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Jovanotti: "Ecco 'Il corpo umano’, la mia scoperta"

A Milano la presentazione del nuovo disco, in uscita il 31 gennaio. 15 tracce tra contaminazioni che vanno dal Mediterraneo all'America Latina, che il cantautore racconta, anticipando qualche dettaglio del tour in partenza nei palazzetti. "Non pensavo mai al corpo prima, poi si è rotto, e ti accorgi delle cose solo quando ti mancano come l’aria"

Jovanotti (foto Filippo Maffei)
Jovanotti (foto Filippo Maffei)
27 gennaio 2025 | 23.00
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Il corpo umano è la mia scoperta dell’ultimo viaggio fatto, di questo anno e mezzo di caduta, di operazioni e riabilitazione. Un batterio mi ha aggredito un osso, ho perso 4 litri di sangue…sembra il film ‘Nato il 4 luglio’. Poi la prima cosa arrivata sono state le canzoni, avevano molto a che fare con il corpo”. Lorenzo Jovanotti appare più in forma che mai al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, dove presenta ‘Il corpo umano vol. 1’ il nuovo album in uscita il 31 gennaio prossimo. Cappellino rosso d’ordinanza, giacca e pantaloni grigi, Jovanotti, presto super ospite del Festival di Sanremo, sale sul palco accolto da un boato di applausi. A introdurlo le note di ‘La grande emozione’, brano del nuovo disco, e un video in cui si ripercorrono alcune tappe importanti degli ultimi anni, dal successo del Jova Beach Party, all’incidente in bicicletta a Santo Domingo, con la rottura del femore e della clavicola, e la lunga riabilitazione che è seguita. “Le cose le prendi in considerazione quando si rompono e ti mancano - dice Jovanotti -. Non pensavo mai al corpo prima o lo facevo in maniera primitiva. Poi il corpo si è rotto, ed è vero che ti accorgi delle cose quando ti mancano come l’aria”.

Il nuovo disco arriva a distanza di otto anni da ‘Oh, Vita!’ e di tre anni da ‘Il Disco Del Sole’, 15 canzoni che compongono la tracklist, tutte diverse tra loro, e ognuna parte di un corpo unico, tra contaminazioni che vanno dall’oriente al Mediterraneo, fino all’America Latina. Un viaggio musicale che parla di libertà e autenticità, nel quale Jovanotti sembra rinascere per l’ennesima volta, stavolta concependo persino un nuovo modo di fare musica. Tre i produttori con i quali Jova ha collaborato, per dare a ciascuna canzone un abito ‘sartoriale’: Dardust, con cui in passato aveva già collaborato per Nuova Era, che firma con Lorenzo la musica e la produzione di 'Montecristo', 'Fuorionda', 'Un mondo a parte', 'Le foglie di te', 'Universo', 'La grande emozione', 'Il corpo umano'. E poi, Michele Canova, con cui negli anni ha prodotto Buon sangue, Ora, Safari e Lorenzo 2015 cc, e con cui sono nati gli abiti sonori di 'La mia gente', 'Lo scimpanzé', 'Celentano' e 'Grande da far paura '(quest’ultima con gli archi di Davide Rossi), e una inedita collaborazione con Federico Nardelli con cui ha prodotto 'Senza se e senza ma' e '101'.

Ogni traccia è una tappa di un percorso personale e universale, con suoni contemporanei, ritmi reggaeton, hip-hop, testi scanzonati e introspettivi. Contrasti solo apparenti, che danno vita a un disco ricco di bellezza. Il titolo dell’album, rivela Jovanotti, è stato il primo a nascere, ancor prima delle canzoni. “Ho pensato al gioco dell’Allegro Chirurgo (che campeggia anche in copertina, ndr) e ho fatto un sondaggio tra le persone che conosco - spiega - vedevo che non era un’immagine esclusiva della mia infanzia ma che la conoscevano tutti. Per la copertina mia figlia mi ha fatto notare che i boxer nel bozzetto originale erano rossi e mi ha detto ‘perché non metti gli stessi che avevi sulla copertina di ‘Jovanotti For President’? E così sono diventati a righe”.

‘Il corpo umano’ è stato anticipato da ‘Montecristo’ entrato direttamente al primo posto della classifica EarOne, brano più suonato dalle radio italiane, e da ‘Fuorionda’ canzone anomala per la storia di Jova che sul palco del Lirico propone assieme ai Four on Six, gruppo milanese che fa jazz manouche. “Ho iniziato a scrivere testi di canzoni molto romantiche perché la mia vita era immersa nell’amore. Il corpo è tutto, il veicolo attraverso il quale noi siamo vivi nel mondo, siamo sani, ci rompiamo e siamo vulnerabili”. L’esperienza della caduta in bici e della lunga riabilitazione sembrano un ricordo e Jovanotti pensa (ancora) positivo. “Sono così contento di essere vivo, non potete immaginare quanto - dice al pubblico -. Del corpo umano si sono occupati tutti, io ho letto molto durante la riabilitazione, da Gilgamesh ai poemi omerici. Ma anche la Bibbia parla del corpo, il cristianesimo di quello Cristo…e poi Walt Whitman, Pinocchio, San Francesco d’Assisi, che lo chiamava ‘il mio asino’. Il corpo è la gabbia dell’anima diceva Platone ma io non sono d’accordo. Il corpo ci fa muovere e ci fa liberare”.

Il disco è un vero viaggio nell’universo sonoro di Jovanotti: 15 episodi per la durata totale di 56 minuti e 58 secondi. Tra le note calde di pianoforte, giri di chitarra, ritmi afrobeat e amapiano, come in ‘Le foglie di te’, archi e melodie lente, spicca ‘Celentano’, un beat hip-hop lungo le terre esplorate a bordo di due ruote, e le sue vibes cosmopolita. “Il mio amore per Adriano è sconfinato - rivela - penso a quello che faceva in tv…poi siamo diventati amici, per me lui ha un affetto che sento molto forte. Questo è forse il pezzo più rap dell’album, in cui racconto una storia vera che mi è accaduta dutante un viaggio nella parte est del Caucaso. Ero in bici e quando la gente locale ha capito che ero italiano andava riprendendo “Italiano, Celentano, Ferrari….” Sul palco del teatro ‘Jova’ non si risparmia: canta, si agita, balla e azzarda il sirtaki, presente nell’ultimo pezzo dell’album e title track, ‘Il corpo umano’, che diventa man mano un pezzo da rave party, dionisiaco e liberatorio. Un'ode alle parti del corpo con una melodia che richiama in modo giocoso e pop il ritmo delle danze tradizionali mediterranee. “Non diventerà mai un singolo - osserva - forse lo farò nei concerti, live viene potente”. Questo viaggio di tre minuti si ispira anche a ‘Zorba il greco’, il romanzo di Nikos Kazantzakis portato sul grande schermo da Michael Cacoyannis nel 1964. “Nel film Anthony Queen balla il sirtaki e per me l’obiettivo era rimettermi in piedi e ballarlo”.

Durante la presentazione dell’album arriva poi l'annuncio che alla lunga carrellata di date del PalaJova, già 26 sold-out in calendario, si aggiungono, in vendita da oggi, due nuovi appuntamenti a Milano per il 12 e 13 maggio. “Per la prima volta sarà alimentato completamente solo da generatori elettrici” assicura, spiegando che il palco sarà decisamente affollato. “Siamo 14 quest’anno - dice - è la band più numerosa, una squadra strepitosa, tra cui Saturnino al basso, e avremo anche coristi fantastici. Sarà un concertone alla vecchia maniera, penso al Prince degli anni ‘80-90 o alla E-Street band. Spareremo a raffica due ore e mezza di successi atomici, suonati davvero e bene, e penso sarà molto bello”. Già durante le prove, confessa, “mi sono commosso, perché ho pensato ‘sono in paradiso’. Per stare sul palco come cosa serve? Musicisti pazzeschi”. Un’anteprima riguarda anche i look che sfoggerà sul in tour e firmati anche stavolta da Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, che aveva già realizzato i costumi di scena del Jova Beach Party nel 2022. “Io sarò strafigo - precisa - ci stiamo divertendo molto e avrò abiti perfetti”. Quel che è certo, intanto, è che per Jovanotti non poteva esserci un ritorno migliore di questo. (di Federica Mochi).

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