“Le rotte del contrabbando di sigarette o delle armi si intersecano con altre rotte utilizzate dal terrorismo e dalla criminalità organizzata, in quest’ultimo caso specie con il traffico di sostanze stupefacenti. Quindi c’è una sovrapposizione di rotte, di attività svolte dalle stesse persone. In maniera indiretta, e non come attività dedicata, possiamo dire che anche il contrabbando di sigarette determina un flusso verso il finanziamento del terrorismo o gruppi appartamenti all’Isis”. Lo ha detto all’Adnkronos Giancarlo Capaldo, presidente dell’Osservatorio sul Terrorismo Internazionale della Fondazione Icsa, a margine del convegno, che si sta svolgendo alla Camera, di presentazione del Rapporto di ricerca ‘Terrorismo, criminalità e contrabbando’.
Secondo Capaldo è difficile produrre delle cifre precise sul livello di finanziamento, “in quanto attività appunto indiretta. Quello che abbiamo constatato - aggiunge- è che lo Stato islamico ha dovuto acquisire tutta una serie di risorse che di solito prelevava da altre attività come il contrabbando di petrolio”. Capaldo è convinto che l’alleanza tra pubblico e privato sia utile nella lotta al terrorismo “perché il fenomeno per essere compreso non necessita solo di attività di polizia o di coinvolgimento militare sul terreno, ma di una valutazione di tipo storico e geopolitico con una prospettiva strategica essenziale per capire dove stiamo andando”.
Il rapporto, realizzato dalla Fondazione Icsa con il contributo di PMI Impact, programma di Philip Morris International volto a finanziare progetti per il contrasto del commercio illegale e dei crimini collegati, parte dall’analisi delle principali dinamiche e strategie del binomio al-Qaeda-Isis in Medio Oriente, Africa ed Europa ed esplora il nesso tra i ricavi provenienti da diverse tipologie di traffico criminale – tra i quali il contrabbando di beni come le sigarette – ed il finanziamento del terrorismo jihadista nelle sue molteplici forme ed attività.