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Chiese le dimissioni di Papa Francesco, monsignor Viganò accusato di scisma

L'ex nunzio Usa convocato dal dicastero per la Dottrina della Fede "per prendere nota delle accuse": "Io come Lefebvre"

Carlo Maria Viganò  e Papa  Francesco
Carlo Maria Viganò e Papa Francesco
20 giugno 2024 | 16.50
LETTURA: 2 minuti

Accusa di scisma per monsignor Carlo Maria Viganò. Il dicastero per la Dottrina della Fede ha convocato oggi, 20 giugno, l’ex nunzio Usa invitandolo a presentarsi "per prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato (affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II).

L’ex Sant’Uffizio - nel decreto - ricorda che si tratta di un processo penale extragiudiziale e avverte l’imputato di nominare un avvocato. Viganò, che era arrivato a chiedere le dimissioni del Papa, si dice "onorato" delle accuse.

Viganò: "Io come Lefebvre"

Viganò, dopo essere stato informato "con una semplice e-mail dell'avvio di un processo penale extragiudiziale", osserva: "Presumo che la sentenza sia già stata preparata dato che si tratta di un processo extragiudiziale. Io considero le accuse contro me un onore. E' necessario che l'Episcopato, il clero e il popolo di Dio si chiedano seriamente se sia coerente con la professione della fede cattolica assistere passivamente alla distruzione sistematica della Chiesa da parte dei suoi leader proprio come altri sovversivi stanno distruggendo la società civile. Nessun cattolico degno del nome può essere in comunione con questa 'chiesa bergogliana' perché agisce in chiara discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo".

“Cinquant'anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant'Ufficio, l'arcivescovo Marcel Lefebvre fu convocato e accusato di scisma per aver respinto il Vaticano II. La sua difesa è mia; le sue parole sono mie; e le sue argomentazioni sono mie”, ha poi sottolineato l’ex nunzio in Usa, accusato di eresia dall’ex Sant'Uffizio.

“Argomenti - scrive - davanti ai quali le autorità romane non potevano condannarlo per eresia, dovendo invece aspettare che consacrasse i vescovi in modo da avere il pretesto di dichiararlo scismatico e poi revocare la sua scomunica quando era già morto. Lo schema si ripete anche dopo che mezzo secolo ha dimostrato la scelta profetica dell'arcivescovo Lefebvre”.

Poi le parole durissime verso Bergoglio: “La Chiesa cattolica è stata lentamente ma inesorabilmente rilevata e a Bergoglio è stato affidato il compito di renderla un'agenzia filantropica, la 'chiesa dell'umanità, dell'inclusione, dell'ambiente' al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa cattolica: è la sua contraffazione”.

Parolin

"Mi dispiace tantissimo perché ho sempre apprezzato mons. Viganò come grande lavoratore, fedele alla S. Sede ed era di esempio, anche quando e’ stato nunzio ha lavorato bene", dice il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. "Viganò - osserva Parolin a margine di un evento all’Universita’ Urbaniana - ha assunto alcuni atteggiamenti e gesti di cui deve rispondere. E' normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione svolgendo una indagine necessaria per approfondire la situazione".

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