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Incubo pidocchi, infestati 50mila ragazzini

Farnetani: "Più colpiti alla materna e alle elementari ma casi sporadici si registrano anche alle superiori. Ecco cosa fare"

Immagine d'archivio (Fotogramma)
Immagine d'archivio (Fotogramma)
18 novembre 2019 | 15.23
LETTURA: 3 minuti

di Margherita Lopes

Prurito, arrossamenti della cute e all'improvviso la scoperta di un animaletto fra i capelli. A poco più di due mesi dall'inizio della scuola torna l'incubo dei pidocchi, parassiti che "in questo momento in Italia colpiscono circa 50.000 alunni nella fascia di età fra 2 e 18 anni, da Nord a Sud". E' quanto emerge da un'indagine realizzata per l'AdnKronos Salute dal pediatra di Milano Italo Farnetani, contattando 21 colleghi in tutta Italia. E non è un caso che nelle farmacie siano spuntate alcune offerte relative ai prodotti ad hoc. Ma se si pensa che il problema dei pidocchi si risolva alla fine delle elementari, purtroppo non è cosi: "Casi sporadici si registrano anche alle superiori", spiega Farnetani.

"Negli under 2 anni c'è una minor prevalenza di pediculosi - sottolinea - sia perché non tutti i bambini frequentano l'asilo nido, sia perché i contatti fra bimbi tanto piccoli sono meno ravvicinati e c'è una minor possibilità di manipolazione degli oggetti e di scambio degli indumenti". E' il caso dei cappelli, capo particolarmente insidioso da questo punto di vista. "I bambini più colpiti hanno dai 3 agli 8 anni, il periodo che va dalla materna alla scuola elementare. La pediculosi anche quest'anno è iniziata verso la metà di ottobre, cioè un mese dopo l'inizio della scuola - precisa Farnetani - ed è prevedibile un incremento ulteriore nelle prossime settimane. Alla fine dell'anno scolastico - prevede - un milione e mezzo di alunni saranno stati colpiti".

Alla scoperta di pidocchi e lendini, per caso o dopo la segnalazione da parte della scuola, alcuni genitori corrono ai ripari mettendo mano alle forbici. "Un errore: i capelli non vanno tagliati. Il pidocchio del capo è un parassita estremamente fragile e la presenza dei capelli è in realtà la prima barriera per evitare l'annidamento. Inoltre - raccomanda il pediatra - è bene ricordare che la pediculosi non è un segno di sporcizia o mancanza di igiene, ma solo di sfortuna: il bambino ha incontrato una persona che era stata infestata a sua volta dai pidocchi".

Cosa fare, allora? "Niente drammi: il trattamento è efficace e basta una sola applicazione dei prodotti specifici perché il bambino non sia più in grado di trasmettere il parassita, pertanto può rientrare a scuola e frequentare le lezioni dopo avere eseguito un unico trattamento", assicura Farnetani. Naturalmente questo va ripetuto, una o più volte a distanza di giorni, in base alle indicazioni riportate dal prodotto, per essere sicuri di aver debellato l'infestazione.

Ma cosa fare se a scuola è scattato l'allarme pidocchi? "Uno dei modi più semplici - suggerisce il pediatra - è quello di usare un pettine fitto e di esaminare attentamente la base dei denti del pettine, dopo averlo usato per i capelli del bambino. Se in una famiglia viene identificato un 'caso indice', si deve controllare che tutti i componenti non siano portatori di pidocchi. E il fatto di aver trovato una lendine spesso è indice della presenza di animaletti adulti". Insomma, in questo caso è bene procedere comunque con il trattamento.

C'è poi il vero incubo dei genitori: bambini che presentano periodicamente la pediculosi. "Può succedere, nonostante vengano sottoposti allo specifico trattamento. Ebbene, non si tratta di una vulnerabilità del singolo soggetto, ma solo del fatto che in classe ci sono bambini che non eseguono il trattamento antipediculosi, di conseguenza il parassita continua a circolare", conclude Farnetani.

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