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Burioni: "Plasma e vaccino non contrapposti, ecco perché"

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07 maggio 2020 | 22.29
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"In Italia amiamo molto le polemiche e le cerchiamo anche dove non c'è contrapposizione, come tra plasma e vaccino. Non c'è contrapposizione neanche tra me e i colleghi che stanno portando l'importante lavoro" relativo al plasma dei guariti. Sono le parole di Roberto Burioni in un lungo video pubblicato sul sito MedicalFacts.com.

"Non ho mai detto una parola contro il plasma o contro i colleghi che stanno portando avanti la sperimentazione. Oltretutto il vaccino non c'è, mentre il plasma c'è e se funzionasse potremmo usarlo domattina. Se fosse dimostrato che funziona, sarebbe una benedizione. Ma ci vuole una dimostrazione solida. Il plasma ha funzionato con il tetano, la rabbia, l'epatite A, l'epatite B. Non ha funzionato con l'Hiv e con l'epatite C. Se funzionasse sarebbe estremamente positivo, avremmo una possibilità di curare chi sta male e potremmo provarlo a dosi minori su chi si è appena ammalato", aggiunge il virologo.

"In questo scenario, le persone non arriverebbero ad ammalarsi in forma grave. E' uno scenario fantastico ma non ideale. La differenza tra plasma e vaccino è un po' come diceva Mao: un conto è dare del pesce ad una persona, un'altra cosa è insegnare a pescare. somministrare del plasma è come dare del pesce a una persona, somministrare il vaccino significa insegnare a pescare. Con il plasma, la protezione dura poco e il soggetto in teoria può ammalarsi. Con il vaccino, è il soggetto a produrre gli anticorpi", afferma ancora.

"Plasma e vaccino non si escludono a vicenda ma si passano il testimone. Il plasma però non è totalmente gratuito, perché bisogna prepararlo e bisogna controllare che non abbia caratteristiche tali da diventare pericoloso. Tutto questo, se si pensa a 500.000 pazienti, richiede costi e strutture. Somministrare plasma comporta anche rischi: il primo è infettivo. Tutto ciò che viene dal sangue può portare virus, nulla toglie che ci possa essere in poche persone un virus che non conosciamo e che salta fuori. E' un rischio che si può correre, ma dobbiamo comunque essere certi che il plasma funzioni. Inoltre, il plasma non è innocuo", spiega Burioni.

"Ci sono anche anticorpi diretti contro le cellule di chi lo riceve: in una percentuale non trascurabile di trasfusioni o donazioni ci sono sindromi molto gravi che riguardano i polmoni", afferma. "Se il plasma funzionasse, si aprirebbe uno scenario molto interessante: produrre in laboratorio sieri sintetici. Probabilmente sarebbe più economico, più standardizzato e più sicuro. Spero che in un'emergenza come questa che la proprietà intellettuale venga vista in maniera diversa. Se si trova un rimedio, non penso possano valere le regole che valgono per tutti gli altri farmaci. Bisognerà mettersi insieme, l'autore della scoperta dovrà avere il giusto compenso ma la priorità è liberare il mondo", conclude.

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