La giornalista: La premier alla giornalista liberata: "Sei stata forte". Wsj: "In accordo con Teheran la liberazione di Abedini". Nordio vede Mantovano
Sono le 11.24 di mercoledì 8 gennaio quando Palazzo Chigi comunica il lieto fine del caso Cecilia Sala, annunciando l'imminente rientro in Italia dall'Iran della giornalista de Il Foglio e Chora Media, detenuta nel carcere di Evin a Teheran da 21 giorni. Si chiude il capitolo della prigionia della cronista, ma la complessa vicenda che ha tenuto l'Italia col fiato sospeso e che ha portato alla sua liberazione non sarebbe ancora "del tutto conclusa": ed è soprattutto per questo motivo che fonti di governo continuano a predicare "massima prudenza".
Soprattutto in relazione all'affaire Mohammad Abedini, l'ingegnere iraniano 38enne arrestato all'aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre dalla Digos: una storia che inevitabilmente si intreccia con quella della giornalista italiana, nonostante l'Iran abbia smentito un collegamento tra i due casi. Al momento, però, il governo festeggia il ritorno a casa di Sala mettendo a segno un importante risultato sul piano diplomatico, che frutta alla premier Giorgia Meloni i complimenti del Quirinale e il ringraziamento anche dei leader delle opposizioni, da Elly Schlein a Giuseppe Conte. Ad accelerare la svolta, il viaggio lampo in Florida a Mar-a-Lago per incontrare il presidente eletto degli Usa, Donald Trump.
Nel breve comunicato diffuso da Palazzo Chigi si parla di un "intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence" per ottenere la liberazione di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane. E' l'Aise, il servizio di sicurezza estero guidato Gianni Caravelli (volato a Teheran con l'aereo di Stato per recuperare la giornalista) a giocare un ruolo decisivo nelle trattative. Meloni "esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile" il ritorno di Sala. E informa personalmente i genitori della giornalista, Renato Sala ed Elisabetta Vernoni, insieme ai quali attenderà il rientro della cronista all'aeroporto di Ciampino: presenti anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, oltre al fidanzato di Sala, il giornalista de Il Post Daniele Raineri. Come si vede nelle immagini dello staff della Presidenza del Consiglio, un lungo applauso accoglie Cecilia Sala, visibilmente commossa, nella saletta dell'aeroporto: "Non dire niente, adesso devi solo stare serena, ok? Sono qui per ringraziarti e per dirti che sei stata forte", le parole della premier Meloni, udibili a malapena.
Solo in serata Cecilia Sala, una volta rientrata a casa dopo essere stata ascoltata dai carabinieri del Ros sulla sua carcerazione in Iran, dirà poche parole: "Ringrazio tutti quelli che mi hanno tirato fuori".
I riflettori ora restano accesi su Abedini, che rappresenta l'altra 'faccia' della medaglia del caso Sala. Il quotidiano statunitense Wall Street Journal scrive infatti che "nel quadro dell'accordo" che ha consentito la liberazione della giornalista "ci si aspetta che l'Italia rilasci l'imprenditore iraniano Mohammad Abedini", che gli Stati Uniti hanno chiesto di estradare con l'accusa di aver fornito tecnologia per droni ai militari iraniani. Fonti giudiziarie citate dal giornale Usa spiegano che Abedini dovrebbe essere rilasciato dal carcere milanese di Opera con uno "slittamento di tempi, ma possibilmente nei prossimi giorni". Un passo che il ministro della Giustizia Carlo Nordio può ordinare. Ieri il Guardasigilli si è recato a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, smentendo però le indiscrezioni secondo le quali al centro del colloquio ci fosse il nodo Abedini: "Nell'incontro con le forze di maggioranza si è discusso della riforma costituzionale della separazione delle carriere e in merito ai problemi legati all'applicativo App Giustizia", fa sapere via Arenula. Su Abedini, Nordio si è limitato a ricordare che "abbiamo un trattato di estradizione con gli Stati Uniti che viene valutato secondo i parametri giuridici", ribadendo che la sua "principale preoccupazione" resta "quella della separazione delle carriere".
L'intrigo internazionale iraniano sarà con ogni probabilità al centro di molte domande per la premier, nella conferenza stampa di inizio anno in programma questa mattina alle 11 nell'Auletta dei gruppi di Montecitorio. (di Antonio Atte)