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L'analisi

Audiweb alla ricerca del tempo (digitale) perduto

Foto Fotogramma - FOTOGRAMMA
Foto Fotogramma - FOTOGRAMMA
14 luglio 2020 | 15.53
LETTURA: 3 minuti

Italiani connessi spesso, ma un po' meno di prima. Anzi parecchio meno: a maggio il 34% in meno che ad aprile.

Ma sarà davvero così? Forse. Chi vuol essere allegro sia, nei dati non v’è certezza.

La fotografia Audiweb relativa al mese di maggio, infatti, svaluta pesantemente il tempo connesso di 35 milioni di italiani. Appunto un terzo in meno rispetto al mese precedente. Una svalutazione tanto ampia da far pensare più a una Lehman Brothers qualunque piuttosto che al principale sistema di rilevazione dell’audience digitale del nostro Paese.

Un risultato che va a mettere in crisi qualunque pensiero, analisi o riflessione condotta fino a qui. Perché è tutto frutto del ricorso a un nuovo sistema di rilevazione per i dispositivi Android. Il problema è il risultato: in media ciascuna persona ha trascorso online poco più di 3 ore. Per la precisione, 3h01’03’’. Ma fino a oggi, sempre Audiweb, ci aveva abituati a un dato diverso. Ad aprile, con un’Italia ancora alle prese con le misure anti-Covid, la presenza online media per persona arrivava a 4h38’32’’. Un dato in linea con quello di marzo (4h35’’18), registrato in piena emergenza, ma non lontano nemmeno da febbraio (4h25’24’’).

Quindi, secondo Audiweb, ad aprile il lockdown non ha avuto alcun effetto sul digitale, se si considera che il dato di quel mese era indicato come sostanzialmente uguale a quello di novembre e che entrambi i dati erano sovrastimati, come dimostra la nuova misurazione.

Non è tutto, però. Già a marzo, mese di record e pure di misteri, l'esame dei dati aveva evidenziato che nelle fasce d’età 18-24 anni e 35-44 anni il numero di utenti online era più alto rispetto al numero di individui censiti dall’Istat nella popolazione italiana 2019 (in sintesi più utenti che italiani, il paradosso è evidente). Si pensava che non si potesse andare oltre, ma le ultime rilevazioni sembrano testimoniare un nuovo colpo di 'magia'. Che risulta ancora più evidente tornando indietro nel tempo.

A partire dal mese di aprile 2019 è stata infatti rilasciata una nuova versione del meter per la rilevazione dei device dotati di sistema operativo Android. Prima della modifica, il tempo medio online per persona a marzo 2019 si attestava a 3h34’46’’. Poi, dopo il cambiamento, è schizzato a 4h22’48’’: un incremento notevole, captato da uno strumento cui ci si è affidati per un anno. Ora, però, nuova inversione a U.

Risultato: a maggio di quest’anno, secondo Audiweb, si trascorre online meno tempo rispetto a marzo 2019. Un salto indietro in controtendenza, scandito da un cronometro nuovo, che mette in discussione i dati dei 12 mesi precedenti.

Alcune domande, a questo punto, sorgono spontanee. Cosa succede dentro Audiweb? E come è possibile che un soggetto, dal quale di fatto dipendono le pianificazioni pubblicitarie, per il terzo mese di fila possa fornire dati che mettono in crisi l'affidabilità della stessa fonte? D'altronde, va ricordato, non è la prima volta che qualcosa non torna nel metodo delle misurazioni di Audiweb. Nel luglio 2019 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha acceso i riflettori sulla non completa coerenza della metodologia Audiweb 2.0, che prevede il passaggio di dati dei lettori da Audiweb a Nielsen e a Facebook, quest'ultimo un diretto concorrente degli editori nella raccolta pubblicitaria. Proprio per questo, il colosso social di Mark Zuckerberg non può certo essere equiparato a un misuratore indipendente. E proprio per questo, Agcom ha bocciato la metodologia di Audiweb. Quanto emerso con le rilevazioni negli ultimi mesi testimonia ancora una volta che non basta stringere una vite o allentare un bullone per garantire l'affidabilità di una macchina.

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