La Ragione intervista lo scrittore bestseller in vetta alle classifiche da diverse settimane con “Sorelle”, presto su Netflix
"Come raccontare Napoli? Pensate che questa città sorge su tre vulcani attivi, il Vesuvio, i campi Flegrei e Ischia. Non c’è alcuna rappresentazione dell’inferno più efficace della lava, del magma su cui riposa Napoli. Poi alzi gli occhi al cielo e sei abbagliato da un azzurro celestiale. Grazie a particolari condizioni climatiche, l’azzurro di Napoli – non a caso colore identificativo della città – è di una tonalità speciale e indimenticabile. E come viene descritto il paradiso? A gioiose tinte d’azzurro. Ricapitolando: abbiamo l’inferno sotto i piedi, il paradiso sulla testa e Napoli… Napoli è il purgatorio. Abitato dalle uniche anime che accettano preghiere per avere qualcosa in cambio: le ‘animelle’ del Purgatorio, così care ai partenopei. Grazie alle preghiere di chi ancora è su questa terra possono aspirare a salire di grado, a conquistare un giorno il paradiso". È la Napoli descritta a tinte poetiche, certamente romantiche, ma anche con solidi riferimenti storici da Maurizio De Giovanni, ultimo ospite della kermesse de “La Ragione” “Voci e Storie a Porto Cervo”. Uno dei pochi romanzieri nella nostra lingua che possa vivere di ciò che scrive, grazie a una fantasia infaticabile e a una galleria di personaggi che ha conquistato centinaia di migliaia di lettori e milioni di telespettatori. "Sono uno scrittore popolare, orgogliosamente popolare", spiega. "Sono uno scrittore da spiaggia, un giallista, uno che racconta storie. Senza particolari pretese".
Gioca a sminuirsi De Giovanni, ma guardando i numeri si è al cospetto di un vero proprio fenomeno: libri pubblicati in 46 Paesi e tradotti in numerose lingue, lo scrittore italiano con più serie attualmente in onda o in elaborazione per la televisione generalista o le piattaforme di streaming: cinque con l’arrivo nei prossimi mesi di “Sara” su Netflix.
Proprio quest’ultimo è il personaggio del suo ultimo romanzo, “Sorelle”, in classifica interrottamente da quattro mesi. "Sara è la protagonista dei miei libri che in questo momento mi dà forse le maggiori soddisfazioni. Non che la ami di più, perché li amo tutti indistintamente. Per uno scrittore i personaggi sono tutti dei figli e non è possibile stilare la classifica dell’amore. Sara, però, è una donna che mi affascina: ha sessant’anni, di cui trenta passati a lavorare nei servizi segreti a decifrare il linguaggio non verbale. Non si tinge i capelli, non si trucca, non porta i tacchi, veste dimessa, perché lei non sa dire bugie. Può solo dire la verità e alterare – sia pur minimamente – il proprio aspetto costituisce per lei un intollerabile affronto nei confronti del prossimo. Una donna difficile, che ha fatto scelte difficili, abbandonando marito e figlio per un uomo di 23 anni più anziano, il suo capo. Il personaggio di Sara, fra l’altro, mi permette di esplorare i grandi misteri del nostro Paese, filtrati dalla lente del romanzo".
Incontrare Maurizio de Giovanni significa incontrare Napoli e non a caso il nostro racconto parte da lì. Le storie, i sapori, i timori, le infinite contraddizioni raccontate con un amore severo: "Io non voglio andarmene da Napoli, amo chi resta, ma rispetto chi va via e non è mai realmente partito, come faccio a dire ad uno dei personaggi dei romanzi del commissario Ricciardi. Perché chi resta, come chi ama da lontano, prova a dare un contributo per migliorare una città meravigliosa quanto si vuole, ma in cui ancora oggi – anno di grazia 2023 – tre ragazzi su dieci sono ignoti all’anagrafe scolastica. Una cosa incredibile".
Napoli, del resto, è un po’ come un romanzo di De Giovanni: si respira passione, si incontrano personaggi incredibili, si gode di una bellezza sconfinata e vagamente inquietante, ma non ci si libera mai da un sottile e persistente velo di malinconia che rende il tutto più onesto e più credibile.