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Tumore pancreas, nuovo bersaglio per terapie: lo studio

La scoperto degli scienziati dell'università di Verona: "L'autotaxina possibile fattore responsabile della resistenza alla chemio"

Un laboratorio
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02 gennaio 2024 | 16.25
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Un nuovo bersaglio da colpire per aiutare a contrastare il cancro al pancreas. A scoprirlo un gruppo di ricercatori italiani, che firmano uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale 'Cancer Research'. Il gruppo di ricerca diretto da Davide Melisi, docente di oncologia medica dell'università di Verona e responsabile dell'unità di Terapie sperimentali dell'azienda ospedaliera universitaria di Verona, ha identificato l'autotaxina, quale possibile fattore responsabile della resistenza delle cellule tumorali ai trattamenti chemioterapici. "Il cancro del pancreas - spiega Melisi - è un tumore per il quale ancora non esistono trattamenti con farmaci a bersaglio molecolare o immunoterapici oltre ai classici chemioterapici".

"Dall'ormai lontano 2011, quando il nostro gruppo di ricerca è nato all'università degli Studi di Verona grazie a un finanziamento Start-Up Airc, abbiamo dimostrato, prima in laboratorio e poi in studi clinici, l'attività di una classe di farmaci, inibitori del cosiddetto Transforming growth factor beta o Tgfß - prosegue - I dati raccolti con questo studio più recente aggiungono un anello importante al nostro filone di ricerca. Dimostrano infatti che il microambiente del tumore pancreatico, e in particolare i suoi fibroblasti, rispondono all'inibizione del Tgfß con la produzione di un nuovo fattore, l'autotaxina". Quest'ultima, illustra Melisi, "a sua volta induce resistenza e limita l’attività di questa strategia terapeutica. Abbiamo dimostrato questo effetto sia in animali di laboratorio con cancro del pancreas, sia in pazienti trattati nell'ambito di sperimentazioni cliniche".

"L'impiego combinato di inibitori di Tgfß e del nuovo inibitore di autotaxina, il ioa289, rende le cellule tumorali molto più sensibili alla chemioterapia. Quello che ci rende sempre molto orgogliosi - sottolinea Melisi - è il poter dire che le nostre ricerche poggiano su evidenze e problemi che emergono direttamente dall'analisi dei pazienti curati nella nostra unità nell'ambito di sperimentazioni cliniche. Soprattutto, i risultati di questi studi non rimangono in laboratorio, ma servono come razionale per nuovi studi clinici da offrire a chi purtroppo è colpito da queste patologie. Abbiamo, infatti, già in corso la sperimentazione clinica di fase 1 dell'inibitore di autotaxina, ioa289, con la chemioterapia in pazienti con nuova diagnosi di malattia avanzata. Inoltre a breve avremo i risultati preliminari di tossicità e attività di questa nuova combinazione terapeutica".

"Questi studi - conclude l'esperto - sono il frutto del lavoro di un gruppo solido e affiatato di giovani medici e biologi che lavorano con me oramai da anni e che ci permette di affrontare in modo complessivo il problema del cancro del pancreas".

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