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Meloni: "Caso Sangiuliano non indebolirà governo"

Al Forum Ambrosetti di Cernobbio il premier ringrazia il ministro: "Ha fatto ottimo lavoro". E su Boccia: "Ho un'idea opposta su come le donne guadagnano spazio". Incontro di 40 minuti con Zelensky: "Non molliamo, continuiamo a sostenere Kiev"

Giorgia Meloni - (Fotogramma)
Giorgia Meloni - (Fotogramma)
07 settembre 2024 | 09.45
LETTURA: 6 minuti

"Se qualcuno pensa che situazioni come questa possano servire a indebolire il governo temo non accadrà". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo al Forum Ambrosetti, a Cernobbio, in merito al caso Sangiuliano. "Penso che abbia fatto un buon lavoro e che per questo vada ringraziato", ha aggiunto il premier parlando delle dimissioni del ministro della Cultura.

"Cosa è accaduto? - ha detto Meloni parlando della vicenda - Lo ha spiegato bene Andrea Malaguti, direttore de 'La Stampa'. Sono giorni che parliamo della vita privata di un ministro e va da sé che quando se ne parla per giorni la sua vita pubblica è finita. Ed è così. Solo che ci sono due elementi che vanno considerati di questa dichiarazione. Il primo è che il direttore Malaguti conferma che si tratta di una vicenda di vita privata, perché ad oggi il ministro Sangiuliano si è dimesso ma non ci sono illeciti commessi. La seconda questione è che sono giorni che discutiamo...ma discutiamo chi?"

Secondo la premier "c'è stata una forte campagna mediatica su una questione privata del ministro, fermo restando che il ministro ha sbagliato, che ha trasformato una questione privata in un fatto pubblico". Per Meloni si tratta di "un gioco precedente al quale non mi intendo prestare, ed è la ragione per la quale non ho accettato inizialmente le dimissioni del ministro". Ieri, invece, "le ho accettate perché le ha presentate come irrevocabili, perché il ministro voleva liberarsi dalla condizione di ministro per potersi meglio difendere perché capiva, come lo capisco io, che l'autorevolezza e il ruolo del governo non poteva continuare ad essere sottoposto a questa pressione mediatica".

"Come si dice - ha aggiunto Meloni - 'è morto il re viva il re'. Si è dimesso un ministro, buon lavoro al nuovo". Nella giornata di ieri, quando la stampa aspettava le dimissioni di Sangiuliano, ha spiegato la premier, "io ero già al Quirinale a firmare la nomina del nuovo ministro, perché intendo fare bene il mio lavoro fino a fine legislatura e penso anche che gli italiani capiscono un certo doppiopesismo".

Meloni si è detta inoltre "molto colpita dalla sproporzione di articoli dedicati alla vicenda privata del ministro rispetto a quelli dedicati a un’inchiesta che ha portato avanti la procura di Perugia e che racconta di funzionari dello Stato che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali a banche dati nazionali ragionevolemente ricattare la gente".

Quanto a Sangiuliano, "credo che sia stato molto importante il lavoro che il ministro ha fatto - ha evidenziato Meloni - è stato molto importante aver significativamente incrementato gli introiti delle tante realtà culturali che ha l'Italia, e che sia stata una scelta molto intelligente chiudere la vergogna tutta italiana dei musei e dei siti archeologi chiusi durante i giorni di festa". Inoltre, ha aggiunto, "credo sia stato bello e importante avviare progetti che erano fermi da decenni. Penso all'ex ospedale dei poveri di Napoli, all'allargare le sedi degli Uffizi, e anche al riformare le norme sui contributi al cinema, sui quali avevamo visto molte cose che non funzionavano".

Il governo, ha ribadito, "ha fatto quello che doveva fare per me è molto importante che il governo mantenga la sua autorevolezza". La premier si è augurata inoltre "che si possa andare avanti e che il nuovo ministro Alessandro Giuli possa continuare bene l'ottimo lavoro fatto da Gennaro Sangiuliano".

Infine su Maria Rosaria Boccia "non credo di dover battibeccare con lei", ha detto la premier che poi ha aggiunto: "La mia idea su come una donna debba guadagnarsi uno spazio nella società è l'opposto di quella che ha questa persona".

Incontro con Zelensky

A Villa d’Este la premier ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ieri ha partecipato alla prima giornata di lavori. L’incontro, iniziato attorno alle 9.20, è durato circa 40 minuti. Ai giornalisti che le chiedevano come fosse andato l’incontro, la premier ha risposto: “Bene”. Stessa risposta dal presidente ucraino che, intercettato dai cronisti, ha risposto: "Very good".

"Il colloquio con Zelensky? Abbiamo discusso di come continuare a lavorare per garantire la legittima difesa e per arrivare a una pace giusta", ha detto successivamente Meloni nel corso del suo intervento. "Le tesi che sostenevo due anni fa sull'Ucraina sono le stesse che sostengo adesso da presidente del Consiglio: sull'Ucraina non dobbiamo mollare e dobbiamo continuare a sostenerla".

"Dobbiamo smettere di credere alla propaganda russa, il destino dell'Ucraina non è segnato. Continuo a sentire da mesi e mesi - ha detto Meloni - che l'Ucraina sta perdendo la guerra mentre la Russia sta vincendo: il conflitto in Ucraina nasce con l'idea di 'guerra lampo' che in pochi giorni avrebbe dovuto portare alla conquista di Kiev da parte della Russia: questo non è avvenuto, la Russia non sta vincendo la guerra, ma ci troviamo in una fase di stallo del conflitto. "A febbraio 2023 - ha spiegato la premier - la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a distanza di un anno di guerra controlla il 17,5: questo stallo abbiamo contribuito a crearlo noi, sostenendo Kiev perché all'inizio dell'invasione c'era una sproporzione enorme delle forze in campo", ha concluso.

Europa

Parlando dell'Europa, Meloni evidenzia che "c'è un problema di competitività. Io mi ritrovo nella locuzione che dice 'l'America innova, la Cina replica e l'Europa regolamenta'. E' una fotografia straordinaria del contesto, perché è così. L'Europa ha pensato che il suo ruolo principale fosse quello di regolare tutto ma non penso che la soluzione sia regolare, la soluzione è regolare meno". "Penso che l'Europa in questo scenario possa essere più forte se si occupa meglio delle materie sulle quali gli Stati nazionali non possono competere da soli e meno di quelle su cui gli Stati nazionali hanno una prossimità sulla quale regolando riescono a difende maggiormente le loro specificità - ha aggiunto -. Se continuiamo a pensare di risolvere il problema del nostro sistema produttivo e della competitività aggiungendo regole temo che rischiamo di non aiutare le nostre imprese".

Rapporto con Usa

"Tranquillizzo sui rapporti tra Italia e Stati Uniti, comunque vada, e secondo me bisogna anche stare tranquilli sul rapporto tra Usa e Europa". "Nella storia degli Usa è abbastanza ricorrente il dibattito su una tendenza isolazionista - ha osservato -. Per una nazione che ha quelle dimensioni geografiche e quella forza economica è anche normale ci si chieda se non sia più utile disinteressarsi a quello che accade fuori dai confini nazionali, ma attenzione agli equilibri geoglobali di oggi".

Nel 1990, ha spiegato Meloni, "l'Ue con 12 Stati membri valeva il 26,5% de Pil globale. Oggi l'Ue con 27 Stati membri vale il 16% del Pil globale. Nel 1990 il Pil della Cina era 1,8% rispetto al Pil globale e oggi è al 18%, gli Usa sono al 26%. E' vero che gli Usa sono forti ma è vero anche che in un sistema di alleanza si riesce ad essere più forti".

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