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Cervinia cambia nome, Santanchè si schiera: "Siete matti?"

La celebre località sciistica in Valle d’Aosta si chiamerà Le Breuil. Il ministro del Turismo: "Ripensateci"

Cervinia - (Fotogramma)
Cervinia - (Fotogramma)
30 novembre 2023 | 13.53
LETTURA: 2 minuti

Cervinia cambia nome. Si chiamerà Le Breuil. La notizia che la celebre località sciistica in Valle d’Aosta ha ripreso la sua antica denominazione ha suscitato non poche polemiche, con la ministra del Turismo, Daniela Santanchè in primis, che sui social ha espresso il proprio dissenso: "Buongiorno, volevo confrontarmi con voi perché io da qualche giorno veramente non riesco a capire cosa passa per la testa di alcuni. Cervinia, una località sciistica riconosciuta e rinomata della Valle d'Aosta, una delle eccellenze del turismo del nostro Paese cambia nome. Si chiamerà Le Breuil. Ma siete matti?". Lo sapete quanto tempo ci vuole a costruire una destination, una brand reputation? Ripensateci”, dice nel video pubblicato sul suo account X.

Ha chiesto un intervento del governo il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia. "La decisione del Comune di Cervinia di togliere la denominazione italiana lasciando solo quella francese è una scelta incostituzionale e tradisce uno spirito anti-italiano che evidentemente viene insufflato da quelle parti. Sono certo che il Governo Meloni studierà le modalità per impugnare questa decisione. L’Italia riconosce alle Regioni a Statuto speciale ampia autonomia e notevoli risorse, gli stessi Comuni che si trovano in quello e in altri territori simili godono di una libertà negata ad altri. Ma questo non autorizza nessuno ad agire fuori dal dettato costituzionale. La nostra Carta tutela le minoranze linguistiche prevedendo l’uso degli idiomi locali, e quindi dei toponimi nella lingua minoritaria rispetto all’italiano. Queste Regioni pur nell’ampia potestà legislativa consentita dallo Stato non possono assumere atti contro la Costituzione. È di solare evidenza che togliere il nome Cervinia è contro ogni tutela della lingua italiana, contro la Repubblica italiana, contro le nostre regole civiche e contro l’interesse economico nazionale. Il bilinguismo non è una scelta ma un dovere. Queste provocazioni, che a fasi alterne colpiscono la nostra cultura, potranno cessare se e quando il Parlamento più esplicitamente approverà la proposta di costituzionalizzazione della nostra lingua madre, come accade nella stragrande maggioranza delle nazioni europee.

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