"A rischio accesso cure per tutti, per Ssn 124 mld ma solo 22 indicatori per valutare erogazione Lea nelle regioni"
"Nel 2022 alla sanità pubblica sono state destinate risorse per 124 miliardi, ma il nuovo sistema nazionale di controllo e verifica dell'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza nelle regioni ha troppe 'falle', che se non corrette subito faranno aumentare le disuguaglianze e renderanno sempre meno esigibile il diritto alla salute. Ci sono infatti solo 22 indicatori 'core' per verificare e valutare l'erogazione dei Lea nelle regioni. Il nuovo sistema di garanzia dei Lea ha 12 indicatori core di monitoraggio in meno, tutti approvati prima della pandemia e del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quindi inadeguati alle attuali sfide che attendono il Servizio sanitario nazionale e i diritti dei pazienti. Nessun indicatore (core) ad esempio su Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali, telemedicina, farmaci innovativi, aderenza terapeutica, pronto soccorso, intramoenia, malattie rare, equità sociale, recupero cure mancate, e solo un indicatore su liste di attesa". Così Tonino Aceti, presidente di Salutequità, in occasione del seminario nazionale 'Analisi del nuovo sistema di garanzia dei Lea', promosso oggi a Roma da Salutequità, con il contributo non condizionato del Gruppo Servier in Italia.
Presenti all'evento numerosi esperti e decisori. Obiettivo dell'iniziativa: contribuire con idee costruttive al cambiamento che serve al Paese. "Manca un sistema di aggiornamento agile, flessibile e dinamico degli indicatori di monitoraggio - aggiunge Aceti - e la pubblicazione dei dati 2020 è già in ritardo di 6 mesi rispetto alla scadenza prevista al 31 dicembre 2021". Tutto questo "in un quadro in cui il monitoraggio e la verifica - sottolinea - hanno più valore che mai: in 2 anni di pandemia cresce la rinuncia alle cure, sono saltate visite ed esami anche per i malati cronici e peggiora l'aderenza terapeutica ai trattamenti. Nel 2021, secondo l'ultimo Rapporto Bes dell'Istat, è quasi raddoppiata rispetto al 2019 la percentuale di chi ha rinunciato alle cure: dal 6,3% del 2019 si è passati all'11% del 2021. Tra le regioni con più alta rinuncia alle cure vi sono la Sardegna (18,3%), l'Abruzzo (13,8%), il Molise e il Lazio (13,2%). Parallelamente, secondo l'Istat, nel 2021 aumentano anche le spese sanitarie a carico delle famiglie, attestandosi a 118 euro al mese, con un +9% rispetto al 2020".
La pandemia ha influito anche sulla presa in carico delle cronicità. Secondo il Rapporto annuale 2021 dell'Istat - è emerso dai lavori del seminario - nel 2020 sono saltate rispetto al 2019 quasi un terzo delle visite di controllo e prime visite volte a impostare il piano terapeutico. A risentirne subito è stata l'aderenza terapeutica: dal Rapporto Osmed 2020 dell'Aifa, si evince è ad esempio che è aumentata la percentuale di persone con bassa aderenza al trattamento con farmaci per l'ipertensione e lo scompenso cardiaco, attestandosi nel 2020 al 18,1% (variazione di +2 punti percentuale rispetto al 2019). La bassa aderenza tende ad aumentare con l'età e comunque presenta valori più critici al Sud e al Centro.
"Contestualmente - ricorda Aceti - il Governo ha incrementato le risorse per il Ssn portandole da oltre 114 miliardi del 2019 a circa 124 nel 2022 e 128 nel 2024, e potrà contare su 18,5 miliardi aggiuntivi del Pnrr attraverso i quali realizzerà investimenti e riforme". Ma "i maggiori finanziamenti messi sinora sul piatto - sostiene il presidente di Salutequità - potrebbero però non essere sufficienti per aumentare come servirebbe l'accesso alle cure dei cittadini, ridurre le liste di attesa, contrastare le disuguaglianze e mettere a terra le riforme, a partire da quella della nuova sanità territoriale. Serve un sistema di controllo e verifica dell'erogazione dei Lea nelle regioni più forte e dinamico rispetto a quello attuale, in grado di cogliere molto meglio le reali difficoltà che ogni giorno incontrano i cittadini in tutti gli ambiti dell'assistenza, poter intervenire con misure più mirate di potenziamento dei Lea, spingere in tutte le regioni l'attuazione concreta della programmazione nazionale e delle riforme, così da utilizzare al meglio tutte le risorse stanziate".
Il nuovo sistema di garanzia dei Lea, entrato in vigore il 1 gennaio 2020, "è già vecchio - rimarca Aceti - e va subito ammodernato, come peraltro previsto dal Patto per la Salute 2019-2021. Inoltre, un suo rafforzamento darebbe al ministero della Salute anche la possibilità di esercitare in modo più incisivo le sue competenze a garanzia dell'unitarietà del Ssn e dell'esigibilità dei Lea in tutte le regioni. Ministero della Salute, Mef e Regioni aprano subito un tavolo".
Per questo Salutequità ha lavorato a una 'Gap analysis per l'equità nel nuovo sistema di garanzia dei Lea', presentata oggi a Roma nel corso del seminario. Secondo lo studio andrebbero messi a punto o rafforzati indicatori core ad hoc su: attuazione Piano nazionale della cronicità, con particolare riguardo al sistema di stratificazione della popolazione; aderenza terapeutica e Pdta; qualità e accessibilità dell'assistenza primaria; equità di accesso alla telemedicina e completezza/utilizzo del fascicolo sanitario elettronico; tempestivo accesso ai farmaci innovativi; qualità dell'assistenza domiciliare integrata; rispetto norme liste di attesa e recupero delle cure mancate a causa del Covid.
E ancora: attuazione e rispetto del decreto sugli standard dell'assistenza territoriale (Dm71) a partire dagli standard dell'infermiere di famiglia e di comunità all'ulteriore personale infermieristico, medico e delle altre professioni coinvolte; accessibilità, qualità e sicurezza delle cure nei pronto soccorso; qualità, accessibilità ed equità dell'assistenza garantita alle persone con malattie rare; umanizzazione e sicurezza delle cure; rispetto delle norme relative alla regolamentazione dell'intramoenia; equità sociale attraverso il tasso di rinuncia alle cure.