Sono stati insieme per 4 ore, poi, è tornato nel carcere di Verona. La mamma 96enne non lo vedeva dal 2008
Chico Forti è andato a casa della madre a Trento. Il detenuto ha lasciato il carcere di Verona alle 14, in ritardo di due ore rispetto alle iniziali previsioni. Scortato dalla Polizia Penitenziaria, è arrivato a casa dalla madre 96enne a Trento. Ad accoglierlo lo zio Gianni e una folla di giornalisti e sostenitori. Sul posto gli agenti della Questura impegnati a gestire la tanta gente in attesa dalla tarda mattinata di oggi.
La madre, 96enne, non vedeva il figlio dal 2008, ieri il via libera da parte del Tribunale di sorveglianza di Venezia alla richiesta avanzata dal difensore ‘per motivi umanitari’. La visita di Forti nella casa della madre a Trento durerà circa tre ore e non potrà uscire dall’abitazione. All’incontro presenti anche lo zio Gianni e il fratello Stefano. L’annuncio del via libera è stato dato dal deputato di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe che è stato il primo a visitare Forti subito dopo il suo trasferimento nel carcere veronese.
"La piazza è piena, e non abbiamo parole per l'emozione", aveva detto all'Adnkronos lo zio emozionato al punto quasi da faticare a parlare. "La mamma sta fremendo, è in casa con il fratello e con mia moglie - aveva aggiunto -. La tengono tranquilla".
Come previsto, è durato 4 ore l'incontro tra Chico Forti e la madre. Il 64enne estradato sabato scorso dagli Stati Uniti per terminare di scontare la pena per omicidio, è ripartito per far ritorno nel carcere di Verona.
"Esiste un principio cristallizzato dalla Corte Costituzionale, oltre che dalla Cassazione, su spinta della Cedu, che favorisce i colloqui con i familiari dei detenuti e la risocializzazione, quindi è facile che Chico Forti ottenga presto il permesso per incontrare la mamma a Trento". A dirlo all’Adnkronos Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere Penali del diritto Europeo e Internazionale ed ex consulente della famiglia Forti fino alla decisione definitiva di consegna all'Italia del 65enne trentino condannato per omicidio in Florida. "Per uscire dalla confusione dopo quanto ho letto nelle ultime ore, vorrei subito chiarire - precisa - che Forti non è stato estradato ma consegnato al nostro Paese sulla base di un accordo con gli Usa che stabilisce che finisca di scontare la sua pena in Italia”.
Secondo l’esperto di diritto internazionale, che conosce bene le carte avendo seguito il caso nei mesi precedenti, ora per Chico Forti si aprono nuovi scenari sulla strada della libertà. "Nel conflitto di norme tra Italia e Usa, non escludo nemmeno un provvedimento clemenziale che potrebbe risolvere la questione della corretta applicazione del trattato internazionale", sottolinea l'avvocato Tirelli.
Chico Forti è stato condannato per un omicidio "per cui il nostro ordinamento non prevede l’ergastolo ostativo - spiega l'avvocato - Quindi potrebbe ottenere, allo scadere del 26esimo anno di detenzione, la libertà vigilata". Una ipotesi non lontana nel tempo visto che il 65enne trentino ne ha già scontati tra i 24 e i 25 in Florida. “L’ergastolano comune, secondo il codice penale, dopo 26 anni può essere ammesso alla liberazione condizionale e dunque ottenere la libertà vigilata, arrivando infine nel giro di 5 anni - periodo in cui va comunque dimostrata buona condotta - ad essere un cittadino del tutto libero per estinzione della pena”.
Qualche perplessità Tirelli la esprime sull'accoglienza di Chico Forti in aeroporto: "Sono rimasto colpito che un condannato per omicidio, che ha accettato il verdetto americano, sia stato accolto formalmente da un presidente del Consiglio, in un altro Paese questo probabilmente non sarebbe accaduto. Una grande sensibilità da parte del governo che andrebbe spesa anche per le migliaia di detenuti reclusi nei penitenziari italiani. Un sistema in sofferenza".