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Ucraina, psicologa stupri guerra: "Violenze di gruppo e in pubblico, sembra teatro assurdo"

L'associazione La Strada segue 16 casi. Tra le vittime una minorenne, un ragazzo e due bambini

Ucraina, psicologa stupri guerra:
30 aprile 2022 | 13.10
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"La modalità sembra quella di un teatro dell'assurdo: i soldati russi hanno commesso stupri di gruppo davanti al maggior numero di spettatori possibile, in modo che quante più persone assistevano alle violenze, tanto più piacere loro provavano nel compierle. È come se violentandole davanti agli altri, volessero affermare la loro forza e al tempo stesso umiliare tanto le donne, quanto il popolo ucraino tutto". Lo racconta all'Adnkronos la psicologa Alona Kryvuliak dell'organizzazione umanitaria internazionale 'La Strada', presente dal 1997 in Ucraina, dove si occupa di prevenire la violenza di genere e la tratta di essere umani e di garantire i diritti dei bambini. Sebbene questo impegno non sia cessato con lo scoppio della guerra, dal 24 febbraio l'associazione sta fornendo anche assistenza psicologica a chi è stato costretto a fuggire a causa della guerra e a chi, soprattutto nei territori occupati dalle truppe russe, ha subito violenze sessuali.

Sono 16 i casi di stupri di guerra che vedono impegnati i professionisti de 'La Strada'. "Le vittime sono tutte civili, un ragazzo e 15 donne, di cui una minorenne. Seguiamo anche due bambini, che non sono stati stuprati, ma hanno assistito alla violenza sessuale sulle loro madri e all'uccisione dei loro padri da parte degli occupanti russi, quindi - stando al diritto internazionale - sono anche loro considerati vittime", spiega Kryvuliak.

Due stupri sono avvenuti in territori tutt'ora occupati dai Russi, uno in una zona in cui i combattimenti sono ancora in corso, mentre gli altri 13 nei territori liberati a fine marzo, tra cui Bucha, Irpin, Hostomel, Borodyanka e Makarov, nella regione di Kiev. Per la maggior parte dei casi, 14 su 16, si tratta di violenze di gruppo.

Crimini che segnano nelle vittime ferite profonde e difficili da rimarginare. "Innanzitutto - spiega la psicologa - va superato il trauma fisico. A cui si aggiungono tantissime conseguenze: la sindrome post-traumatica, pensieri suicidari, chiusura in se stessi, paura costante, insicurezza e molti altri disturbi psicologi. Non so quanto tempo ci vorrà per superare questi problemi. Al momento, noi che lavoriamo sulle conseguenze di questi crimini, non siamo nemmeno al primo step del percorso di risoluzione".

L'associazione sta portando avanti una campagna di informazione rivolta ai medici per promuovere la corretta procedura per visitare le vittime di violenza sessuale. Lo scopo è doppio: assistere chi ha subito l'abuso, fornendo cure e farmaci, tanto per l'interruzione di un'eventuale gravidanza, quanto per la prevenzione di malattie veneree; e dall'altra parte raccogliere prove per documentare la violenza, da trasmettere alle forze dell'ordine o alla Procura.

"Questo - sottolinea la psicologa de 'La Strada' - è un passaggio che un medico non dovrebbe mai omettere, perché altrimenti potrebbe essere considerato come un occultamento del crimine". Il certificato medico che attesti lo stupro è infatti fondamentale per poter presentare la denuncia, anche in un momento successivo.

Delle 16 vittime di cui si sta occupando l'associazione, solo tre al momento sono pronte a passare alle vie legali. "La maggior parte, invece, ha paura, si sente umiliata, insicura e non a suo agio a parlare in modo ufficiale alle forze dell'ordine dei crimini che ha subito. Sono persone ancora sotto choc", riferisce Kryvuliak, spiegando che "per chi in questo momento si sta spostando in altre zone dell'Ucraina o all'estero, la priorità non è lo stupro subito, ma trovare un luogo sicuro in cui stare".

Secondo la psicologa ci vorrà tempo perché gli abusi dei soldati sulle donne ucraine vengano a galla. "Noi ci aspettavamo queste richieste, perché avevamo già avuto l'esperienza di crimini del genere commessi dai Russi in Donbass nel 2014 e nel 2015. Una delle vittime di allora è riuscita a parlarne solo dopo tre anni", racconta.

"Ogni situazione è individuale: qualcuno è pronto a raccontare subito, altri hanno bisogno di più tempo, alcuni addirittura di anni. Quando si trovano al sicuro, però, le persone sono più aperte e disposte a parlare. Magari non con le autorità, ma con psicologi e amici, perché per tutto quello che gli è accaduto, staranno scoppiando dentro. E così verranno a galla molti molti più casi", prevede la psicologa, sottolineando che "ad ora è impossibile avere dati precisi: quelli emersi al momento non fanno di certo una statistica e rappresentano forse appena un centinaio di quelli capitati".

"Se nella regione di Kiev liberata sta emergendo quello che è successo e da altre città e villaggi ancora occupati riceviamo richieste e iniziamo a farci un'idea, a Mariupol e Izyum la situazione è davvero complica", - osserva Kryvuliak, confessando di aver "paura anche solo di immaginare quanti crimini di guerra, stupri e violazioni dei diritti umani siano state commesse durante questo periodo".

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