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Sicurezza, l'esperto: "'Scudo penale'? Rischio incostituzionalità, per medici Covid sfumò"

Il prof. Gian Luigi Gatta docente diritto penale Univ. Studi Milano, 'margini sono ridottissimi'

(Forze dell'ordine - Fotogramma)
(Forze dell'ordine - Fotogramma)
14 gennaio 2025 | 18.48
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"Allo stato si tratta di un’idea allo studio del governo, come possibile risposta ai fatti di cronaca di questi giorni. Manca o non è pubblica una proposta normativa e quindi ogni valutazione tecnica è difficile. Aspettiamo di vedere se e quale norma sarà proposta. Va però detto che i margini per uno scudo penale per le forze dell’ordine, che impedisca l’avvio di un procedimento penale per accertare possibili reati commessi nell’esercizio delle funzioni, sono ridottissimi per almeno due ragioni". Lo afferma all'Adnkronos Gian Luigi Gatta, professore ordinario di diritto penale presso l'Università degli Studi di Milano, secondo il quale un intervento simile è "senza dubbio" a rischio incostituzionalità.

"Anzitutto perché la Costituzione prevede il principio di obbligatorietà dell’azione penale: nel nostro Paese l’iscrizione nel registro degli indagati dell’autore di un reato non è un atto discrezionale, come in altri Paesi, ma obbligatorio - prosegue il prof. Gatta - Derogare a questa regola per le forze dell’ordine violerebbe non solo il principio di obbligatorietà dell’azione penale (secondo l'articolo 112 della Costituzione 'il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale') ma anche il principio di uguaglianza (articolo 3 della Costituzione): perché solo per le forze dell'ordine e non per altri?".

"In secondo luogo, contrasterebbe con la tutela di diritti umani come la vita e l’integrità fisica uno scudo che impedisse di avviare un procedimento per accertare possibili offese a quei diritti da parte di chi rappresenta lo Stato - sottolinea il prof. Gatta - Il contrasto con i principi costituzionali e con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo va preso in seria considerazione da chi sta trattando il dossier di cui si parla in queste ore sui media. Pensiamo ai fatti del G7 di Genova o ai procedimenti per tortura o maltrattamenti in carcere. O ai casi Cucchi e Aldrovandi. Per menzionarne solo alcuni". "Non dimentichiamoci - continua il prof. Gatta - che un analogo scudo fu invocato per i medici al tempo della pandemia e che in quell’occasione gli esperti concordarono sull’impossibilità, nel nostro sistema, di escludere l’avvio di un procedimento penale in presenza di una morte legata alla gestione del Covid; se non altro per poter disporre una autopsia". "L’avvio di un procedimento non è una condanna, è un atto dovuto e finalizzato ad accertare i fatti, nell’interesse di tutti: presunti autori dei reati e vittime degli stessi - continua il prof. Gatta - La riforma Cartabia ha d’altra parte già introdotto nel codice di procedura penale la nuova regola secondo cui la mera iscrizione nel registro degli indagati non può avere riflessi negativi in ambito civile, penale, amministrativo e disciplinare".

Riguardo alla presenza di fattispecie simili nel codice penale, l'esperto ricorda: "L’ipotesi più nota è lo scudo per i medici che, se rispettano linee guida e protocolli, non rispondono per colpa lieve. Ma sono pur sempre iscritti nel registro degli indagati, se denunciati, per accertare i fatti, compresa la possibile applicazione dello scudo, cioè della causa di non punibilità di cui all'articolo 590 sexies del codice penale. Esistono poi cause di non punibilità per le forze dell’ordine che commettano reati nel corso di operazioni sotto copertura, come avviene quando si infiltrano in gruppi criminali per accertare il traffico di droga. Si tratta di ipotesi molto peculiari e ben diverse".

Insomma, secondo il prof. Gatta, un intervento simile è a rischio costituzionalità: "Senza dubbio sì perché molti sono i principi costituzionali e sovranazionali coinvolti e che i tecnici degli uffici legislativi del governo non potranno non considerare con molta attenzione. Un conto è abolire l’abuso d’ufficio, evitando, a mio avviso in modo già molto discutibile, l’iscrizione nel registro degli indagati dei funzionari pubblici che abusino di poteri e funzioni, anche a danno dei cittadini; tutt’altra cosa, del tutto eccessiva a mio parere, è pensare a uno scudo penale per fatti, anche violenti, che non ledono solo interessi pubblici, come nel caso dell’abuso d’ufficio, ma anche e soprattutto interessi di privati cittadini". "Penso in primis alla vita e all’integrità fisica di chi, per questo o quel motivo, è oggetto dell’uso della forza pubblica, anche letale. I principi del sistema impongono, a fronte dell’uso della forza pubblica, di valutarne la legittimità, in modo sereno ma completo, con la garanzia della presunzione di non colpevolezza", prosegue il prof. Gatta.

"I processi non si fanno su giornali e televisioni ma nelle aule di giustizia, secondo i principi costituzionali. Non dimentichiamo poi che già il disegno di legge sicurezza prevede il pagamento delle spese legali (fino a 10.000 euro per grado di giudizio) per le forze dell’ordine chiamate a rispondere di reati nell’esercizio del servizio: non è cosa da poco, considerato che analoga previsione non riguarda i comuni cittadini - conclude il docente universitario - Una provocazione infine: perché prevedere questa disposizione sul pagamento delle spese legali se poi si pensa di introdurre uno scudo? O l’una o l’altra: o io, come Stato, ti pago l’avvocato se sei indagato, oppure impedisco che tu sia indagato ma allora cade la previsione del pagamento delle spese legali del pacchetto sicurezza". (di Sara Di Sciullo)

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