Istituita dalla Nazioni Unite, celebra la cultura rom e tiene alta l’attenzione sui problemi e le discriminazioni subite da questo popolo
Ventidue milioni di persone nel mondo, 12 milioni solo in Europa, dove costituiscono la minoranza etnica più diffusa. Oggi, 8 aprile, ricorre la Giornata internazionale di rom, sinti e camminanti, istituita dalla Nazioni Unite per celebrare la cultura rom e per tenere alta l’attenzione sui problemi e le discriminazioni subite da questo popolo perseguitato da sempre e che pianse almeno 220mila vittime durante il Nazismo.
In Europa, dopo la fine della Seconda guerra mondiale e lo sterminio nei campi di concentramento, nacque un movimento che nel 1971 diede vita al primo congresso mondiale, nel quale intellettuali e attivisti rom posero le basi per la loro autodefinizione. "Siamo rom, cioè uomini, un popolo con una bandiera e un inno", rivendicavano. Grazie al congresso del '71 nacque l'Unione Internazionale Romaní (Iru), che nel 1979 ottenne il riconoscimento dell’Onu.
Undici anni dopo, nel 1990, durante il quarto congresso mondiale della International Romani Union verrà stabilita ufficialmente la data dell’8 aprile per la Giornata internazionale dedicata a rom e sinti, ricorrenza che si pone l'obiettivo di ribadire i diritti di questo popolo, anticamente originario dell'India del nord, unito dalla lingua romanì.
Per oggi il Consiglio d’Europa ha organizzato una conferenza online sul tema “Giovani rom: lavorare insieme per l’emancipazione e l’empowerment: il ruolo della storia nella partecipazione e inclusione dei giovani rom”. “Una comunità che conosce bene la propria storia e cultura può guardare meglio al presente e al futuro con fiducia”, ha detto Marija Pejčinović Burić, segretario generale del Consiglio d’Europa, come riporta AgenSir, l'agenzia dei vescovi.
“Dalla mia esperienza fino ad ora come segretario generale, posso dire di essere impressionata dalla determinazione dei giovani rom a creare organizzazioni e reti nazionali e internazionali, a creare legami nei nostri Stati membri e a incoraggiarci, questo è molto lodevole, a riconoscere e non dimenticare i rom vittime dell’Olocausto e la resistenza dei rom - ha detto ancora Marija Pejčinović Burić - Negli anni ’30 e ’40, rom e nomadi furono condannati allo sterminio. Dal Baltico ai Balcani, le forze fasciste li hanno giustiziati a centinaia di migliaia. In Germania, solo poche migliaia di sinti e rom sono sopravvissuti all’Olocausto e ai campi di concentramento. Eppure la questione del massacro dei rom non è stata nemmeno sollevata durante i processi di Norimberga”. Alla memoria collettiva europea intende dunque contribuire la conferenza online.