Sei italiani su 10 (58%) sono abbastanza o molto informati sulla green economy e oltre il 70% dà importanza alle politiche pubbliche per l’attuazione delle misure di green economy. Ma i cittadini molto soddisfatti delle 'azioni verdi' adottate nei propri comuni sono una piccola minoranza (il 6,8%); quelli abbastanza soddisfatti sono di più (il 37%). E' quanto emerge dall'indagine sulle opinioni dei cittadini sulle misure di green economy nelle città, realizzata da Demetra opinioni (coordinata da Ketty Vaccaro del Censis) e contenuta nella Relazione sullo Stato della green economy 2017 presentata nella giornata inaugurale degli Stati Generali della Green Economy, oggi a Rimini all’interno di Ecomondo.
Le misure per il clima e l’energia incontrano un consenso molto ampio (superiore al 90%) e il 64% degli intervistati si dice disponibile a consumare energia 100% rinnovabile anche se costasse di più. Ancora: 9 intervistati su 10 sono favorevoli a misure per la rigenerazione urbana e l’economia circolare e 8 su 10 sono favorevoli ad attuare misure per eliminare gli sprechi idrici, migliorare le reti ed eliminare le perdite, così come alto è il consenso sulla proposta di multare chi non fa la raccolta differenziata (87%).
Sempre alto (90%) è il consenso verso le misure per tutelare il capitale naturale e le infrastrutture verdi, e 7 intervistati su 10 vorrebbero veder aumentare la diffusione dei prodotti biologici anche se costassero il 10% in più. Le misure per una mobilità più sostenibile godono di ampia popolarità (sempre intorno al 90%) e calano un po' quando diventano molto impegnative, come il divieto di vendere auto a gasolio e a benzina entro 10 anni (77%). L’opinione che in periodi di crisi le misure di green economy siano troppo costose resta abbastanza diffusa (57%), ma è molto alto anche il consenso sul fatto che la green economy possa migliorare lo sviluppo locale (intorno al 90%).
Per verificare i progressi della green economy nelle città, la Relazione, a cura della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, analizza alcuni trend significativi nei capoluoghi di Provincia italiani. In particolare, si rileva, che 80 dei 109 capoluoghi di Provincia monitorati hanno aderito all’iniziativa europea del Patto dei Sindaci per la lotta al cambiamento climatico, ma di questi solo 7 hanno adottato target sfidanti di riduzione delle emissioni del 30% o più al 2020.
Ancora: la nuova potenza fotovoltaica installata nei 109 comuni capoluogo è crollata a causa dei tagli agli incentivi da 74 watt pro capite nel 2011 a 3 watt pro capite nel 2015, mentre le perdite nelle reti idriche sono aumentate dal 35,6% nel 2012 al 38,3% nel 2015. Nel 2015 nei comuni capoluogo sono state vendute 80mila vetture a combustibili alternativi, le auto elettriche e ibride sono in crescita e le piste ciclabili sono aumentate in cinque anni del 25%, ma tra il 2010 e il 2015 l’offerta di posti disponibili sugli autobus è diminuita di ben il 17%.
La raccolta differenziata dei rifiuti urbani nei comuni capoluogo è aumentata dal 2010 al 2015 dal 10% al 40%, ma con forti differenze territoriali: i capoluoghi del Nord-Est superano il 56%, quelli del Nord-Ovest sono al 48%, al Centro sono al 41% e al Sud in media sono ancora al 24%.