La protesta dei dottori di famiglia della Fimmg, 'siamo al lumicino senza risorse e affogati dalla burocrazia, cittadini rischiano di non avere più assistenza'
Più di 30mila candele accese negli studi dei medici di famiglia di tutta Italia. E' l'iniziativa promossa dalla Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale, per rilanciare la necessità che i "medici e cittadini siano uniti nel chiedere alle istituzioni meno burocrazia e più risorse", sottolinea la Fimmg. Al crepuscolo, per un quarto d’ora, le luci degli studi medici si sono spente e le visite sono andate avanti a lume di candela. I medici di medicina generale hanno spiegato ai loro pazienti il significato di quelle candele e in molti hanno voluto sostenere questo appello, condividendo sui social immagini e video. In pochi minuti l’immagine simbolo (a destra) realizzata dalla Fimmg, ma anche foto e video delle visite a lume di candela, hanno riempito migliaia di bacheche, unendo in un unico appello medici e cittadini con gli hashtag: #mmgallumicino e #nonspegniamoSSN
"Sorrisi, battute e sfottò. Ma anche tanta solidarietà, comprensione per il nostro disagio e timori per un possibile futuro senza assistenza primaria. In tanti fanno foto e selfie con il proprio medico da postare sui social per aiutarci. I nostri pazienti stanno reagendo così alla nostra protesta, appena partita, che prevede lo spegnimento delle luci nei nostri studi, illuminati solo dalle candele, per ricordare alla politica che tra caro energia e inflazione siamo al lumicino". Lo spiega all'Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), che sta monitorando la manifestazione appena partita negli ambulatori italiani di medicina generale, fatta coincidere, volutamente, con la protesta dei medici dipendenti del Ssn, oggi in piazza a Roma in difesa della sanità pubblica.
"Il monito è che dimenticare i medici di famiglia nella legge di Bilancio è come spegnere l’Articolo 32 della Costituzione sul diritto alla salute", aggiunge Scotti. "I pazienti chiedono informazioni rispetto all'iniziativa in atto - continua Scotti - e chiaramente sono molto preoccupati perché hanno coscienza della difficoltà a poter scegliere un medico di famiglia. Hanno altrettanta coscienza che il servizi sul territorio, in tutte le attività compresa la continuità assistenziale, sono sempre meno presenti. E temono la privatizzazione".
Per quanto riguarda i medici "si aspettano risposte precise rispetto al modello di medicina del territorio che si vorrà praticare in questo Paese: se si vuole mantenere un servizio sanitario nazionale pubblico, quindi investendo in risorse umane, oppure se si vuole procede in una direzione diversa. A rischiare veramente sono i cittadini potrebbero non avere più accesso a un servizio pubblico e gratuito", conclude.