Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro: "Cinque giorni tra sintomi e diagnosi"
"Il dato rilevante è un dato di alta circolazione dell'infezione soprattutto in alcune zone ormai note in Italia, veramente sotto pressione sia sotto il profilo dell'assistenza che della vita sociale. Abbiamo una diffusione anche in altre zone, ma ancora con numeri contenuti". A dirlo il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa dalla Protezione civile di Roma sull'emergenza coronavirus. "La ragione delle misure restrittive nei confronti della nostra vita - ha aggiunto - hanno proprio la finalità che nel nostro Paese non avvenga una diffusione così intensa come in alcune zone". "Ci conforta il fatto che altri Paesi che stanno avendo anche loro una circolazione elevata dell'infezione stiano adottando misure come le nostre".
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LE REGOLE - "Vorrei sottolineare l'importanza di essere tassativi nel rispetto delle misure. Ieri il ministro della Salute ha emanato un'ordinanza che ha ristretto ulteriormente le misure: è un segnale forte per dire che non abbiamo ancora preso sufficientemente sul serio il pericolo che sta circolando nelle nostre comunità". "Ci sono ancora situazioni in cui, con la scusa di fare due passi, che sono sacrosanti, si creano assembramenti. Si possono fare, ma da soli, è molto importante, le scappatoie danneggiano noi stessi e le persone più fragili della nostra società".
I CASI - "Le caratteristiche delle popolazione colpita confermano lo scenario già tratteggiato a inizio epidemia: una età mediana piuttosto elevata, in media 63 anni" dei contagiati, "mentre per le morti si sale a 80 anni. La popolazione maschile è più colpita rispetto a quella femminile e il tempo mediano tra sintomi iniziali e diagnosi è di 5 giorni. Questa è la sfida che dobbiamo vincere, perché prima diagnostichiamo e isoliamo le persone con sintomi e meglio è". Brusaferro ha parlato di "un numero di deceduti piuttosto elevato, ma quando andiamo a vedere la caratteristiche sono purtroppo quelle già tratteggiate: età media 80 anni e presenza di più patologie, complicanze di insufficienza renale e respiratoria, e i sintomi più rilevanti che sono febbre, tosse e dispnea. Ovviamente soffriamo quello che prima era uno dei vanti del nostro Paese e del sistema sanitario: avere una popolazione anziana con elevata e ottima sopravvivenza anche con molte patologie. Ora questi sono i pazienti particolarmente fragili e suscettibili".
"NESSUNA EVIDENZA CHE SIA MUTATO" - "In una fase epidemica in crescita le previsioni, che si possono pure fare, possono essere fuorvianti sia in positivo che in negativo". "Credo che scientificamente sia importante farle per imparare ma bisogna sapere che ogni previsione si basa su assunti che si devono verificare per far sì che la previsione si realizzi. Per questo non mi avete mai sentito fare previsioni, bisogna lavorare su dati solidi, abbiamo ragione di ritenere che l'estensione di misure restrittive possono farci arrivare a un valore vicino a 0 o sotto l'1. Lo stiamo misurando giorno dopo giorno e credo che la prossima settimana sapremo di più".
"Da analisi di studio virologico non abbiamo oggi evidenza che circoli un virus significativamente diverso e che dunque sia mutato"."Ho detto, però, ad oggi: questa è una epidemia nuova - ha proseguito -che stiamo ancora studiando e che si declina in modo diverso in termini di diffusione e anche in funzione della popolazione diversa che impatta. Ma ad oggi non abbiamo evidenze di mutazioni, né da noi né in altri Paesi europei".
I CASI DI BERGAMO E LA PARTITA - La partita di Champions League Atalanta-Valencia, che si è disputata a Milano San Siro il 19 febbraio scorso, potrebbe essere stata il 'detonatore' del boom di casi di coronavirus a Bergamo? "Questa è una delle ipotesi che si vagliano", ha risposto il presidente dell'Istituto superiore di sanità. "In questo momento è abbastanza difficile da analizzare", ma "è una delle ipotesi". "Il carico di domanda assistenziale presente in quei territori - ha precisato Brusaferro - porta alla necessità di considerare come priorità quella di dare assistenza ai malati".
LA GIUSTA DISTANZA - "Ogni giorno andando al lavoro" in Istituto a Roma, "vedo sempre file molto lunghe di persone davanti ai supermercati, ma vedo anche che queste persone sono distanziate fra loro. Colgo che c'è un disagio nel dover passare una parte del proprio tempo, aspettando da soli in piedi, per fortuna con un clima favorevole, ma colgo anche, e lo apprezzo, che c'è distanziamento. Certamente è una fatica fare queste code, ma è altrettanto vero che garantire questo distanziamento rappresenta il migliore esempio di ciò che dobbiamo fare". "Altro è - ha aggiunto - quando troviamo assembramenti dal tabaccaio, nei parchi o quando facciamo la camminata in gruppo. quello non è l'atteggiamento corretto. La chiave di lettura è la consapevolezza di tutto ciò".
GLI ANZIANI - "Gli anziani devono stare a casa perché sono i più fragili e perché se infettati pagano il dazio più elevato". "Bisogna trovare meccanismi di rispetto sistematico" delle misure restrittive contro l'epidemia, ha aggiunto, "altrimenti non saremo in grado di frenare le infezioni. Se però lo facciamo, e una parte importante del Paese lo sta facendo, possiamo fare in modo rallenti oppure che ci sia una circolazione sostenibile, che permetta ai nostri servizi sanitari a tutti i livelli di offrire un'assistenza sufficiente a superare queste infezioni.Il distanziamento è la misura chiave di questa battaglia - ha ripetuto - siamo in una fase in cui la curva cresce e dobbiamo vedere se i provvedimenti dell'11 marzo, che hanno esteso le misure restrittive a tutto il Paese, nei prossimi giorni avrà un impatto. Però l'impatto sarà attenuato se i comportamenti non sono consapevoli e decisi". Per proteggere gli anziani "abbiamo chiuso le case di riposo, non si possono fare visite. E' una cosa terribile, ma se il virus entra in queste strutture si diffonderà velocemente. Lo dico da figlio di genitori ultra-ottantenni: gli anziani devono rimanere a casa", ha concluso.