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Coronavirus, medici Trivulzio: "Siamo indignati"

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10 aprile 2020 | 08.27
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"Questa è una cosa che ci sta ammazzando, è come se il lavoro che abbiamo fatto per tanti anni fosse svanito": a parlare con il quotidiano 'Il Giornale' è una operatrice sanitaria del Pio Albergo Trivulzio, l'Azienda di servizi alla persona (Asp) milanese finita nella bufera per il presunto picco di anziani morti per Coronavirus tra marzo e aprile e per presunte omissioni e mancate cautele allo scopo di impedire la diffusione del contagio. Sul caso indagano il ministero della Salute, la Procura di Milano e una commissione di Regione Lombardia. In reazione agli articoli pubblicati nell'ultima settimana gli operatori del Pat hanno scritto una lettera: in calce ci sono più di 50 firme di medici, specializzandi, infermieri, fisioterapisti e altri sanitari.

Il giornale riporta alcuni passaggi della missiva. "Come operatori della struttura (...) siamo onestamente indignati. Lamentare una presunta macchinazione ai danni dei pazienti che ci vedrebbe implicitamente coinvolti (...) riteniamo sia di una gravità inaudita e ci sconforta profondamente". Perché "ci stiamo prodigando oltre misura per fornire il massimo ausilio, senza più considerare gli orari di servizio, sacrificando le nostre famiglie e mettendo per primi a repentaglio la nostra salute". Ancora: "Anche oggi vorremmo poter dedicare tutte le nostre energie ai nostri pazienti e invece ci troviamo subissati da telefonate dei loro parenti, allarmati per quanto hanno letto". I lavoratori firmatari scrivono di aver voluto far sentire la propria voce contro l'"attacco gratuito" e per tutelare la propria "professionalità e onorabilità".

Nella prima settimana di aprile al Trivulzio ci sono stati 27 morti per sospetto Covid-19. Sul fronte giudiziario il dipartimento Ambiente e salute della Procura, guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che ha aperto un'inchiesta a carico di ignoti per epidemia e omicidio colposi e per violazioni delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, indaga sulla base delle denunce di lavoratori e familiari (lo stesso accade per un' altra decina di Rsa nel Milanese). Gli inquirenti dovranno verificare tra l'altro le segnalazioni su 'minacce' a dipendenti che insistevano per usare la mascherina.

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