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Sanremo 2025, Olly: "Con la musica gioco a rugby, si va avanti ma la palla si passa indietro"

Il giovane cantautore genovese in gara alla 75esima edizione del festival con il brano ‘Balorda nostalgia’: "Anche all’Ariston sarà ‘Tutta vita’"

Olly (Foto di Andrea Bianchera)
Olly (Foto di Andrea Bianchera)
03 febbraio 2025 | 10.29
LETTURA: 6 minuti

Nato a Genova in una famiglia che definisce "quasi siberiana" - madre magistrato, padre avvocato e fratello laureato in legge - è cresciuto con un'educazione basata sul rispetto e il coraggio di esprimere la propria opinione. Ex rugbista, Olly, all’anagrafe Federico Olivieri, 23 anni, vive la musica con lo stesso spirito con cui vivere lo sport dove "l'apporto di ogni piccolo ingranaggio è fondamentale per far funzionare la macchina nell'intero". Il cantante, in gara a Sanremo 2025 con il brano ‘Balorda Nostalgia’, fa del rugby, sport che ha praticato per 12 anni, una filosofia di vita: “Ci si picchia in campo, ma dopo ci si vuole bene. Si va avanti ma la palla si passa indietro”. Un principio in cui crede fermamente tanto che a Sanremo non rinuncia ai suoi amici: “Abbiamo preso una casa così che nel tempo libero posso stare con loro. Al di fuori del palco avrò normalità”.

Il brano - scritto da lui stesso insieme a Pierfrancesco Pasini e Jvli, che ne ha curato anche la produzione - racconta la nostalgia, un sentimento forte, vivo e vero che arriva all’improvviso e che fa sempre anche un po’ male, per questo motivo è balorda. La ballad fatta ‘a modo suo’, pronta per essere cantata a squarciagola in un live, “è nata a chiusura del disco ‘Tutta vita’ ma non è uno scarto”, avverte l’artista che spiega: “E’ uno step successivo. La canzone è stata lì per un po' perché inizialmente io stesso non l'avevo capita del tutto. In generale, quando le canzoni che hanno tanto di personale faccio sempre un po' fatica ad accettarle, ma poi diventano i miei pezzi preferiti".

L'artista spiega che il brano presentato a Sanremo è stato frutto di un lungo processo di elaborazione: “Il brano ha subito diverse trasformazioni. In tour, tra una data e l'altra, con i miei collaboratori abbiamo perfezionato il pezzo e poi il tocco ‘sporco’ della chitarra di Jvli si è rivelato perfetto”. Inizialmente, racconta l’artista, “non pensavo di partecipare a Sanremo quest'anno", ma questa canzone ha cambiato i suoi piani. E aggiunge: “Ho capito che è importante dire le cose nel momento in cui si ha qualcosa da dire. Riuscire a comunicare con le persone è un dono, sarebbe un peccato non sfruttarlo quando ho effettivamente qualcosa da comunicare. Poi le mie pause me le prenderò ma adesso c’è la responsabilità di riuscire ad arrivare performanti e lucidi e portare a termine gli impegni”.

Olly descrive il suo nuovo singolo come una continuazione ideale del percorso iniziato con 'Tutta Vita', il suo ultimo album certificato platino: “E’ sempre tutta vita per me, quindi, potenzialmente è un sequel del mio percorso ma questo brano tocca la mia microsfera personale". Tutta vita è quindi diventato un mantra? “Per forza, lo porterò dietro per sempre. Devo tatuarlo da qualche parte”. Olly torna a Sanremo per la seconda volta con una consapevolezza diversa: se l'obiettivo del debutto sanremese nel 2023 con 'Polvere' era farsi conoscere, ora punta a consolidare la propria identità artistica.

L’ingenuità la porta sempre dietro ma questa volta Olly ha le spalle più larghe perché la sua musica piace e lo dimostrano i numeri: album e singoli certificati e live sold out. “Forse paga il modo in cui mi metto nella prospettiva delle storie che racconto ovvero dalla parte di quello che fa gli errori, sbaglia e sa di non essere capace. Provo un profondo disagio in termini di relazioni quotidiane. E’ una roba con la quale sto facendo a pugni: vado in terapia, ne parlo tanto perché è una cosa su cui voglio migliorare”. E a definire il suo stile artistico c’è anche il tanto demonizzato autotune: “Io sono contento che in un'occasione come Sanremo possa essere utilizzato. L'autotune io lo uso per scrivere, uso gli effetti già direttamente in cuffia perché mi permettono di dare dei colori alle immagini che butto giù. Non esiste l'autotune che ti rende un bravo cantante. E’ uno strumento che se lo sai usare allora ha un senso e spezza le gambe a chi lo usa male più di quanto lo faccia solamente criticando”.

E a chi lo vede tra i favoriti del festival, risponde: “Non è una cosa a cui sono abituato ed è una cosa che cerco di vivere con distacco. Fa piacere ma io sono molto concentrato su quella settimana e sul dopo, i concerti e le persone che hanno già acquistato i biglietti. Me la vivo serenamente perché ho le mie sicurezze”. Certezze conquistate, arrivate con il tempo e allenate ogni giorno: “Mi sto facendo seguire da medici e da allenatori. Voglio stare bene, la cosa che mi preme è capire che il lavoro è una conseguenza di come vivo e quindi riuscirei a ritagliarmi tanti spazi per stare con la mia famiglia, i miei amici e avere la possibilità magari di innamorarmi e vivere il sentimento fino in fondo, senza paura, dedicando del tempo anche a me stesso”.

Nella serata di venerdì, dedicata alle cover, Olly si esibirà sul palco con il brano ‘Il pescatore’ del cantautore Fabrizio De André, accompagnato dal musicista e compositore Goran Bregović e la sua Wedding & Funeral Band. “All’inizio ero un po’ titubante di proporre una cosa che avevo già fatto durante il tour. Quando però si è aperta la possibilità di farla assieme a Dorian Bregovic e riarrangiare in chiave diametralmente alla nostalgia, dove arriva emotività e energia e le tre vene sul collo, allora non ho avuto dubbi”.

E su De Andrè spiega: “E’ un artista particolare per noi genovesi. Lo respiriamo sempre: per strada, in casa, sui muri e nei vicoli. Le sue frasi si leggono anche quando non le vedi. Fa parte di noi. Sono affezionato a tantissimi suoi dischi”. Dori Ghezzi? “Vorrei contattarla, mi piacerebbe conoscerla”. Olly ricorda il suo primo concerto, quello di Bryan Adams e sogna un feat con Post Malone. In calendario ha segnato il concerto di Vasco e Chris Brown. E quando ha voglia di staccare canta ‘Ancora’ di De Crescenzo: “Quando l’ho detto a mia madre ho scoperto che era anche la canzone preferita di mio nonno”. Degli altri big in gara dice: “Mi incuriosisce Cristicchi, Brunori Sas e Giorgia. Ma anche Bresh mi piace molto: è concittadino in un modo sano”.

Esiste quindi una nuova scuola artistica genovese? “Beh, sì, assolutamente e ci metto dentro tanti rapper che stanno emergendo, come Sayf che è molto bravo. La nostra particolarità è la penna: siamo un po' diversi, né meglio né peggio, però diversi sì”. Le preoccupazione legata al festival: “Sono consapevole che vado incontro ad una sovraesposizione. A tratti può far paura ma più che bello mi sento di avere sostanza e quindi che in qualche modo andrà bene. Ho iniziato a suonare nei piccoli palchi a 16 anni a Genova e da lì ho fatto tutti gli step a regola d'arte”. Il Fantasanremo? Andrà liscio come l’olio: “Speravo di dover fare robe più pazze per prendere dei punti", scherza il cantante. E all’Eurovision neanche ci pensa: “Io vado a cantare la mia canzone e basta. Nel caso però, sarebbe sicuramente ‘Tutta vita”. di Loredana Errico

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