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Max Paiella in scena alla Sala Umberto con 'Jannacci...e dintorni': "Il suo erede? Zerocalcare"

Il comico in scena con Simone Colombari alla Sala Umberto fino all'1 dicembre

Max Paiella - Agenzia Fotogramma
Max Paiella - Agenzia Fotogramma
28 novembre 2024 | 17.26
LETTURA: 3 minuti

"Un erede di Enzo Jannacci? Zerocalcare. Lo so, non fa parte del mondo della musica. Ma in un certo senso è scomodo come lui. Molti artisti ci rassicurano, sappiamo già cosa andremo a vedere o ad ascoltare perché sono le copie di qualcosa di già visto. Zerocalcare come Jannacci non ha etichette - i geniacci non c'hanno una targa - ed entrambi, attraverso le rispettive arti, riescono a parlare di temi complessi ma con leggerezza, che non significa superficialità". A dirlo all'Adnkronos è il comico, cantante, musicista e conduttore radiofonico Max Paiella, in scena alla Sala Umberto fino all'1 dicembre con 'Jannacci...e dintorni' insieme all'attore Simone Colombari. Un tributo appassionato a un personaggio, che ha saputo coniare un linguaggio unico e universale. "Portiamo in scena un concentrato di Jannacci, tra l'amore per il jazz e il rock, e di chi c'era nei suoi dintorni. Dagli inizi con Adriano Celentano agli incontri fortunati con Giorgio Gaber, Dario Fo, Paolo Conte o Beppe Viola, ma anche Cochi e Renato", spiega Paiella, che sottolinea come questo gruppo di artisti abbia vissuto un periodo culturalmente complesso ed elevato" e in più, "si aiutavano tra di loro. Più erano colti e più collaboravano". Al contrario dell'oggi: "per fare un esempio, c'è una solitudine e un individualismo diffuso, anche tra i comici. I giovani, invece, cercano di cambiare questa tendenza".

Lo spettacolo "un po' cantato e un po' suonato" - con la regia di Lorenzo Gioielli e alla direzione musicale Attilio Di Giovanni - "ci dà l'opportunità di far riscoprire Jannacci, forse un po' incompreso. Lui si definiva un 'saltimbanco', che apparentemente è un termine che si riferisce a una persona poco seria, che fa solo ridacchiare", in realtà, "nel Medioevo era un artista abile a praticare diversi tipi di arte. Lui era così", dice Paiella. "Il nostro obiettivo è anche combattere la solitudine e far riscoprire l'empatia verso il mondo. Jannacci, infatti, nei suoi brani ha cantato l'emarginazione e le persone sottovalutate e abbandonate", racconta il comico. "Riscoprire i suoi testi, così innovativi, che parlavano negli anni Sessanta e Settanta di temi come l'emarginazione, la solitudine, la povertà con parole pesanti dette sorridendo è una cosa doverosa - dice Paiella - sono canzoni che potrebbero essere minifilm, tanto forti sono le immagini che trasmettono". È uno spettacolo "che va oltre la semplice esecuzione musicale, proponendosi come un vero e proprio racconto di vita e di impegno sociale, in cui la quotidianità e le sue contraddizioni vengono trasformate in opere d’arte", conclude.

Dopo la Sala Umberto, 'Jannacci...e dintorni' arriva dal 2 dicembre su RaiPlay, grazie alla squadra multipiattaforma di Radio Rai, con la regia di Ilaria Pacelli e Lorenzo Gioielli. Sul palco della storica sala A di via Asiago musica dal vivo con Attilio Di Giovanni (pianoforte e direzione musicale), Gino Mariniello (chitarra classica ed elettrica), Alberto Botta (batteria e percussioni), Flavio Cangialosi (basso e fisarmonica), Mario Caporilli (tromba e flicorno) e Claudio Giusti (sax, tenore e contralto).

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