiti connessi all'igiene intima di tali persone e persino consentendo che tali compiti fossero eseguiti nei corridoi".
"Le umiliavano - continua l’ordinanza - facendo commenti sprezzanti durante le operazioni di pulizia personale ("ma da quando è che non ti lavi, fai schifo, fai schifo a come puzzi!"..., queste alcune frasi registrate), facendo assistere “addetti alle pulizie e pazienti maschi mentre cambiavano le donne e facendo loro il verso quando piangevano o si lamentavano; ponevano in essere nei loro confronti manovre contenitive o manipolatorie irruente e brusche e, in alcuni casi, si facevano coadiuvare da altri ospiti della struttura che, non essendo adeguatamente formati, nello spostare le degenti non autosufficienti provocavano loro dolore”.