Una nuova molecola per gestire la costipazione da oppioidi. Lanciata da Molteni farmaceutici e Shionogi durante la pandemia da Covid-19 è ora disponibile sul mercato. L’ottimizzazione della terapia per il trattamento della stipsi indotta da oppioidi (Cio) è stata al centro del X World Congress of the World Institute of Pain.
Gli oppiacei, come indicato dalle linee guida nazionali e internazionali - ricorda una nota - rappresentano uno standard di cura per la gestione del dolore cronico da moderato a grave, con o senza diagnosi oncologica e per la terapia sostitutiva delle dipendenze da oppioidi nei pazienti affetti da tossicodipendenza. Tuttavia, l’utilizzo prolungato di tali farmaci può dar luogo a effetti indesiderati, che ne possono limitare la tollerabilità, con un possibile impatto sull’aderenza del paziente alla terapia. Il più comune e persistente effetto secondario dei farmaci oppiacei è rappresentato dalla stipsi indotta da oppioidi (Cio) che colpisce una percentuale di pazienti in trattamento con oppioidi compresa fra il 40 e il 90%. Nonostante l’elevata incidenza, la Cio rimane un disturbo sotto-diagnosticato per una larga parte di pazienti, che non affrontando l’argomento con il proprio medico, continuano a soffrire in silenzio di questa condizione.
"Per questo motivo, nonostante l'utilizzo di oppioidi rappresenti uno dei pilastri per la gestione farmacologica del dolore nei pazienti con dolore acuto e cronico, dopo la prescrizione di oppioidi con una buona efficacia antalgica alcuni pazienti preferiscono provare più dolore piuttosto che far fronte alla stitichezza, compromettendo così un buon esito della terapia", sottolinea Giustino Varrassi, responsabile scientifico del Simposio sul tema 'L’ottimizzazione della terapia con oppiacei: la novità del trattamento della Cio', sponsorizzato da Molteni & Shionogi, che si è tenuto recentemente all’interno del X World Congress of the World Institute of Pain.
In piena emergenza sanitaria da Sars-Cov-2, Molteni Farmaceutici e la multinazionale giapponese Shionogi hanno immesso in commercio e lanciato in Italia una nuova molecola appartenente alla classe terapeutica dei farmaci 'Pamora' (Peripherally Acting Mu-Opioid Antagonist) utilizzata per il trattamento della Cio in pazienti adulti che in precedenza facevano uso di un lassativo. Una nuova sfida in piena pandemia ma anche, e soprattutto, il primo lancio virtuale in co-branding. "Una partnership nata dalla comunanza di valori, passione ed innovazione per migliorare la salute dei pazienti", ha commentato Simona Falciai, General Manager di Shionogi Italia.
Il coronavirus, che ha costretto la gran parte delle aziende a sospendere o rivedere le proprie strategie, non ha fermato Molteni (una delle aziende più longeve d’Italia, fondata nel 1892) e Shionogi (società leader nella ricerca, vanta un retaggio consolidato fin dal 1878) che hanno, invece, deciso di cavalcare l’onda della digitalizzazione anche in questo caso per lanciare una terapia innovativa.
"Nonostante le criticità legate al periodo, abbiamo deciso di rendere disponibile per i pazienti il nuovo farmaco sfruttando modalità alternative per accorciare le distanze", ricorda Francesca Romana Imbrighi, direttore generale Corporate dell’area medico-commerciale di Molteni, che aggiunge: "Con Shionogi abbiamo scelto una strategia totalmente digitale, 100% web, per lanciare il farmaco attraverso l’ausilio di webinar in plenaria che ci hanno consentito di fare anche un brindisi virtuale tutti insieme per iniziare al meglio il nuovo percorso".
Durante i lavori del simposio è stata presentata una survey condotta su 597 pazienti (150 con dolore oncologico e 447 con dolore non oncologico) trattati con oppioidi sia con Cio che con normali funzioni intestinali. Attraverso un questionario online che toccava diversi aspetti (impatto del dolore, gestione degli oppioidi, fattori di rischio, eccetera), gli intervistati hanno raccontato la loro esperienza. Obiettivo: capire quanto impatto ha la Cio nella vita dei pazienti rispetto al dolore, se sono in grado di ottenere il sollievo di cui hanno bisogno, se tendono a interferire con il regime oppiaceo.
Dall’indagine è emerso che la Cio ha avuto un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti, indipendentemente dal tipo di oppioidi utilizzati, che è stato peggiore nei pazienti con dolore causato dal cancro. La metà dei pazienti ha riportato di aver interrotto la terapia antalgica proprio a causa della stipsi, con un peggioramento del dolore. I pazienti che avevano discusso di Cio con il proprio medico sono risultati maggiormente soddisfatti circa la gestione della stipsi, rispetto a quelli che non ne avevano parlato. Inoltre, il 71% dei pazienti che non erano stati informati aveva modificato la terapia oppiacea.
Gli oppiacei sono uno standard di cura sia per la gestione del dolore cronico da moderato a grave nei pazienti oncologici e non, sia per il trattamento di mantenimento per la cura della dipendenza da oppioidi. A lungo andare però questo effetto indesiderato porta il 30% dei pazienti a ridurre, modificare o interrompere le cure. Gli esperti dunque - prosegue la nota - non hanno dubbi: la stipsi è una manifestazione clinica da monitorare in modo prioritario. Spesso medico e paziente si trovano davanti al bivio, se interrompere o rinunciare alla terapia del dolore a causa degli importanti effetti indesiderati. L’importanza di trattare adeguatamente la Cio - conclude la nota - è stata recentemente riconosciuta anche dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che lo scorso 30 aprile ha pubblicato la nuova 'Nota 90' che ha esteso la rimborsabilità dei Pamora a tutti i pazienti in terapia cronica con oppioidi e che soffrono di Cio e non più solo ai malati terminali.