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Verso la sentenza della Corte europea, dead line per nuova legge elettorale un anno prima del voto?

sulla strada della riforma il report della Commissione di Venezia sull'autorità delle Consulte Ue di invalidare le elezioni

Verso la sentenza della Corte europea, dead line per nuova legge elettorale un anno prima del voto?
28 gennaio 2025 | 15.50
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Si riaccendono i riflettori sulla legge elettorale. In ballo ci sono la miriade di interessi non necessariamente convergenti che toccano le singole forze politiche sia di maggioranza che di opposizione. Ma, e adesso soprattutto, la questione 'tempi' che stringono in vista delle prossime elezioni e che potrebbero ulteriormente ridursi per l'approssimarsi della imminente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), sulla causa intentata contro il Rosatellum da Mario Staderini, ex segretario dei Radicali italiani. Se la Cedu recepirà il parere della Commissione di Venezia, organismo consultivo del Consiglio d'Europa e massima autorità internazionale in materia di diritto elettorale a cui si era rivolta sul caso Staderini, il Parlamento non potrà infatti più modificare il Rosatellum nell’anno precedente alle prossime Politiche, cioè dovrà modificarlo entro il settembre 2026. Il che spiegherebbe la recente accelerazione della politica.

La Commissione di Venezia lo scorso dicembre nel parere richiestole dalla Cedu aveva infatti tra l'altro decretato che "qualsiasi riforma della legislazione elettorale da applicare durante le elezioni dovrebbe avvenire con sufficiente anticipo, per consentire ai candidati e agli elettori di comprendere i cambiamenti. Gli elementi fondamentali della legge elettorale, comprese le norme che determinano il diritto di voto e di eleggibilità, incluse le regole sulla presentazione dei candidati, non dovrebbero essere modificati nell’anno che precede le elezioni".

A complicare lo scenario ieri una novità: sempre la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa ha pubblicato un rapporto urgente sulle condizioni e le norme giuridiche in base alle quali una Corte costituzionale di un qualsiasi membro Ue potrebbe invalidare le elezioni di un singolo stato europeo, in risposta a una richiesta avanzata il mese scorso da Theodoros Rousopoulos, Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce). Il report è stato redatto da Marta Cartabia (Italia); Christoph Grabenwarter (Austria), Eirik Holmøyvik (Norvegia), Oliver Kask (Estonia), Inga Milašiūtė (Lithuania), Angelika Nussberger (Germania). E sebbene si basi su alcuni elementi di un recente caso in Romania, la domanda posta alla Commissione di Venezia è stata di natura generale e si riferisce all'analisi del diritto costituzionale generale comparato e delle norme europee e internazionali. Anche di questa sentenza dovrà tener conto quindi prima o poi la nostra politica. (di Roberta Lanzara)

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