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Raid Israele in Yemen: "Aeroporto Sana'a fuori uso". Hamas: "Negoziati su Gaza ora senza senso"

Cosa succede all'indomani dell'annuncio del premier israeliano Netanyahu di una "grande offensiva" nella Striscia. Trump forse la prossima settimana in Israele

Raid israeliano su Sana'a, capitale dello Yemen - Afp
Raid israeliano su Sana'a, capitale dello Yemen - Afp
06 maggio 2025 | 08.52
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L'aeroporto internazionale di Sana'a, nello Yemen, è stato ''completamente messo fuori servizio'' dal raid aereo condotto dall'aeronautica militare israeliana. Lo rende noto l'Idf in un comunicato, dicendo di aver colpito ''l'aeroporto degli Houthi'' e di aver condotto una serie di raid aerei nello Yemen. Si tratta di raid condotti in risposta ai ripetuti attacchi missilistici e con droni degli Hotuhi contro Israele, tra cui un attacco all'aeroporto Ben Gurion domenica, come spiega l'Idf.

L'aeroporto di Sana'a, affermano i militari israeliani, veniva utilizzato dagli Houthi "per trasferire armi e personale, ed è regolarmente gestito dal regime degli Houthi per scopi terroristici".

Israele poco prima dei raid aveva invitato i civili a evacuare "immediatamente" l'area dell'aeroporto. Il personale dello scalo della capitale yemenita aveva quindi lasciato la struttura, spiegavano alla tv satellitare al-Arabiya fonti secondo cui erano state chiuse le strade che portano allo scalo a cui è stato vietato accedere.

"Vi chiediamo di evacuare immediatamente l'area circostante l'aeroporto e di avvertire chiunque si trovi nelle vicinanze di fare lo stesso e di allontanarsi. Altrimenti potreste essere in pericolo", aveva scritto il portavoce dell'esercito israeliano Avichay Adraee in un messaggio su X. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è intanto recato al quartier generale delle forze israeliane (Idf), la Kirya, a Tel Aviv.

Gli Houthi dello Yemen hanno intanto dichiarato che quattro persone sono state uccise e 39 ferite nei raid aerei israeliani seguiti all'attacco missilistico dei ribelli contro il principale aeroporto israeliano. "Tre cittadini sono stati uccisi e altri 35 sono rimasti feriti" in una fabbrica di cemento a Bajil, mentre una persona è morta e quattro sono rimaste ferite nel porto di Hodeida, ha dichiarato la stazione televisiva Al-Masirah degli Houthi, citando il ministero della Salute.

"Il sangue dei civili e dei lavoratori alimenterà una risposta da parte dello Yemen dura ed eclatante", che arriverà "presto". E' la minaccia contenuta in un post sull'account X di Hezam al-Asad, esponente dell'ufficio politico degli Houthi dello Yemen, dopo i raid "israelo-americani" che ieri hanno colpito "il porto di Hodeidah e il cementificio di Bajil".

Vengono bollati come un "crimine efferato che non passerà senza risposta". "Continueremo a sostenere Gaza con fede e determinazione, a colpire in profondità nel territorio del nemico e a interromperne il movimento fin quando l'aggressione non si fermerà e fin quando non verrà revocato l'assedio - incalza in un messaggio postato nelle scorse ore in ebraico e rilanciato dai media israeliani - la risposta è imminente, sarà dolorosa e sorprendente".

Gaza, Hamas: "Ora negoziati su tregua non hanno senso"

I negoziati sulla tregua "non hanno più alcun senso". Così intanto Bassem Naim, membro dell'ufficio politico di Hamas, all'indomani dell'annuncio del premier israeliano Benjamin Netanyahu di una "grande offensiva" se non torneranno gli ostaggi.

Naim, che fa appello alla comunità internazionale perché prema su Israele per lo stop alla "guerra della fame" nella Striscia di Gaza, dice: "Non ha alcun senso impegnarsi in negoziati, né esaminare nuove proposte di cessate il fuoco mentre prosegue la guerra della fame e la guerra di sterminio nella Striscia di Gaza". Quindi, il responsabile di Hamas ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché "faccia pressione sul governo Netanyahu per mettere fine al crimine di affamare, assetare e uccidere" la popolazione palestinese di Gaza.

Ostaggi, i timori del negoziatore

L'intensificazione delle operazioni delle Idf a Gaza - annunciata ieri -potrebbe spingere Hamas a sfogare le sue frustrazioni sugli ostaggi, già detenuti in condizioni difficili e in peggioramento, ha detto intanto - citato da Channel 12 - il generale in pensione Nitzan Alon, capo negoziatore israeliano per la questione degli ostaggi.

Alon ha criticato la gestione della guerra da parte del governo e ribadito le preoccupazioni dell'opinione pubblica in merito alla decisione di espandere le operazioni nella Striscia. Ha avvertito che più duramente colpiranno le Idf, più violenti potrebbero diventare i terroristi nei confronti degli ostaggi ancora tenuti prigionieri.

Il piano di Israele

L'offensiva pianificata da Israele nella Striscia di Gaza "includerà un attacco su vasta scala e lo spostamento della maggior parte della popolazione" dell'enclave palestinese "per proteggerla in un'area sterile, lontano da Hamas". Questo quanto affermato dal portavoce delle forze israeliane (Idf) Effie Defrin, in una dichiarazione dal confine con la Striscia riportata dal Times of Israel. Il portavoce ha parlato di un "piano organizzato" e affermato che "stiamo passando a una fase nuova e intensificata" nell'enclave palestinese teatro delle operazioni militari israeliane dall'attacco del 7 ottobre 2023 in Israele.

"Nessuno rinuncerà a nessuno dei due" obiettivi, né alla sconfitta di Hamas e né alla restituzione dei prigionieri, ha dichiarato, citato dalla radio Reshet Bet, il ministro dell'Energia israeliano Eli Cohen, aggiungendo che "la parola tregua deve essere cancellata dal lessico. La Striscia di Gaza sarà smilitarizzata".

Cohen ha aggiunto che la risposta di Israele agli attacchi missilistici rivendicati dagli Houthi "non dovrebbe essere limitata al solo Yemen: dietro tutto questo c'è l'Iran, che deve pagarne il prezzo".

Trump forse in Israele la prossima settimana

Il presidente americano Donald Trump potrebbe recarsi in Israele la prossima settimana, nell'ambito del suo viaggio in Medioriente, scrive intanto il quotidiano israeliano Maariv citando un funzionario di Tel Aviv. La visita di Trump in Israele ''non è affatto definita, ma ci sono contatti in corso e stiamo prendendo in considerazione questa possibilità'', ha affermato il funzionario israeliano. Durante il suo tour in Medioriente Trump si recherà in Arabia Saudita, Qatar e negli Emirati Arabi Uniti e incontrerà i leader del Golfo in un vertice regionale.

Israele vede l'arrivo di Trump come un'opportunità per spingere Hamas ad accettare un accordo per il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza, scrive il Times of Israel.

Ieri, durante una visita all'ambasciata israeliana a Washington in occasione delle celebrazioni per il Giorno dell'Indipendenza di Israele, l'inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff aveva previsto ''un sacco di annunci'' riguardo all'espansione degli Accordi di Abramo ''molto, molto presto''.

Witkoff: "Contatti costanti su ostaggi, speriamo presto buone notizie"

E Witkoff ha confermato inatnto contatti "quasi ogni giorno" con i Paesi mediatori, Egitto e Qatar, e con Israele riguardo le difficili trattative per la liberazione dei "59 ostaggi ancora trattenuti" da Hamas nella Striscia di Gaza. "A nome del presidente Trump, vi dico che stiamo lavorando e speriamo che la prossima Festa dell'Indipendenza (il 14 maggio) non sia solo un augurio di gioia ma una gioiosa realtà", ha detto Witkoff durante un evento organizzato dall'ambasciata israeliana a Washington, come riporta il Jerusalem Post.

Durante l'intervento, l'inviato di Trump ha anche invitato gli israeliani a "scegliere l'unità, non le divisione". Intanto un esponente dell'ufficio politico di Hamas ha ribadito all'agenzia Afp che i negoziati sulla tregua "non hanno più alcun senso".

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