Il primario del Sacco: "Se la crescita nei prossimi giorni sarà troppo alta andrà valutata la chiusura in alcune aree d'Italia" e raccomanda di "restare a casa il più possibile"
La possibilità di un lockdown in alcune aree d'Italia, tra cui Milano, è un'opzione che "mi rattrista in maniera violenta", ma che "non può non essere considerata". Lo dichiara all'Adnkronos Salute Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano e docente all'università Statale del capoluogo lombardo, dopo che Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l'emergenza coronavirus, è tornato a ribadire la necessità di una chiusura in zone come Milano e Napoli.
Se la speranza di Galli è "che le misure già adottate producano l'effetto voluto", per un lockdown in aree mirate come la metropoli meneghina potremmo non dover aspettare, avverte l'esperto. Cruciali saranno i numeri che vedremo nei prossimi giorni, spiega l'infettivologo. Perché se corrisponderanno alle previsioni peggiori, o addirittura le supereranno, allora il lockdown sarà "necessario".
"Francamente - è la premessa di Galli - mi auguro che le misure già adottate, se correttamente messe in atto e seguite, possano essere sufficienti all'obiettivo che è quello di invertire la rotta entro 15 giorni". Lo specialista parte infatti con l'augurio "che non sia necessario chiudere oltre, perché chiudere oltre vuol dire in determinate aree del Paese un lockdown totale e non so quanto ce lo possiamo permettere".
Tuttavia "siamo di fronte a una realtà molto dura", una situazione difficile persino da descrivere: "Non si può vedere quanto è stato disperso di quello che avevamo faticosamente ottenuto con il lockdown" di marzo-maggio, osserva Galli, aggiungendo che il trend dei contagi da Sars-CoV-2 "certamente non migliorerà nei prossimi giorni. Non ci possiamo aspettare che i prossimi siano giorni tranquilli - prevede il primario del Sacco - perché i fenomeni che sono in marcia non ce li togliamo di dosso. Per i prossimi giorni ci dobbiamo quindi attendere una quantità di nuovi casi". Il punto è però questo: "Se i provvedimenti presi ora non fermano la tendenza in atto, la faccenda diventa molto seria e a quel punto non abbiamo alternative" al lockdown in alcune zone d'Italia.
Ma anche la possibilità di decidere una chiusura da subito è per Galli "una tematica che rimane sul piatto e che dovrà essere accuratamente valutata a breve termine".
Tutto "dipende dagli andamenti dei prossimi giorni e dall'estensione che prenderà l'ulteriore incremento dei casi. In questo momento - chiarisce l'infettivologo - possiamo fare delle ipotesi che vanno da un minimo a un massimo". Ebbene, se nei prossimi giorni "arriviamo al massimo, nella parte più alta della 'forchetta' o anche oltre, allora quello che è stato fatto non basta e almeno in determinate aree del Paese, tra cui purtroppo Milano - sarà necessario fare ancora di più".
"Non posso che raccomandare a tutti di restare a casa il più possibile". Lo ripete parlando all'Adnkronos Salute l'infettivologo Massimo Galli, primario all'ospedale Sacco di Milano e docente all'università degli Studi del capoluogo lombardo. Così come l'ipotesi di un nuovo lockdown per zone mirate d'Italia, fra cui la stessa Milano, "non può non essere considerata" secondo l'esperto, "so che anche questa di rimanere a casa non è un'indicazione popolare. Mi è capitato frequentemente - confida - di sentirmi dire 'lei dovrebbe raccomandare di uscire con prudenza, non di stare a casa'. No, io lo ripeto: questo - insiste Galli - è il momento in cui non posso che dire 'se potete state in casa che è gran meglio'". Informazioni aggiuntive Creato dalopes Modificato dalopes Stato di Workflow Articolo/Pubblicata In uso da Nessuno