“Nello sviluppo della piattaforma BiTE Amgen ha avuto un approccio estremamente innovativo, basato sulla connessione inedita tra la biologia e la tecnologia. Si è partiti dalla leucemia linfoblastica acuta in fase di recidiva refrattaria e si è poi avanzati verso fasi più precoci della malattia, passando attraverso la cosiddetta malattia minima residua fino ad arrivare allo sviluppo in prima linea. Tutto questo è stato possibile grazie all’approccio innovativo di Amgen, ma anche grazie al fondamentale e determinante contributo della comunità ematologica internazionale e, in particolare, di quella italiana”. Così Alessandra Brescianini, direttore medico di Amgen Italia, a margine dell’evento con il quale Amgen ha illustrato i risultati dello studio clinico di Fase III E1910, che dimostrano come l'introduzione dell’anticorpo bispecifico blinatumomab nella prima linea di trattamento aumenti significativamente la sopravvivenza globale dei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta (Lla) da linfociti B Ph- di nuova diagnosi.